Aggiornato al 19/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Gold and silver One Euro coin 9 Metal Print by PhotoStock-Israel from Tel Aviv

 

Green banking: transizione digitale, sfide e potere

di Vincenzo Rampolla

 

Garantire l’evoluzione dell’IT (Information Technology) a braccetto con la Fintech (Financial Technology) e ridurre al contempo l’impatto ambientale è un vero problema, per banche e aziende: vecchi e nuovi ostacoli e due pesanti scogli: l’efficienza energetica, energia totale risucchiata dal Data Centre rispetto a quella usata per le apparecchiature, e la barriera culturale, umana. Le banche potranno sì, definire strategie, obiettivi e policy, ma se non mirano a plasmare il modo di pensare e di agire della gente sull’impatto ambientale, la sfida dell’innovazione sostenibile è persa. Garantito. Consci che per prima sia la scuola da ritoccare, molti puntano sulla formazione, la green culture. E chi la professa? Gli stessi attori delle Fintech e della concorrenza, startup attive, innovatrici e molto determinate, che spingono l’introduzione di green activities per ribaltare il volto alle banche vecchio stampo. Efficacia e fiducia, carte vincenti della sfida del digital for all, purchè al primo posto ci sia la persona. Se da un lato le Fintech non fanno che guadagnare terreno e quote di mercato, dall’altro le banche tradizionali devono ridisegnarsi, pulire, tagliare, modernizzare il middle e back-office, sviluppare per gradi più nuclei digital-only per servire segmenti di clientela rinnovati. Adottare modelli digitali in periodo di pandemia è stato l’elemento catalizzatore: le Fintech si sono lanciate sul mercato guadagnando quote, scatenando la concorrenza nel settore e aumentando la pressione sui player conservatori; 25% dei consumatori del pianeta oggi esige servizi più veloci, funzionali e personalizzati, cerca l’apertura a sperimentare i prodotti finanziari offerti non dalla banca, ma dagli operatori digital minded di nuova generazione. Se l’obiettivo è sviluppare nuovi modelli di Open Banking, che ostacoli ci sono? Molti e umani, troppo umani…: la paura del nuovo avvitata su quella di perdere quello che si ha. È presto detto. Secondo un’indagine, oltre alla rigidità mentale e agli ottusi modelli di business, dominano: deficienza di supporto a lungo termine della Direzione (47%), avversione a sostenere la cannibalizzazione strategica a breve termine del customer portfolio (43%), riluttanza a proporre offerte digitali inadeguate e non competitive (55%). Emerge la banca ibrida, fase dell’evoluzione nell’immediato futuro. Fase temporanea, di durata brevissima, da controllare, altrimenti è inutile. E sbarca la sostenibilità, entra in banca dalla porta del digitale, primo vagito di green banking: servizi digitali e impegno ambientale. È l’Open Banking gravida di norme green e sostenibili, è il germe del green Data Centre. E la sostenibilità, che è?

È la caratteristica di un processo o di uno stato che può permanere senza limiti a un certo livello, in campo economico, sociale e ambientale: processo di evoluzione e fucina delle generazioni future. Difficile? Sì. E pullulano le indagini. Servono? Vediamone una. Global Retail Banking Voice of the Customer 2021, riportata da Capgemini, dice: A livello globale, 65% dei consumatori vuole che le banche cancellino il loro marchio di CO₂ e introducano processi paperless, utilizzino energia rinnovabile e offrano carte di pagamento biodegradabili. Chi l’avrebbe detto? Per sua stessa natura una banca full digital è perfetta per promuovere lo sviluppo della finanza sostenibile, con processi paperless e zero rete filiali. Solo IT, non chiede altro. Che aspetta? E non solo le banche, ma società di ogni settore possono dare servizi finanziari e creare un’esperienza più fluida e personalizzata per la clientela. Parla un’altra indagine, la Management School-PoliMilano: Durante la pandemia, oltre 70% di chi ha interagito in modalità digitale con banca o assicurazione si è detto molto soddisfatto.

