Aggiornato al 24/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Nardo Ruggieri (from Lincroft, NJ - United States) – Recycling I

 

L’economia circolare in Italia

di Riccardo Cenerini

                     

La fiducia nel futuro e la crescita illimitata

Una delle molle che ha sostenuto lo sviluppo dall’inizio della rivoluzione industriale è stata la fiducia nel progresso e nel futuro. Prima in genere non era così. La gente per secoli ha pensato che l’ammontare totale della ricchezza fosse limitato, se non decrescente nel tempo. Gli affari venivano considerati come un gioco a somma zero. Il re d’Inghilterra poteva forse arricchirsi ma solo se derubava il re di Francia. Ecco perché in molte culture si pensava che accumulare ricchezze fosse un peccato. Disse, come noto, Gesù: “E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel Regno di Dio”. (Matteo 19:24).

Se la torta è sempre quella e io me ne accaparro una buona porzione, devo avere tolto delle fette agli altri. I ricchi erano tenuti a fare penitenza per le loro cattive azioni fatte per arricchirsi dando in beneficenza un po' dei loro beni. Una sorta di patrimoniale. Con la rivoluzione tecnico-scientifica, la torta si ingrandisce. Arriva il progresso e la fiducia nel futuro. Questa fiducia unitamente allo sviluppo tecnico e al sistema bancario, è all’origine dell’aumento della ricchezza, dei profitti, dei consumi. Ma anche dei rifiuti.

La fede che domina tuttora gran parte dei Paesi in una perpetua e incontrollata crescita economica va, secondo una corrente di pensiero, contro le possibilità reali del nostro pianeta, che ha risorse limitate.

 

Abbandonare la mentalità neolitica

Ogni anno si valuta che raggiungiamo un po' prima il giorno in cui abbiamo consumato più di ciò che il pianeta produce in 12 mesi. Anche se non pare possibile dare una dimostrazione certa di ciò, il sistema Terra non pare più in equilibrio. Interi ecosistemi di fatto scompaiono. Va delineandosi una nuova transizione antropologica che ci dovrebbe fare abbandonare la mentalità neolitica in cui siamo ancora immersi) per farci adottare una attitudine di tipo nuovo. Anche per favorire tale transizione sono stanziati i fondi europei “Next generation EU”.

Quale nuova attitudine è necessaria? E’ancora difficile dirlo. Ma quello che sta capitando nei paesi sviluppati ci fornisce qualche indizio. I loro abitanti fanno meno figli. Il caso è drammatico in Italia dove esiste una grave crisi demografica a cui nessun Governo ha mai pensato di porre rimedio. Una parte di ciò che si produce è nello spazio virtuale di Internet e della cultura. Purtroppo però, malgrado l’aumento incessante di beni immateriali, i rifiuti di vario tipo (solidi, liquidi e gassosi) che vengono prodotti non accennano ancora a calare. Ma non vi è dubbio che da quando l’umanità si è dotata di un sistema nervoso planetario - Internet e tutto quello che segue- qualcosa sta cambiando.

Ma altri cambiamenti radicali si palesano come necessari. Benché difficili da mettere in pratica. Esaminiamo, per essere concreti, il campo dei rifiuti solidi.

 

Economia dell’astronave

L’economia circolare è quella cosiddetta “dell’astronave” contrapposta all’economia “lineare” dell’uso delle risorse tipica del cowboy.

Più concretamente una possibile definizione dell’economia circolare: un sistema in cui tutte le attività a partire dalla estrazione delle materie prime e dalla produzione dei beni fino ai consumi debbono essere organizzate in modo che i rifiuti di qualcuno diventino risorse per qualcun altro. Nell’economia lineare invece, terminato il consumo, termina anche il ciclo del prodotto che diventa rifiuto, costringendo la catena economica a riprendere continuamente lo stesso schema: estrazione materie prime, produzione, consumo e smaltimento rifiuti.

