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In vista dello Zoom su “L’Europa tra Trump e Putin”, trasmetto un secondo articolo con alcune note sulle mire di espansione di Trump, solerte emulo di Putin. Interviste, magazines, documenti, incontri e reportage di giornalisti, politici, industriali, portaborse e militari di alto rango di Danimarca, Groenlandia, Stati Uniti e Canada hanno contribuito al lavoro, inclusi Donald Trump, Trump junior, il primo Ministro di Groenlandia e la Coppia Reale danese.
Trump e la smania del Golfo d’America
di Vincenzo Rampolla
Durante una lunga conferenza stampa a Mar-a-Lago (Florida) il tycoon, insediato ufficialmente il 20 gennaio, ha parlato in toni provocatori e minacciosi, sbeffeggiando mezzo mondo e mostrando i muscoli, minacciando di voler ottenere i suoi obiettivi con ogni mezzo, coercizione economica inclusa, con i dazi e l'uso della forza militare. Vuole incontrate Putin per lo stop alla guerra in Ucraina. Chiede ai Paesi Nato spese per la difesa pari al 5% del Pil. Annuncia un investimento da $ 20 miliardi dagli Emirati sui Data Center negli Usa. Sentenzia che sganciarsi dall’Europa rispetto alla Nato, è implicito e dovuto. Dichiara che Groenlandia e Panama vanno conquistate con la forza e che il Golfo del Messico va ribattezzato Golfo d’America. Ventila la possibilità che il Canada diventi il 51° Stato americano. Si tratta certo di affermazioni di uno sciovinista alla guida della prima potenza mondiale che può permettersi di utilizzare questa retorica, aggressiva e neocolonialista. Riflette la sua cultura politica che gratifica e soddisfa la sua cerchia e il suo elettorato. Fa anche parte dell’arroganza di chi, secondo Forbes, con più di 6 miliardi di dollari entra nella lista dei 500 individui più ricchi del pianeta e che per la sua festa di insediamento ha invitato e escluso né più né meno chi voleva, bandendo ogni rituale e creando una sfilza di musi lunghi e invidiosi. Incapaci di vendicarsi.
Vediamo ora i pruriti di Trump. Panama ha ristabilito rapporti diplomatici con la Cina nel 2017. Da allora, come altre zone dell'America Latina, è stata teatro di investimenti infrastrutturali cinesi e questo lo preoccupa. Ritiene che vada ripristinata una piena egemonia statunitense sulle Americhe, anche per la sua forte valenza strategica commerciale. Maggiore attenzione va data agli accordi stipulati con la Cina e ai privilegi per le imbarcazioni. Panama storicamente per la destra statunitense ha un significato politico e simbolico molto forte. Quando negli anni '70 si negoziò l'accordo per l'attribuzione della sovranità del canale a Panama, Kissinger rinunciò perché il costo politico era eccessivo. Lo fece Carter nel '77 con un’intesa costata una follia. Passò la ratifica al Senato con un solo voto in più sulla maggioranza. Da qui ben radicata nella destra l’appetito che le Americhe siano dominio statunitense e che, sostenendo il canale di Panama oggi amministrato dai Cinesi, garantirebbe la connessione tra California e costa dell’est e viceversa, con una solida protezione militare dai russi.
Il Golfo del Messico diverrebbe Golfo d’America.
Un dossier più attraente e riguardo al quale qualcosa potrebbe accadere, è l'America Latina, perché il suo nazionalismo va di pari passo con il conservatorismo del suo Segretario di Stato, Marco Rubio: da tempo invoca più aggressività Usa in America Latina. Perché? Per limitare o rovesciare la presenza cinese e i controregimi ostili di Cuba e Venezuela.
Rispetto al Canada, essere 51° stato americano è una battuta per umiliare il dimissionario Premier Justin Trudeau, i liberal canadesi e di riflesso la combriccola dei loro tirapiedi americani.
