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Il valore della Qualità Totale, ricordando Tito Conti
di Bruno Lamborghini
Nell’ambito della “Settimana della cultura d’impresa” si è tenuta il 21 novembre 2025 presso Confindustria Canavese a Ivrea un incontro sul tema “La Qualità motore dello sviluppo sociale ed economico. La visione ed il contributo di Tito Conti”.
Il caro amico e collega Tito Conti, mancato nel 2024, è stato un “guru” della Qualità Totale a livello mondiale, dopo una lunga vita in Olivetti in cui ha contribuito a diffondere la cultura operativa della qualità in tutte le attività. Il suo impegno professionale nella qualità ha vissuto due intense fasi, la prima in Olivetti per oltre 30 anni e una seconda dopo Olivetti come scienziato della qualità a livello internazionale per oltre due decenni. Le due fasi sono strettamente caratterizzate e collegate al suo straordinario impegno nella promozione della qualità, la qualità totale, il TQM, Total Quality Management nelle imprese e nelle organizzazioni pubbliche.
Conti dopo la laurea in ingegneria elettronica a Bologna, entra in Olivetti nel 1957 e vi rimane sino al 1991. In Olivetti inizia a svolgere attività di ricerca e nel 1964 entra nella Divisione elettronica Olivetti, a Pregnana, ma nel 1965 avviene la cessione della Divisione alla General Electric e quindi rientra a Ivrea nel settore Ricerca e Sviluppo diretto da Pier Giorgio Perotto, l’inventore della Programma 101. Il 1978 è l’anno chiave del suo incontro con la qualità, sentita come una missione che proseguirà tutta la sua vita, divenendo responsabile della qualità nella Direzione moduli elettronici, in una fase molto significativa per la Olivetti nel passaggio dalla meccanica all’elettronica e Conti sarà sempre più interessato ad occuparsi della qualità dei componenti elettronici e dei sistemi informatici.
Cresce la sua attenzione verso la qualità totale, il TQM Total Quality Management cioè la promozione della qualità non per singoli settori, ma per l’intera organizzazione in tutti i settori dalla pianificazione alla produzione, dalle vendite all’assistenza tecnica e per questo avvia contatti diretti con la grande esperienza giapponese della qualità e del miglioramento continuo, il Kaizen del toyotismo. Ma sono gli anni 80 gli anni d’oro per la diffusione della qualità in Olivetti, e all’inizio di quegli anni Conti assume l’incarico di Direttore della qualità di gruppo con particolare riferimento alle produzioni hardware e software ed in specie per il controllo della qualità delle forniture di componenti elettronici, la materia prima nella fase di lancio dei Personal computer M24 e Linea 1 con grande fabbisogno di componenti elettronici.
Conti promuove anche la pubblicazione di un periodico Olivetti intitolato Qualità diffuso tra i dipendenti e il suo impegno nella qualità dei componenti in particolare ASICS porta a creare una joint venture Olivetti con VLSI, uno dei maggiori produttori USA, con la creazione di una società OLCEA di cui Conti diviene AD. Nel 1985 viene creato in Olivetti lo Steering Committee della qualità aziendale nel cui ambito opera il Comitato operativo per la qualità aziendale presieduto da Conti.
Negli anni 80 Conti conosce in America Juran, il massimo guru assieme a Deming della Qualità Totale e del miglioramento continuo e pianificato, un rapporto che proseguirà anche nella sua successiva attività professionale. Nel 1988 viene introdotta in Olivetti l’autovalutazione e autodiagnostica della qualità con particolare riferimento alle due principali aree in cui viene suddivisa la Olivetti, Office e OS&N con risultati che Conti considera deludenti a causa delle difficoltà e contrasti in cui operano le due unità, come si sa. Nello stesso 1988 nasce un accordo tra Philips e Olivetti che dà vita assieme ad altre aziende all’ EFQM (European Foundation for quality management) in cui Tito Conti rappresenta Olivetti sino alla sua uscita da Olivetti nel 1991, ma il suo rapporto con l’EFQM proseguirà e caratterizzerà gran parte della sua attività professionale nella qualità dopo Olivetti, tanto che poi diverrà presidente della stessa EFQM.
La sua attività professionale nella qualità dopo Olivetti è documentata dai numerosi libri che ha scritto, anche in inglese e tradotti in molte lingue, divenuti testi di riferimento universitario e imprenditoriale, come il “Manuale della qualità” e “Come costruire la qualità totale”, di grande successo, ma soprattutto dal ruolo internazionale e dai suoi numerosi incarichi alla guida di organizzazioni italiane ed internazionali della qualità, Presidente dell’Associazione italiana della qualità, Presidente dell’EFQM e dell’UNINFO, membro dell’international Academy for quality, oltreché docente in alcune università italiane ed estere e consulente di enti pubblici e di imprese, board member della rivista Total Quality Management.
Personalmente ho avuto occasioni di parlare con Tito Conti, pur da non esperto, sui temi della qualità e mi son reso conto dell’originalità del suo approccio che era scientifico, ma nello stesso tempo operativo e molto concreto, vicino alla realtà d‘impresa, con un metodo originale che volava alto sul valore della qualità totale cioè cercando di far diffondere la qualità nelle aziende e nelle istituzioni non per singoli settori, ma nell’insieme delle organizzazioni, creando e praticando la “cultura della qualità”, non per ottenere risultati di breve termine, solo per ridurre i costi o eliminare sprechi, ma per condurre tutte le attività verso obiettivi reali di miglioramento continuo attuato e percepito da parte di tutti i partecipanti.
Quando si sono diffuse le certificazioni ISO 9001 che consentono di misurare la diffusione della qualità secondo determinati requisiti, Tito Conti le riteneva utili, ma non l’obiettivo finale, solo una base per il raggiungimento degli obiettivi della qualità totale. Il suo approccio al Total Quality Management seguendo i suoi maestri, da Deming a Juran e Ishikawa, proponeva l’impegno più profondo di tutta l’azienda sulla qualità; ricordo in particolare le nostre discussioni sull’idea di azienda non limitata al suo interno, ma estesa al suo esterno. Infatti riteneva che l’obiettivo della qualità totale dovesse essere esteso a tutti gli stakeholders dell’azienda cioè a tutti i portatori di interesse, in primis i fornitori, i partners, i clienti, tutti gli enti con relazioni verso l’azienda.
Conti era affascinato dal Kaizen, il miglioramento continuo, ma anche il lean manufacturing, la fabbrica leggera al posto del fordismo delle catene di montaggio, il just in time, il Six Sigma, i circoli della qualità. Poi l’analisi della customer satisfaction, come soddisfare pienamente la clientela, non con riduzioni di prezzo o sconti, ma con attenzione alla qualità percepita nei prodotti e nei servizi.
Ma soprattutto la qualità, secondo la sua concezione, doveva avere valore etico e sociale percepito da tutti. Infatti Conti nelle analisi spesso fredde intendeva portare calore e la sua sensibilità umana ricca di valori etici e sociali puntando alla centralità delle persone e del lavoro rispetto alle macchine e alle tecnologie dominanti: valori attualissimi e per questo molto centrali oggi in una fase in cui si rischia di perdere il senso della qualità e del rispetto dei valori umani e sociali. Sono valori che sentiva fortemente e si arrabbiava sentendoli spesso stravolti, valori che gli derivavano anche dall’esperienza comunitaria vissuta nella Olivetti di Adriano Olivetti e dalla sua profonda fede cristiana vissuta attraverso i suoi impegni sociali ed il suo profondo e concreto amore verso i deboli.