Ciò che è certo è che ogni processo vitale produce scarti, ma solo noi produciamo rifiuti di cui la natura non sa cosa fare e che interferiscono negativamente con i suoi processi.

Gli scarti degli altri esseri viventi sono invece una parte del processo ecologico nel quale le piante danno nuova origine al ciclo vitale. Gli escrementi degli animali allo stato brado e le loro carcasse sono totalmente riutilizzati in un bosco o in un prato. Non così nei grandi allevamenti intensivi nei quali le grandi quantità dei liquami degli animali pongono problemi complessi di riuso e di smaltimento.

In una economia circolare i flussi di materiali si distinguono in due tipi:

- flussi biologici in grado di essere integrati nella biosfera

- flussi tecnici da rivalorizzare senza entrare nella biosfera.

L’idea dell’economia circolare è quindi di cercare di fare funzionare il nostro percorso produttivo e di consumo per quanto possibile in modo chiuso. Ciò richiede la costruzione di un circuito nel quale la eliminazione degli sprechi inizia fin dal corretto design dei prodotti e dei processi.  Con l’impiego di materiali più facilmente riciclabili. Allungando la durata di vita dei prodotti con idonee manutenzioni e con il riuso creativo del prodotto a fine vita.

Secondo un approccio più ampio l’economia circolare prevede

  • L’utilizzo massiccio delle energie e delle risorse rinnovabili
  • Che chi produce e chi consuma sia responsabile del ciclo di vita del prodotto
  • Un design di prodotto fatto per durare a lungo, per essere agevolmente disassemblato e riutilizzato
  • La diffusione di forme di economia collaborativa, di sharing e di condivisione dei beni. Un’auto di proprietà resta ferma in media per il 90% del tempo!

Un’economia circolare dovrebbe creare valore economico con più lavoro e quindi maggiore occupazione e con meno risorse materiali ed energetiche. Però purtroppo poco lavoro si genera secondo quanto sta avvenendo nella rivoluzione digitale. Le grandi Imprese (Google, Facebook, Microsoft ecc.) hanno una elevatissima capitalizzazione e pochi dipendenti.

Non esiste una definizione condivisa nei vari Paesi di quali siano esattamente le attività economiche da ricomprendere nel concetto di economia circolare. In Italia rientrano usualmente nel perimetro della economia circolare le seguenti voci principali:

-le azioni di prevenzione e riutilizzo dei rifiuti incluse le attività industriali e commerciali di preparazione al riciclo e le attività manifatturiere basate sui materiali di riciclo

-le azioni della filiera di raccolta differenziata per il recupero dei materiali ed energia

-le attività del ciclo idrico di fornitura, trattamento e depurazione delle acque e gestione reti fognarie

-le attività di servizio di noleggio e leasing.

-le attività di manutenzione e riparazione dei beni

In Francia sono ricompresi nella economia circolare anche le energie rinnovabili, l’agricoltura biologica e altre attività ambientali o di servizio.

 

I rifiuti solidi in Italia

In Italia vengono prodotti annualmente circa 130 milioni di ton di rifiuti solidi, di cui circa 30 milioni sono rifiuti urbani (prodotti dalle famiglie e rientranti nel dominio del servizio pubblico), 100 milioni sono rifiuti vari (minerari, industriali, di attività commerciali ecc. gestiti tramite il mercato). Da tempo si sperava, in Italia e ovunque, in un calo della produzione dei rifiuti grazie all’aumento dei beni “immateriali” nella economia: rivoluzione digitale ecc.

A tutt’oggi non si intravvede un calo apprezzabile. Al più una stabilizzazione.

