Aggiornato al 06/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Pieter Brueghel il Giovane (Bruxelles, 1564-Anversa, 1636) - The Tax Collector

 

Come l’applicazione della "Tassa digitale" in Europa colpirà la tecnologia americana

Unione Europea, se ci sei batti un colpo !

di Achille De Tommaso

 

Le grandi compagnie Internet sono state a lungo oggetto di lamentele, da parte di molte nazioni, per il fatto che non pagano abbastanza tasse (e non le pagano nei posti “giusti”). Secondo i dati 2018 della Commissione Europea, le società tecnologiche globali pagano un'aliquota fiscale media del 9,5% rispetto al 23,2% delle aziende tradizionali.

La Francia sta tirando la fila per una TASSA DIGITALE. Ha imposto un prelievo del 3% sulle entrate digitali delle aziende che effettuano le loro vendite principalmente online, come Facebook e Google. Anche altri paesi prendono di mira le aziende tecnologiche, la maggior parte delle quali americane, che hanno guadagni multinazionali che sfuggono spesso alla stretta del fisco. L’America sta reagendo, ma la UE non è stata in grado di arrivare ad una soluzione condivisa e unitaria.

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COME FUNZIONA LA TASSA DIGITALE FRANCESE

La legge francese impone un prelievo del 3% alle società con almeno 750 milioni di euro di entrate globali e vendite digitali di 25 milioni di euro in Francia. Delle circa 30 imprese interessate, la maggior parte sono americane, ma l'elenco comprende anche aziende cinesi, tedesche, britanniche e persino francesi. L'idea è quella di concentrare la tassazione sul luogo in cui si trovano gli utenti dei servizi online, piuttosto che su dove le aziende basano la propria sede europea.

CHI ALTRI SI STA PREPARANDO A IMPORRE UNA TASSA DIGITALE

L'Italia dovrebbe attuare un'imposta simile a quella francese a partire dal 1 ° gennaio 2020. Il governo turco ha proposto una tassa digitale del 7,5%. Nel Regno Unito, che si sta preparando per le elezioni nazionali del 12 dicembre, entrambe le principali parti politiche si sono impegnate ad applicare le tasse digitali. La legislazione proposta nel Regno Unito a luglio imporrebbe un prelievo del 2% sui ricavi dei motori di ricerca, piattaforme di social media e mercati online che "derivano il loro fatturato dagli utenti del Regno Unito". Anche Austria, Spagna e Belgio stanno prendendo in considerazione prelievi digitali. I piani dichiarati, in genere emulerebbero il modello francese, tassando le vendite di pubblicità online, dati elettronici e servizi di intermediari come quelli di Uber Technologies Inc. e Airbnb Inc.

COME STANNO REAGENDO GLI STATI UNITI

Il governo degli Stati Uniti, affermando che la tassa francese discrimina le società americane, ha minacciato dazi per circa 2,4 miliardi di dollari in prodotti francesi e afferma che sta valutando se aprire indagini sulle tasse digitali proposte in Austria, Italia e Turchia.

POTREBBE IL CONFLITTO ESSERE RISOLTO AMICHEVOLMENTE?

La Francia afferma che sarebbe disposta ad abbassare le tasse, se gli Stati Uniti concordassero uno sforzo globale per un approccio uniforme sotto la gestione dell'Organizzazione Francese per Lo Sviluppo e la Cooperazione Economica.

La Francia quindi procede da sola? E la UE sta a guardare?

Dobbiamo ricordare, a questo proposito, che molto prima dell'adozione della sua imposta, la Francia aveva richiesto un prelievo digitale a livello di Unione Europea; ma questa proposta fu demolita quando quattro paesi: Svezia, Finlandia, Danimarca e Irlanda, rifiutarono di firmare.