Quanto alla Groenlandia, è molto importante geopoliticamente per gli Usa che hanno convinto gli abitanti ad aiutarli a sfrattare una comunità Inuit per poter costruire una base aerea. Durante la Guerra Fredda la Terra del ghiaccio si era rivelata base perfetta per attraversare il loro impero in crescita e per spiare i sovietici. Terminata, hanno venduto la capitale Nuuk e tutti i suoi edifici al Governo groenlandese per un dollaro e hanno chiuso la loro ambasciata. Il mondo era in pace e le tradizioni Inuit sono rimaste vive, hanno anche avuto armi nucleari in Groenlandia e non era solo una base. Nel XX secolo, l’hanno usata per installare enormi sistemi radar, che sarebbero serviti come allarme nel caso di invasione sovietica proveniente da nord. Oggi l’isola sembra invece un paesaggio di Marte. Ma ogni anno, l’oceano si sta sciogliendo sempre di più, aprendosi a nuove risorse, a nuove velleità di influenza. Ha vasti giacimenti di terre rare, petrolio e gas, il che la rende anche un punto focale per altri rivali, tra cui Cina e Russia. per diventare il vasto deposito degli ingredienti fondamentali per telefoni cellulari, computer, veicoli elettrici e batterie.
Soprattutto apre l’oceano a nuove rotte commerciali. Partendo diretti in Cina, dalla maggior parte dei porti Usa settentrionali e nordorientali, il transito richiede 20 giorni, mentre dai porti dell’Europa all’Asia ci vogliono 14 giorni con il passaggio a nord. Si tratta di una rotta molto più veloce per collegare l’Europa alla Cina di quella necessaria per passare attraverso il Mediterraneo e il canale di Suez, con enormi risparmi di tempo e danaro. È infine anche un grande affare immobiliare.
Dopo aver dichiarato l’intenzione di comprare il Paese, l’amministrazione Trump ha fatto marcia indietro di fronte a un netto rifiuto danese, e ha intensificato gli sforzi per costruire relazioni Groenlandia - Usa, costruendo interessi reciproci, sfociati nel 2020 nell’apertura di un Consolato.
In Groenlandia non ci sono molte infrastrutture per accogliere aerei di grandi dimensioni, bisogna ricorrere a piccoli velivoli ed elicotteri e la costruzione di aeroporti costa cara e nessuno voleva finanziarla tranne la Cina. Il primo ministro della Groenlandia è andato a Pechino, Governo valutato amico, e ha chiesto di contribuire a finanziare la costruzione di nuovi aeroporti in Groenlandia. La Cina ha detto sì a un prestito per finanziare gli aeroporti, con il vincolo di affidare la costruzione a una società cinese. Gli Usa, di fronte a un potenziale accordo con la Cina hanno chiesto alla Danimarca di bloccare l’accordo. La Danimarca si è mossa subito e improvvisamente ha deciso di finanziare il 70% dei progetti aeroportuali. La Cina non si è arresa. Ha iniziato a concentrarsi sui minerali di terre rare. Detiene un quasi monopolio sull’estrazione e sulla lavorazione di questi minerali e vede la Groenlandia come un’opportunità per mantenerlo e in aggiunta una società cinese ha stretto un accordo per finanziare una miniera di zinco e piombo nell’estremo nord della Groenlandia. Tutto filava liscio finché i proprietari australiani della miniera hanno improvvisamente bloccato l’affare. Poco dopo, hanno ricevuto $650 milioni dagli Usa per finanziare il progetto. Ancora una volta, gli Usa hanno impedito alla Cina di insediarsi nell’Artico. Un’altra azienda cinese si è vista revocare la totalità delle licenze minerarie dal Governo della Groenlandia. Con le pressioni diplomatiche e la resistenza locale, la Cina è stata di nuovo fermata.
Gli Usa intanto investono nella regione miliardi di dollari in infrastrutture militari, inclusi $ 4 miliardi per la base aerea e spaziale di Pittufik adibita anche a esercitazioni militari nell’Artico, per simulare un conflitto nell’estremo nord. Si tratta di una grande base moderna, con molte forze stazionate all’interno, per mantenere in buone condizioni strutture e hangar, conservare le piste di atterraggio e di decollo e le vie di rullaggio. Trump ha detto, per scopi di sicurezza nazionale e di libertà in tutto il mondo, che gli Usa sentono che la proprietà e il controllo della Groenlandia sono una necessità assoluta. A questo si aggiungono milioni di dollari per recenti aiuti alla Groenlandia per sviluppare i settori minerario e turistico.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Harry Truman aveva offerto $ 100 milioni alla Danimarca per acquistare la Groenlandia, non è quindi la prima volta che se ne parla.