 

Riciclo dei rifiuti in Italia

Oltre alla riduzione della quantità di materia prima prelevata dall’ambiente, il riciclo e la economia circolare riducono le emissioni (gassose e liquide), il consumo energetico e i consumi idrici. Ad es. la produzione di vetro dalle bottiglie recuperate con la raccolta differenziata richiede minore energia rispetto all’impiego di materie prime. Complessivamente la sostituzione di materia seconda nella nostra economia comporta un risparmio di circa 20 milioni di TEP/anno e di 60 milioni di ton/anno di CO2. I benefici maggiori si hanno nelle lavorazioni siderurgiche e dell’alluminio. Acciaio e alluminio sono ormai prevalentemente basati su rottami con i quali si conseguono:

 il 50% e 20% rispettivamente di risparmio di emissioni di CO2

 il 50% e 15% di risparmio di energia.

Per quanto riguarda il trattamento dei 30 milioni di ton di RSU in Italia:

60% riciclo dei materiali grazie alla raccolta differenziata. Problemi si hanno in particolare per la commercializzazione della plastica recuperata con la RD. (NB La separazione dei vari tipi di plastica avviene manualmente non essendo ancora disponibili impianti di separazione automatica).

La Cina non la importa più e i prezzi riconosciuti ai Comuni dal CONAI per i materiali da RD ai Comuni sono in genere diminuiti. Si noti che la raccolta differenziata comporta, per l’ente che gestisce il servizio, costi aggiuntivi rispetto alla raccolta indifferenziata.

18% termovalorizzazione.  La percentuale dovrebbe crescere secondo ciò che avviene nei paesi UE.

Si segnala che a Copenhagen qualche anno fa è stato avviato un inceneritore a 5 Km dal centro città. L’impianto è alto 90 m. ed ha la sagoma esterna di una collina sulla quale è stata realizzata una pista in plastica lunga 400 m. in cui si può sciare tutto l’anno. Sono anche possibili il trekking e le scalate. A riprova della totale innocuità dell’impianto.  Costato 550 milioni di Euro, incenerisce 400.000 ton/anno di rifiuti e fornisce energia elettrica e calore a 200.000 abitanti.

22% discarica. La percentuale dovrebbe ridursi sensibilmente secondo le leggi italiane e le Direttive UE. Senza nuovi inceneritori la percentuale dei rifiuti in discarica difficilmente calerà. Si deve infatti considerare che :

-la RD non può crescere oltre certi limiti pena lo scadimento della qualità quindi del valore economico dei materiali recuperati

- nei cicli di recupero dei materiali da RD si producono notevoli quantità di sfridi di risulta da destinare alla discarica (con l’indifferenziato) in mancanza di nuovi inceneritori.

Per quanto riguarda l’organico è positiva la costruzione in corso di nuovi impianti di digestione anaerobica per produrre biogas per energia elettrica o riscaldamento o trazione.

 

Risparmio e riciclo delle acque

E’un pezzo dell’economia circolare dato anche che l’acqua è un bene sempre più scarso. Il ciclo completo delle acque include: approvvigionamento, distribuzione, gestione delle reti fognarie, depurazione e riutilizzo dell’acqua depurata. Complessivamente in Italia un fatturato di circa 10 Mld di Euro/anno con 40.000 addetti.

 

Fatturato e occupati nell’Economia Circolare in Italia

Il fatturato annuo ammonta a circa 90 Mld. Gli occupati sono stimati circa 570.000. 

 

Materiali nel mondo

La quantità di materia consumata nel mondo ha superato i 100 Gt/anno (miliardi di ton) nel 2017 secondo i dati presentati da Circle Economy a Davos nel 2019. La quota riciclata sta calando. Resta una insostenibile estrazione di combustibili fossili, metalli, materiali da costruzione e legname. Negli ultimi 2 anni i consumi sono aumentati di oltre 8%. Ogni persona utilizza 13 ton/anno di materiali. La metà è costituita da sabbia, argilla, ghiaia e cemento per l’edilizia.  Il petrolio, il carbone e il gas sono il 15%. I minerali metallici il 10%.   Per un terzo i materiali consumati rimangono in uso come edifici e veicoli. Un terzo viene trattato come rifiuto. Solo l’8,5% viene riciclato. Quindi la crescita è ancora alimentata grazie alla estrazione di materiali vergini.

