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Mentre l'Europa entra in recessione, la Russia ne sta uscendo
di Achille De Tommaso
Le sanzioni occidentali, lanciate in risposta all'invasione dell'Ucraina da parte di Putin, hanno ferito le prospettive a lungo termine della Russia. Secondo le iniziali previsioni, impedire alla nona economia più grande del mondo di accedere a tecnologia e competenze straniere avrebbe dovuto ridurre della metà il suo potenziale di crescita. Ma la realtà è diversa. La produzione di petrolio e gas, linfa vitale dell'economia russa, è inferiore solo di circa il 3% rispetto a prima dell'invasione; anche se potrebbe diminuire ulteriormente se tutti gli embarghi europei entreranno in vigore alla fine dell'anno. Per merito degli aumentati prezzi, però, le entrate russe di prodotti dell’energia sono aumentate; e sono previste aumentare. La recente decisione di Putin di avviare una mobilitazione parziale ha inferto, comunque, un colpo economico; e si temeva che la conseguente riduzione della forza lavoro potesse aggravare l'inflazione. L'inflazione complessiva è invece nettamente in calo rispetto al suo picco, anche se la pressione sui prezzi nel settore dei servizi ad alta intensità di manodopera sta peggiorando.
Nonostante questi problemi, la recessione, in Russia, è probabilmente giunta al termine. Molti, spesso, dubitano dei dati ufficiali del PIL comunicati da Mosca, ma è possibile avere un'idea dell'attività economica reale da una serie di fonti affidabili. La banca d’affari Goldman Sachs, produce un "indicatore di attività corrente", che segue l'andamento delle varie economie di mese in mese; e i suoi dati suggeriscono che l'attività russa sia più vivace che in altri grandi paesi europei (vedi grafico). Anche la produzione dell'industria automobilistica, che pochi mesi fa era praticamente scesa a zero, si è ripresa, suggerendo che i produttori si siano riforniti dall'esterno dell'Occidente. In termini di dollari, le importazioni mensili di merci da parte della Russia ora superano quasi sicuramente la media dell'anno scorso. Quindi quelli che ci rimettono sono i produttori europei.
Nelle sue recenti previsioni, quindi, il FMI ha migliorato le prospettive della Russia per il 2022 e il 2023. Ad aprile pensava che il PIL russo sarebbe diminuito dell'8,5%. Ora prevede un calo del 3,4% per il 2022 e un miglioramento nel 2023. E questi dati suggeriscono, tra l’altro, che la Russia sarà in grado di mantenere le sue spese militari. A settembre il governo ha presentato un progetto di bilancio per il 2023-25; e, secondo Elina Ribakova dell'Institute of International Finance di Washington, nei prossimi anni vi saranno grandi aumenti delle spese russe legate alla guerra, in particolare per la "sicurezza" interna. Sembra che Putin stia evitando quindi, il collasso economico; e appare che l’Europa sia messa molto peggio; con UK e Germania in profonda recessione, e Italia e Francia messe meglio; ma tutte e quattro in profonda picchiata.