Il primo ministro della Groenlandia ha dichiarato pubblicamente: Innanzi tutto vogliamo pensare ai nostri amici più stretti e alle nazioni affini. E poi, se altri Paesi vogliono investire in Groenlandia e nel nostro mondo, siamo aperti a qualsiasi proposta di affari. Trump sottolinea il fatto che l’operazione in Groenlandia non vuole farla con la NATO, ma con la Space Force, forza militare creata da lui nella prima presidenza e che si occupa della gestione, dell’osservazione, del traffico dei missili propri e altrui, oltre che delle missioni spaziali e della gestione dei satelliti, dove Elon Musk ha un ruolo chiave.
I Groenlandesi si dichiarano scontenti della Danimarca, in particolare del governo danese, con una presenza coloniale sull’isola; in tempi recenti il Paese ha ottenuto una certa indipendenza, lontani però dalle esigenze della nazione. Gli unici danesi con un contatto attivo sono i membri della famiglia reale. Va detto che la Danimarca spende costantemente capitali per mantenere i groenlandesi, visto che il livello di disoccupazione è molto alto e questo non crea certo una società in espansione. Ci sono poi le parlamentari groenlandesi presenti nel governo danese che sollevano problemi nei rapporti con il Governo danese; c’è addirittura chi dice che i groenlandesi vogliano l’indipendenza, segnale di forte impatto. Il primo ministro danese ha detto che sono i groenlandesi a decidere sull’indipendenza, e ha quindi dato un via libera; un sondaggio recente indica che il 68% dei groenlandesi sono favorevoli all’indipendenza dalla Danimarca. Emerge per i groenlandesi l’idea di dichiarare l’autonomia completa rispetto alla Danimarca, escludendola dalla trattativa Usa-Groenlandia e facendola direttamente con gli Usa. In questo momento in Groenlandia c’è un presidio di 75 soldati danesi, con il Paese che in totale ha un contingente di forze armate pari a 16.000 uomini e ha spedito in Ucraina tutte le armi che aveva, ridotta a una Nazione disarmata.
Per arrivare a un accordo, non si parla assolutamente di scontri, gli americani sono già presenti, hanno il controllo militare del territorio, non devono fare altro che attivare un’annessione, qualora naturalmente i cittadini siano favorevoli, con referendum o altra modalità prevista dallo Stato.
All’interno del Parlamento Usa si è già creato un discreto consenso. Il Partito Repubblicano vede nell’espansione territoriale l’opportunità di dar vita a nuovi progetti di sviluppo militare, con vantaggi per le stazioni di petrolio e altre risorse naturali, per alimentare industrie che fanno parte dei singoli circuiti elettorali. I danesi hanno da guadagnarci. Se si arrivasse alla Costituzione di un vero e proprio Stato, una Groenlandia con i suoi 60.000 abitanti avrebbe diritto a due senatori e un parlamentare: più della Florida, con 23 milioni di abitanti. American style: pragmatismo e cinismo. Nel frattempo un parlamentare ha presentato una proposta di legge per l’acquisto della Groenlandia al Congresso e J.D. Vance sta spingendo perché l’affare si faccia.
La Russia, infine, sta mirando alla Groenlandia per una serie di questioni molto diverse, in primo luogo il controllo militare, poi le imposizioni fiscali e il dazio per l’uso del Passaggio del Nord. E c’è il varco di Giuk (attribuzione militare anni ’40), specchio d’acqua a est della Groenlandia, aperto tra Groenlandia, Islanda e Uk: area dell’oceano Atlantico settentrionale che forma una barriera protetta, rifugio per guerre navali. Qui i russi da tempo hanno installato tutta la loro marina strategica, tutti i loro sottomarini nucleari capaci di lanciare missili intercontinentali balistici e tutti gli incrociatori e le grandi navi da guerra.
(consultazione: video johnny harris – roberto mazzoni news – florida, miami; interviste - mario del pero prof. storia internazionale e storia della politica estera usa - sciencespo parigi, senior research fellow dell’ispi)