Anche la sabbia è una risorsa limitata. Quella del deserto non è utilizzabile in edilizia perché a causa dell’erosione del vento le particelle sono arrotondate e non idonee per il cemento. Il prelievo con enormi draghe di ingenti quantità di sabbia dai fondali marini distrugge la vita sul fondo e ha effetti devastanti sulle coste, sulle spiagge e sulle isole.

 

La sfida tecnologica della sostenibilità

La sfida: consentire lo sviluppo invertendo le tendenze attuali e quindi:

- minore produzione di rifiuti e più riciclo

- minore consumo di suolo. Riesame della sconsiderata politica urbanistica che, a causa della speculazione edilizia, ha portato a orribili sterminate periferie dove prevale il degrado economico e sociale. Nel nostro Paese, come ovunque, aumentano continuamente i volumi  di costruzione di edifici a fronte di una sostanziale stabilità della popolazione.

- stop alla perdita della biodiversità

- risparmio ed efficientamento della energia

- aumento energie rinnovabili

- risparmio di materie prime nei cicli di produzione e consumo e minore estrazione di materiali vergini.

- riduzione dei gas serra

- riduzione delle altre emissioni gassose inquinanti

I quesiti: la sostenibilità è antitetica alla crescita?  L’unico processo sostenibile è lo stato stazionario o addirittura la decrescita? O grazie all’innovazione è possibile conciliare la sostenibilità anche economica con la crescita?

 

Il principio della economia circolare non è di oggi.

 Già in epoca fascista di autarchia fu emanata una legge che imponeva il recupero dei rifiuti urbani. Un contributo in tale senso lo davano i “solfanai” che passavano per le strade a raccogliere dalle famiglie i prodotti dismessi. Per ridurre l’ingente quantità di rifiuti industriali si parla da decenni di “ tecnologie pulite” nelle industrie. In genere con risultati modesti. Esiste di fatto spesso un contrasto fra il desiderato sviluppo della economia circolare e i vincoli economici. Per varie Aziende del Nord è più vantaggioso economicamente sbarazzarsi dei propri rifiuti industriali in discariche abusive del Sud o in altri Paesi.  Occorrono finanziamenti per la conversione a nuovi impianti di produzione industriale con bassa generazione di rifiuti. E anche per impianti di trattamento dei rifiuti industriali che pratichino basse tariffe di accesso.

 

Alcune idee per gli investimenti (Recovery Fund)

Da quanto esposto emerge che notevoli   investimenti sono necessari. L’elenco degli interventi che segue ha valore solo indicativo. 

Bonifica discariche incontrollate e inquinanti. Sono molte e l’Italia è denunciata per tale motivo alla Corte di Giustizia Europea e paga multe salate. Un esempio di grande discarica incontrollata di rifiuti è quella di Bellolampo (Palermo): un inferno dantesco.

Alcuni nuovi termovalorizzatori RSU per le aree critiche in particolare nel Centro Sud.

Impianti di produzione di biogas da FOU (frazione organica da RD).

Impianti di valorizzazione materie provenienti da RD.

Conversione a impianti di produzione industriale a basso impatto ambientale.

Impianti di trattamento e recupero rifiuti industriali.

Condutture fognarie.

Nuovi depuratori acque e adeguamento di quelli esistenti (abbattimento elementi nutrienti contenuti nei liquami ecc.)

Adeguamento ed estensione opere di captazione e distribuzione acqua potabile. Molte tubazioni contengono ancora amianto. Le perdite di acqua sono ingenti.

Risparmio ed efficientamento energetico (cicli combinati, teleriscaldamento ecc.).

Energie Rinnovabili: finanziamenti per ricerca e sviluppo.


Inserito il:05/01/2021 19:29:57
Ultimo aggiornamento:06/01/2021 18:50:39
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