Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire
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Mario Schifano (1934/1998) - Televisione

Il paradosso della RAI.


Siamo davvero al fondo del bicchiere: la RAI rivendica la propria autonomia e decide di ricorrere alla magistratura per la decisione del governo di chiedere risparmi per 150 milioni di euro.

RAI, azienda non quotata, unico azionista lo Stato.

Autonomia? Mi pare un paradosso chiederla quando si devono fare risparmi e non quando si viene designati consiglieri. Consiglieri di questo stesso CDA, che, come noto, sono stati nominati dalla Commissione Vigilanza RAI, cioè con spartizione tra i partiti, secondo gli equilibri presenti in Parlamento.

E il Presidente di garanzia si astiene. Scusi, garanzia di che?

Azione contro il governo, che sta decidendo di cancellare la enorme evasione del canone RAI mettendo il canone stesso ad esempio nella bolletta della luce.

Azione contro il governo che ha avviato, insieme ad altre, la quotazione di RAI WAY, cioè del pezzo tecnologico degli impianti RAI, per racimolare qualche altra risorsa utile ai fini generali.

Decisioni naturalmente bene accette al CDA della RAI indipendente.

Reazione, quella di oggi, ovviamente politica e di comodo, tanto per cambiare, basta vedere che i partiti contrari al governo approvano la decisione, gli altri no.

E poi, possibile che in questo momento tanto difficile per il paese, non ci si renda conto che sono possibili risparmi ben maggiori di quelli richiesti? Ad esempio, pur mantenendo le quattro reti di informazione della RAI (perché c’è anche RAI NEWS) si possono (si dovrebbero) unificare i corrispondenti locali ed esteri per tutte le reti, invece di averne di propri, uno per ogni rete, con enorme dispendio di risorse? Avete notato quanti corrispondenti sono comparsi nelle trasmissioni sull’alluvione di Genova, sulle diverse reti, per dire la stessa cosa? E vi sembra giusto in questa congiuntura negativa? E poi rivedere la politica di sedi territoriali, con relative strutture, che appare ridondante? E ridurre ulteriormente le consulenze esterne, così pesanti?

E’ meglio mantenere questi sprechi o sostenere la povertà crescente nel paese? E’ meglio conservare i tanti privilegi o cercare di investire risorse per invertire il ciclo economico?

E non mi si venga a dire che si tratta di fare cultura, perché alla RAI, purtroppo, di cultura, con tanto rispetto per chi ci lavora, ce ne è davvero poca.

La indipendenza della RAI dai partiti è sacrosanta, ma per realizzarla, come al solito, occorre partire dalla testa, non dalla coda dei risparmi richiesti. Ad esempio, durante il governo Berlusconi del 2001, mentre in Parlamento si portava avanti una forte opposizione alla legge di riforma del sistema radiotelevisivo, tutta tagliata sugli interessi di Mediaset, i plenipotenziari dei partiti trattavano per il controllo delle reti RAI.

Ma si sa, si grida tanto perché le cose non vanno bene, si fanno scioperi generali forse addirittura dannosi per il paese, ma risparmi e riforme, tanto invocate, si devono fare nelle case degli altri. La propria è sacra e intoccabile, succeda quel che succeda. Tanto si può sempre protestare, scioperare e dare la colpa a chi governa.

Inserito il:20/11/2014 22:27:15
Ultimo aggiornamento:02/12/2014 13:11:21
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