A Bruxelles, l’hanno capito in fretta, senza aspettare la pandemia… E a settembre 2019 tutto cambia con l’entrata in vigore della Direttiva Europea sui servizi di pagamento, la PSD2 (Payment Services Directive 2). Battesimo dell’Open Banking: IT e Fintech a braccetto con la Banca. È ora di agire! La PSD2 decreta l’obbligo del produttore verso le banche di aprire le interfacce dei programmi di sua proprietà e, clienti consenzienti, di condividere i loro dati con terze parti, attori non finanziari, che ora possono accedere a ogni dato del cliente, per rinnovarne le soluzioni. Le banche, sino ad allora esclusivi e intoccabili paladini dell’erogazione di servizi finanziari, debbono piegarsi, collaborare e competere con le Fintech e con le startup che offrono servizi finanziari, non più made inside the bank. Che significa? Da adesso, le aziende italiane potranno integrare servizi bancari nella loro offerta anche a banche, attraverso una piattaforma, senza dovere esibire una  patente per offrire servizi bancari e competenze annesse. Subito un esempio: pagamenti in 5 o 12 rate di Amazon, senza interessi o oneri finanziari. Altro esempio: Shopify, società di soluzioni e-commerce per chi è digiuno di IT, con Shopify Balance che dà l’apertura di un conto e sfrutta i propri dati interni per prevederne le spese future e chi vuole, con Shopify Capital ha pure l’accesso al credito. Non è una rivoluzione? Il mondo non bancario mangia al tavolo della banca e le rosicchia utili. Reagire! Intervenire! Indagare! Bankitalia si fa avanti: È di €530M la spesa per innovazione dei servizi bancari nel biennio 2021-22, in crescita sul 2019-20 con €456M. Investimenti destinati a realizzare nuovi prodotti e servizi (21,3%) e nuovi canali e processi, riduzione costi e customer satisfaction (18%). Un po’ tardi, ma si è svegliata. E la pandemia è il catalizzatore, non la causa.

E la banca come realizza i servizi richiesti dall’Open Banking? Con cooperazioni. Con soggetti terzi e imprese, IT providers e partnership in aziende, i giusti ingredienti per l’innovazione delle aree credito, raccolta risparmio, business operations, pagamenti, mobile banking via smartphone e digital lending (prestiti digitali). Il processo dell’innovazione è scattato: l’Open Banking è frutto dell’applicazione del modello di Open Innovation ai servizi finanziari e assicurativi, in modo che le banche possano e debbano utilizzare idee e percorsi interni e esterni alla banca stessa. Ancora un esempio con joint venture. Nell’area Payments, mobile & digital, ha fatto notizia una partecipazione di 5,1% nella svedese Tink AB, primaria piattaforma bancaria in Europa per Fintech e IT, per sviluppo di new customer experience. Durante il lockdown il 51% dei clienti ha continuato a operare con la banca in modalità digitale e il 39% per contratti di assicurazione ed è filato liscio per oltre 70% dei clienti dei due gruppi. Nel fertilissimo humus dell’Open Innovation nascono e crescono colonie di startup dai compiti ben definiti, vivai capaci di intercettare e soddisfare i bisogni dei clienti: nel 2020 a livello mondiale sono state censite 2.541 startup Fintech & Insurtech e oltre 300 italiane. Da un’indagine del 2020, solo il 17% delle banche ha attivato una partnership Fintech per accedere a soluzioni di Open Banking. Paura e prudenza regnano.

