A Vanvera (36)
di Massimo Biondi
25 Aprile
Ci risiamo. Ci risaremo per sempre, noi italiani viventi.
Schermaglie tra pseudo-politici, associazioni di vario genere, rappresentanze assortite di categorie, popoli, congreghe. Manifestazioni da più parti, alcune rituali altre deliberatamente provocatorie.
L’anniversario della liberazione rende puntualmente l’immagine di una popolazione parecchio retorica e molto litigiosa che con il fascismo e la sua conclusione in guerra civile non ha mai veramente fatto i conti, sul piano storico. Una popolazione che ancora oggi crede che il fascismo sia piombato sulla testa dei bravi e democratici italiani solo per il maligno volere di pochi malfattori interessati: gli industriali, i latifondisti, forse casa Savoia. E continua a credere che l’antifascismo fosse il sentimento dominante anche quando il fascismo era in auge.
Il fascismo invece è stato molto italiano, sostenuto da quasi tutti, da quelli che non lo hanno mai rinnegato e da quelli che al momento opportuno sono diventati antifascisti “da sempre”.
La vita degli altri
Gli ultrà cattolici si schierano con la tradizionale iattanza contro la legge detta “sul biotestamento”, che peraltro non è ancora legge e forse non lo sarà se non nella prossima legislatura, visto che è ancora soggetta al passaggio al Senato con alta probabilità di imboscate.
Trattasi di oltranzismo, secondo me. Nel presupposto ribadito da alcuni in questi giorni che il corpo appartiene a Dio non riesco a trovare fondamento, forse per miei limiti. Preferisco pensare che l’anima possa anche disfarsi dell’involucro, in certi casi. La vita eterna non prevede corpo, per quanto ne so, e la nutrizione artificiale, proprio in quanto artificiale, non è naturale. Perché dovrebbe essere somministrata forzatamente contro la volontà dei sofferenti?
Sarebbe apprezzabile la concessione del libero arbitrio, rigettando per principio l’ipotesi che lo Stato (laico) consideri reato e come tale punisca ciò che per la religione è un peccato. La legge, in questo caso, concederebbe, non imporrebbe nulla a nessuno, al contrario dei cattolici che ritengono di dover dettare i comportamenti a tutti, cattolici e non.
Sarebbe anche utile meditare sul fatto che si dice che la speranza è l’ultima a morire, ma in alcuni terribili casi succede che morire diventi l’ultima speranza.
Riforma
Le 95 tesi di Lutero sono state pubblicate giusto 400 anni fa ed hanno creato lo scompiglio culturale, politico, sociale e religioso che sappiamo.
Sono curioso di vedere con quale enfasi sarà celebrata in Italia la ricorrenza.
Totò super italiano
E’ ormai opinione comune, ma sono passati 50 anni dalla morte, che mai come nel caso di Totò i critici cinematografici abbiano sbagliato valutazione. Forse, come a proposito del fascismo, si è trattato di non voler ammettere, non voler riconoscere quanto di tipicamente italiano c’era in molti personaggi che Totò ha magistralmente rappresentato. O forse era solo la spocchia di chi non accreditava la comicità di piena cittadinanza nell’Olimpo della cinematografia. Da cui l’inquadramento dell’artista come comico, anziché come attore a pieno titolo.
Alcuni intellettuali autentici si resero conto dell’errore ben prima che la critica cinematografica avesse dei ripensamenti. Quando i rapporti tra italiani e cinesi erano ai primi approcci Umberto Eco ebbe a dire: non so come faranno a capirsi se uno dei due popoli non conosce Totò.
Automobilisti
Da un'indagine condotta da Ipsos per il Barometro della Fondazione Vinci Autoroutes, che mette a confronto il comportamento dei guidatori in undici paesi dell'Unione Europea, gli italiani sono giudicati i conducenti meno responsabili. La disattenzione emerge come la prima causa di incidenti e l’uso di smartphone e simili alla guida come la prima causa di disattenzione, che sarebbe in forte aumento.
Parallelamente gli italiani, al contrario di altri europei, sono ottimisti circa la possibilità di ridurre il numero dei morti in incidenti stradali. Senza un motivo, si direbbe: così, sono fiduciosi. Come quando scrivono sms mentre guidano, forse.
Nel diffondere l’informazione le agenzie definiscono gli italiani come i più “spericolati”.
Ecco, su questo non concordo. “Spericolato” mi sembra un aggettivo eccessivamente garbato.