Aggiornato al 03/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Charles Ernest Cundall (Stretford, Lancashire,UK, 1890 - Chelsea, Mass, USA, 1971) - Tanks in Action

 

Il business internazionale di armi sul pianeta Terra

di Vincenzo Rampolla

 

Pochi giorni fa il SIPRI (Stockolm International Peace Research Institute), massima autorità mondiale e ente di riferimento, ha diffuso i nuovi dati dell’attività di compra-vendita nel mondo di armi convenzionali principali.

I dati sono riferiti alla quantità, pochi cenni alla spesa. Sono organizzati per quinquennio, 2010-2014 e 2015-2019 (in sintesi 10-14 e 15-19). Bisogna attendere la fine del 2020 per avere i dati riferiti alla spesa mondiale.

Sono convenzionali, le armi non di distruzione di massa (biologiche, radiologiche, nucleari e chimiche) e la distinzione nasce dopo la seconda guerra mondiale con l’avvento delle bombe atomica e a idrogeno.

Il registro Onu delle armi convenzionali distingue 7 categorie di armi convenzionali principali: sistemi di artiglieria di grosso calibro, aerei da combattimento e carri armati, elicotteri d'attacco, veicoli da combattimento corazzati, navi da guerra e sottomarini, missili e lanciatori di missili e i sistemi portatili di difesa aerea a corto raggio.

Non si tiene conto né delle armi leggere e di piccolo calibro né di alcune attrezzature di sicurezza.

Le armi di piccolo calibro e leggere, corrispondono a armi da fuoco di calibro inferiore a 100 mm trasportabili da un singolo individuo, incluse pistole, missili anticarro/antiaereo portatili. SIPRI stima che in tutto il mondo siano in circolazione oltre 800.000 armi leggere e di piccolo calibro, responsabili ogni anno di circa 500.000 morti e del 90% delle vittime civili di conflitti armati.

La spesa mondiale armi è pari a $1.822 miliardi, di cui 1.036 riferita ai Paesi Nato e 649 agli Usa. A conti fatti $233 per abitante della Terra iscritto all’anagrafe.

Il business internazionale di armi principali nel periodo 15-19 è aumentato del 5,5 % rispetto al 10-14.

I maggiori esportatori di armi sono stati Usa, Russia, Francia, Germania e Cina.

I nuovi dati mostrano che il flusso di armi verso il Medio Oriente è cresciuto, con Arabia Saudita il più grande importatore del mondo, seguita da India e Egitto.

Significativo il dato di Usa e Francia.

Tra il 10-14 e il 15-19, le vendite Usa sono cresciute portando la sua quota a 1/3 delle esportazioni globali.

Nel 15-19 le esportazioni totali di armi sono state di gran lunga superiori a quelle della Russia, secondo maggiore esportatore di armi al mondo. Le armi principali vendute dagli Usa hanno toccato 96 paesi, con la metà destinata al MO e la metà di queste all’Arabia Saudita. Nello stesso tempo, la domanda di aerei militari Usa di tipo avanzato è aumentata in particolare in Europa, Australia, Giappone e Taiwan.

In Francia le esportazioni hanno bruciato ogni previsione e con il 7,9% delle esportazioni globali nel 15-19, rilevante balzo rispetto al periodo 10-14. L'industria francese delle armi ha fortemente beneficiato degli acquisti di India, Egitto e Qatar.

Da parte della Russia, notevole il calo delle esportazioni, diminuite del 18% tra il 10-14 e il 15-19. Ha perso mercato in India, primo destinatario a lungo termine delle sue armi principali, contrazione non compensata dall'aumento delle esportazioni in Egitto e Iraq nel 15-19.

Forti del principio che le armi girano nei Paesi in guerra, le importazioni da parte dei paesi del MO sono aumentate del 61% tra il 10-14 e il 15-19 e hanno rappresentato 1/3 delle importazioni globali di armi negli ultimi 5 anni.

L'Arabia Saudita è stata il più grande importatore di armi al mondo nel 15-19. I suoi acquisti sono più che raddoppiati rispetto al 10-14.

Nonostante i forti nervosismi in Usa e GB per l'intervento militare dell'Arabia Saudita in Yemen, sia Usa che GB hanno bellamente continuato ad esportare armi in Arabia Saudita: 3/4 delle importazioni dell'Arabia Saudita è partita da Usa e 1/10 da GB.

L'India è stato il 2 importatore di armi al mondo negli ultimi 5 anni, con il suo vicino Pakistan all’11° posto. Nel 2019 India e Pakistan hanno fatto scorta di armi nucleari e si sono scannate a vicenda utilizzando una serie di armi importanti acquistate dai maggiori venditori. Salta decisamente all’occhio il fatto che la Russia abbia fornito massicce quantità di armi sia all’India che al Pakistan, in pieno conflitto, fotocopia del caso tra Arabia Saudita e Yemen.