PERCHE’ UNA TASSA DIGITALE

Poiché queste aziende “tecnologiche” sono spesso domiciliate in altri paesi rispetto a dove vendono, comprese giurisdizioni a bassa tassazione come l'Irlanda o le Bermuda; e spostano il denaro senza soluzione di continuità attraverso i vari confini, esse possono facilmente evitare di pagare le tasse in paesi in cui effettuano vendite significative. Più in generale, per altro, la Francia sostiene che la struttura dell'economia globale si è spostata verso una economia basata sulla vendita dei dati, rendendo arcaici i sistemi fiscali del XX secolo.

UOVO DI COLOMBO: TASSARE LE ENTRATE INVECE DEI PROFITTI

La mossa della Francia, quindi, (imitata apparentemente da altri paesi) è di tassare le entrate, invece che i profitti.

Il perché di questa “novità” è che è “più semplice”. La tassazione dei profitti richiede di stabilire dove maturano effettivamente i guadagni e se le spese in deduzione sono quelle effettivamente incorse nelle nazioni di fatturazione; il che è abbastanza difficile per qualsiasi azienda globale, e ancora di più nel settore digitale online. I politici sostengono anche che tassare le entrate potrebbe essere il modo migliore per spremere denaro da società che segnalano grandi vendite ma guadagni irrisori

SIAMO NUOVI A QUESTO PROBLEMA?

Le guerre fiscali transatlantiche non sono nuove. Apple è stata schiaffeggiata dalla UE, tre anni fa, con una fattura di 13 miliardi di euro per imposte arretrate, che l'amministratore delegato Tim Cook definì "merda politica". La società venne accusata di aver ottenuto un sussidio illegale in Irlanda a causa delle norme che regolano il trasferimento delle vendite effettuate altrove in Europa. La Commissione indagò anche sul regime fiscale irlandese di sui si è avvantaggiata Google e impose ad Amazon di pagare 250 milioni di euro di imposte arretrate al Lussemburgo. Anche altre società statunitensi, tra cui aziende non tecnologiche come Starbucks Corp. e Nike Inc., sono state oggetto di indagini fiscali.

COME RISPONDONO LE AZIENDE TECNOLOGICHE

Le tasse sono solo una parte di una più grande reazione che la UE sta intraprendendo contro la “grande e moderna tecnologia”. Le aziende di Internet sono già state messe in guardia su questioni che vanno dalla privacy al dominio di mercato, e stanno combattendo con lobbying e casi giudiziari. Ad aprile, Google ha vinto una battaglia legale contro un addebito fiscale da 1,2 miliardi di dollari in Francia. Apple e Amazon stanno contestando le rispettive decisioni fiscali europee nei tribunali dell'UE; e una vittoria legale di quest’ultima potrebbe portare a cambiamenti strutturali. Alcune società potrebbero infatti cambiare le proprie strutture fiscali o spostare i redditi al di fuori dell'UE, come alcuni legislatori europei hanno affermato l'anno scorso circa Apple.

LE CONTROVERSIE POLITICHE ALIMENTANO LE CONTROVERSIE FISCALI

Ma, sotto sotto, ammettiamolo, dietro alla digital tax ci sono anche controversie politiche che aizzano Trump contro UE; e iniziando magari dalla Francia.

Innanzitutto, tra USA e Francia c’è stato irrigidimento da quando Macron non è riuscito a persuadere Trump a preservare l'accordo sul nucleare iraniano. Come sappiamo, Trump ha ritirato gli Stati Uniti dall'accordo l'anno scorso.

E poi il tema NATO. Facendo riferimento ai commenti che Macron ha fatto il mese scorso in un'intervista alla rivista Economist - in cui Macron ha descritto la "morte cerebrale" della NATO derivante dall'incapacità dell'America di consultare i suoi alleati - Trump ha attaccato Macron, definendo i commenti "molto offensivi".

Vediamo, comunque, se la UE saprà rispondere con una voce comune. Al momento si nutrono seri dubbi.

 

Inserito il:10/12/2019 19:30:58
Ultimo aggiornamento:10/12/2019 19:49:39
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