E che dire di Enel X infiltratosi nel mondo della finanza con una partnership con Tink per un family package di gestione casa e figli tra 11-17 anni, con un catalogo e un portafoglio digitale gestito dai genitori? Da quando il Big dell’elettricità si dà alla finanza? l’Open Banking evolve, cresce e matura in Open Finance e abbraccia la globalità dei servizi finanziari, bancari, di c/c, pagamento, intermediazione finanziaria, gestione patrimoni e servizi assicurativi, mettendo al centro il cliente con le sue esigenze e costruendo su di lui offerte sempre più personal. La macchina è in moto. Prende piede velocemente, schiere di digital bankers italiani, cresciuti nei vivai esteri, guidano le nuove micro green bank che tentano l'assalto ai big del credito italico. Due esempi, in particolare, si notano tra una folta schiera di newcomers; due percorsi di attori diversi, frequenti i cambi di lavoro in giro sul pianeta, votati all’esperienza e a innovare il credito tradizionale, a fare i conti con loro e con altre digital banks. Si parla di Matteo Concas di Quartu, classe 1987, master alla Europe Business School a Londra e Parigi. Primi passi in Italia presso BPI nel 2010, in JP Morgan su operazioni M&A (Mergers and Acquisitions), nel settore TMT (Technology, Media e Telecom), consulente nell’Investment banking a Londra per 6 anni, ove fonda la startup Beesy. Nel 2017 General Manager presso N26, la green bank tutta digitale nata in Germania nel 2005 e di cui ha gestito il lancio in Italia raggiungendo il traguardo di 100.000 clienti. Si concentra poi a lanciare Penta, la piattaforma digitale nel segmento del credito per le Pmi, sedi Milano e Berlino, sconfinato spazio di intervento, con regole sul capitale e sui modelli di rating che frenano l’attività delle banche vecchio stampo. Andrea Isola, è il secondo esempio. Per 14 anni in Bain & Company, Italia e estero: Europa, Sudamerica, Asia e New York per 4 anni, esperienze di Fintech. Da inizio 2019 succede in N26 a Matteo Concas ed è General Manager Italia, custode ideale della sua eredità.

Un recente studio prevede che entro il 2023 in Europa i clienti delle nuove green banks, fase finale dell’evoluzione delle Open digital banks, saranno 85 M. E già nel 2018 l’ABI si era mossa (Ass. Bancaria Italiana). È un fenomeno che può aprire il campo alle aggregazioni, all’apertura dell’anno aveva detto P.F.Gaggi, Presidente ABI Lab e Direttore centrale Relazioni internazionali: Non c’è scampo. Le banche devono investire molto, se vogliono arginare la concorrenza delle Fintech e dei Big come Amazon e Facebook, Secondo uno studio nazionale, nel 2018 in testa agli investimenti ci devono essere: governo dei dati, priorità assoluta al 71%; adeguamento delle infrastrutture al 67%; digital on-boarding, nuovi clienti e canali digitali al 57%; lotta alla pirateria informatica; maggior sicurezza dati sul cloud computing e sviluppo dell’AI.  I risparmiatori intanto sempre più vanno su accessi smartphone, il cui uso è salito a 49%. Per ABI Lab, su 14 banche campione, nel 2018 i clienti attivi da mobile systems hanno superato i 10M, +38% dal 2017.

Gli fa eco la Consob: L’automazione della consulenza finanziaria e la fornitura con piattaforme  sono tra i primi esempi di digitalizzazione finanziaria. Il carattere innovativo del robo-advice, l’oggettività dell’algoritmo utilizzato e della piattaforma sono tra i fattori più apprezzati dai clienti. Che dire delle piattaforme di crowdfunding per la raccolta di capitali on-line?  Il mercato italiano registra un incremento esponenziale del valore della raccolta, con € 65,6 M nel 2015 e €778,8 M nel 2020. Per il lending-based crowdfunding, al 30 giugno 2020, nelle 17 piattaforme attive

(11 business e 6 consumer) la raccolta totale è stata di €409,8 M.              

E per Bankitalia, ad aprile 2021, nel webinar La transizione digitale nel credito, il Governatore Visco ha dichiarato: La transizione digitale nel credito è irreversibile e coinvolge tutte le fasi della gestione dei finanziamenti, dalla concessione al rimborso, dei casi di prestiti problematici. Nel 2020 la quota di transazioni via Internet sul totale con carta è salita in media di 8 % rispetto al 2019 e la quota di pagamenti contactless è cresciuta di 20 %. Anche i bonifici online hanno visto un aumento di 6 % come i prestiti di 8,3 %, facendo lievitare gli incentivi di banche e intermediari non bancari e inducendoli a digitalizzare l’offerta. I potenziali guadagni della transizione digitale sono stati notevoli. Aggiungo io: chi osa mettere le mani sui nostri pingui guadagni?

Nel 2019 appare Illimity, banca di Corrado Passera, ex ministro dello Sviluppo Economico. Con 550 specialisti, obiettivo è andare oltre la banca tradizionale e i servizi delle altre digital bank del mercato. Copia della tedesca N26 e dell’inglese Revolut, è senza sportelli, full digital e full cloud tecnology. Nata dalla joint venture con Hype (Fintech di Fabrick - Gruppo Sella) e specializzata nel credito alle PMI, offre prodotti e servizi a privati e famiglie, su smartphone o PC, dall’apertura conto a bonifici, richiesta prestiti, contratti assicurativi e prelievi oltreoceano, senza spesa.