Gli UAE (Emirati Arabi Uniti) sono stati militarmente coinvolti in Libia e nello Yemen e nel 15-19 sono stati l’8 importatore al mondo.

Durante questo periodo, due terzi delle armi provenivano dagli Usa.

Nel 2019, quando il Consiglio di sicurezza Onu ha condannato il coinvolgimento militare straniero in Libia, gli UAE hanno diversificato i fornitori, siglando accordi di acquisto di armi da Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Russia, Sudafrica, Spagna, Svezia, Turchia, Regno Unito e Usa, chiaro segno di un’abilità e una facilità di manovra dei rapporti tra le parti, quando si tratta di armi. Pecunia non olet.

Nel 15-19 durante gli scontri, Armenia e Azerbaigian hanno riorientato le loro capacità militari importando missili in grado di colpire a vicenda obiettivi nel territorio dell’avversario.

La Russia ha coperto quasi tutte le importazioni dell'Armenia negli ultimi 5 anni. Circa 2/3 delle importazioni dell'Azerbaigian è arrivato da Israele e 1/3 dalla Russia.

Nel periodo 15-19 infine, le importazioni della Turchia si sono dimezzate rispetto al periodo 10-14, anche se i suoi militari stavano combattendo contro i ribelli curdi ed erano coinvolti nei conflitti in Libia e Siria. Tale contrazione delle importazioni può essere spiegata da ritardi nelle consegne di alcuni lotti di armi principali, dalla cancellazione di un importante accordo con gli Usa per gli aerei da combattimento e dalle rampanti capacità dell’industria bellica nazionale turca.

 

Nuove interessanti situazioni emergono da un’analisi puntuale del nuovo rapporto SIPRI:

  • Le esportazioni della Germania sono notevolmente cresciute nel 15-19 rispetto al 10-14.
  • La Cina è stata il 5 maggiore esportatore nel 15-19 e ha aumentato il numero di clienti di armi principali da 40 a 53.
  • Le esportazioni della Corea del Sud sono salite più del doppio e per la prima volta il Paese si è inserito tra i 10 maggiori esportatori.
  • Le esportazioni Israeliane in 10 anni sono salite a livello record di 77%.
  • Gli Stati dell'Europa occidentale e centrale alla fine del 2019 hanno registrato ordini per l’acquisto di 380 nuovi aerei Usa da combattimento.
  • Le importazioni dell’Egitto sono triplicate tra il 10-14 e il 15-19, diventando così il terzo importatore di armi al mondo.
  • Le importazioni del Brasile nel 15-19 sono state le più elevate in Sud America, rappresentando un terzo delle importazioni, nonostante un forte calo rispetto al 10-14.
  • Il Sudafrica, il più grande importatore di armi nell'Africa sub-sahariana nel periodo 2005-2009, non ha importato praticamente nessuna arma!

 

E l’Italia? Se la crescita del business internazionale di armamenti principali è in continua ascesa da 20 anni, la quota italiana di questo succulento mercato è sempre più ristretta. Sono pesanti le ricadute non solo di un settore ad alto valore aggiunto e elevata occupazione qualificata, ma anche delle produzioni civili indotte da ricerca, innovazione e sviluppo nel settore bellico.

Sul fronte delle esportazioni l’Italia è a pari livello della Corea del Sud con un misero 2,1%. Da un quinquennio all’altro l’Italia ha perso lo 0,6 % del mercato pari a un forte calo di 17 punti percentuali, scivolando nella top ten mondiale accanto alla Russia, colpita da un -18 %.

La quota italiana 10 anni fa era circa il 3 % del commercio mondiale degli armamenti principali.

Oltre a vedere drasticamente ridotto il ruolo di fornitore, l’Italia ha registrato anche un’impennata sul fronte delle importazioni: oggi vanta lo squallido 21 posto di importatore mondiale di armamenti principali.

Tra il 10-14 e il 15-19 ha più che raddoppiato dallo 0,6 all’1,5 % la quota con un balzo di + 175 %, tra i più alti al mondo, svelando un impellente bisogno di armamenti principali. Ma la guerra in Libia non era finita nel 1911?

Vuoi vedere che Guerini e di Maio, novelli salvatori della patria, si sono finalmente accordati per fare incetta alla grande di armamenti principali e poi rivenderli, che so a Burundi e Nigeria e farci la cresta per contribuire alla riduzione anche di un solo milione del debito pubblico 2019, schizzato a 2400,9 miliardoni di euro?

(consultazione: rapporto sipri 2019, archivi onu, start magazine, le monde, herald tribune)

 

Inserito il:04/04/2020 12:44:38
Ultimo aggiornamento:04/04/2020 12:59:56
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