Chi non sta con le mani in mano è Unicredit, decisa a investire nella trasformazione digitale. Settimane fa, l’AD Andrea Orcel ha dichiarato: Sul digitale investiremo €2,8 Mld. A livello di gruppo prevediamo 2.100 ingressi nell’area Digital&Data… Abbiamo concordato un nuovo piano di assunzioni, ma anche il re-skilling delle nostre risorse. La banca è da dentro che va trasformata [leggi rivoltata…], puntando su clienti-relazione-fiducia. E i clienti che hanno Netflix, quando vengono sui nostri canali digitali, vogliono lo stesso livello di esperienza… oggi non lo trovano.

Isybank è l’ultima a salire sul podio delle digital banks, solido esempio di green bank. Il 4 febbraio 2022 Carlo Messina ha presentato il Piano societario del biennio di Intesa San Paolo (ISP) con  la grande novità: il lancio di Isybank, banca digitale, controllata per il 50% da Mooney, joint venture paritaria Gruppo ISP - Enel X. L’intervento di riduzione del rischio portato avanti negli ultimi anni proietta ISP verso l’obiettivo di banca Zero NPL (Not Performing Loans – crediti non riscossi), puntando sui ricavi da commissioni e lanciando la propria digital challenger bank. I ricavi da commissioni saliranno dal 54% dei proventi operativi netti del 2021, al 57% nel 2025, dichiara. Un Piano per la banca dei prossimi 10 anni… una visione strategica del suo percorso e un impegno a realizzarla con un forte ricambio: 9.200 uscite volontarie, 8.000 riqualificazioni del personale verso digitale e IT, 4.200 nuovi assunti. Di particolare interesse il segmento Exclusive: oltre un milione di clienti con elevata capacità di spesa e risparmi e Centri di consulenza dedicati agli investitori con patrimonio netto superiore a €30M. Con Isybank nasce Valore Insieme, nuova organizzazione commerciale specializzata, con all'incirca 470 Centri di consulenza, 12 Direttori commerciali, 55 Area manager e 4.200 Gestori e si inizia con i settori Sicurezza e Beni immobiliari. Prevista una forte iniezione di digitale per il milione di clienti Fideuram ISP Private Banking, serviti da 6.600 private banker. Disporranno di nuovi prodotti: CRM (Customer Relationship Mgmt) per rafforzare la piattaforma creditizia; mutui per persone con alto patrimonio netto; credito Lombard, concesso su pegno di un portafoglio in garanzia. ISP conferma infine la priorità delle tematiche ESG, i tre fattori chiave Environmental, Social e Governance per la misura di sostenibilità e impatto etico di un investimento. L’obiettivo di banca Netwwork Zero è per il 2030, mentre nel periodo 2022-25 ci saranno €25 Mld per il social lending (prestito sociale) e €88 Mld per la transizione green. Più verde e digitale di così…

(consultazione:           abi; bankitalia; consob; unicredit; illimity;isybank; npl digital bank; matteo concas; andrea isola; shopify; management school polimilano; global retail banking voice of the customer - capgemini; psd2 - commission europeenne;le monde,; sole24 ore; milanofinanza; digital finance -  s.politini: m.tranquilli - ceo docfinance; tini ab - suede )

 

Inserito il:19/02/2022 10:44:57
Ultimo aggiornamento:20/02/2022 18:38:58
Condividi su
ARCHIVIO ARTICOLI
nel futuro, archivio
Torna alla home
nel futuro, web magazine di informazione e cultura
Ho letto e accetto le condizioni sulla privacy *
(*obbligatorio)


Questo sito non ti chiede di esprimere il consenso dei cookie perché usiamo solo cookie tecnici e servizi di Google a scopo statistico

Cookie policy | Privacy policy

Associazione Culturale Nel Futuro – Corso Brianza 10/B – 22066 Mariano Comense CO – C.F. 90037120137

yost.technology | 04451716445