Jawad al Malhi (Palestinian) - Measures of Uncertainty, 2013-2014
Pubblichiamo il “controcanto” di Cesare alle riflessioni di Gianni Di Quattro, (qui trovate il suo articolo) pensando che questa formula di combinata possa incontrare il gradimento dei lettori di Nel Futuro. Commenti agli articoli e a redazione@nelfuturo.com saranno graditi.
Controcanto a “La fatica e l’incertezza”
di Cesare Verlucca
Oggi, domani e poi?
Caro Gianni,
ho preso visione del tuo articolo Nelfuturo, che affronta la fatica e l’incertezza, e mi sono sentito molto coinvolto: che il futuro, inteso come verbo, non sia già stato cancellato dallo svolgimento dei verbi, mi sembra un evento positivo, ed è auspicabile che l’umana gente concorra a lasciarlo diventare più vivibile, e che magari questa azione venga dichiarata obbligatoria per legge.
Stante la mia inveterata curiosità, ho controllato che, nella tabella dei verbi indicativi, assieme al presente, all’imperfetto, al passato prossimo, al passato remoto, al trapassato prossimo, al trapassato remoto, siano tuttora compresi il futuro semplice e il futuro anteriore; e ciò dovrebbe significare che il domani è tuttora considerato un lemma applicabile nella stesura di un racconto a venire.
Fin qui, a livello di linguaggio parlato o scritto.
Ma, coronavirus a parte, bisognerebbe anche prendere atto che esiste una incredibile crescita globale della popolazione umana, pari a circa 75 milioni di nuovi nati all’anno: e a me fa senso rendermi conto che, dal 1804, la popolazione sia cresciuta da un miliardo di persone ai 7 miliardi nel 2011: dati noti e praticamente indiscutibili.
D’altronde, è facile fare ulteriori previsioni, se ci si rende conto che attualmente nascono 270.000 persone al giorno, e ne muoiono 115.000, per cui l’umanità cresce al ritmo di oltre 150.000 persone nell’arco delle 24 ore. Se, per acquisire un miliardo di persone più o meno duecento anni fa, il mondo sembrava ancora largo e ospitale, giunto ai 7 miliardi per arrivare domani ai 10, comincia a mio avviso a essere parecchio più stretto, e la strettoia continuerebbe ad aumentare se perdurasse ogni anno un incremento di 75 milioni di bianchi, neri, gialli e di qualsiasi altro colore.
D’altronde, se la crescita degli umani fosse pari alla moltiplicazione dei pani e dei pesci narrata nei Vangeli di duemiladuecento anni fa, mi sono chiesto quando questo nostro universo terracqueo scoppierebbe per il sovrappeso, ma, a dio piacendo, c’è sempre un ma…
Una tabella di stima del 31 ottobre 2011, stilata in sede ONU (la nota Organizzazione delle Nazioni Unite che comprende anche quelle disunite), stabiliva la seguente sequenza di presenze sulla Terra, dal passato (certo) al futuro (supposto): nel 1800, un miliardo; nel 1927, due miliardi (di cui uno ero io, senza possibilità di equivoci, essendo nato il 26 giugno di quell’anno, come risulta dalla Carta d’identità rilasciatami dal Comune di Ivrea il 10 luglio 2013, all’insegna del verba volant, scripta manent…); nel 1960, tre miliardi; nel 1974, quattro miliardi; nel 1987 cinque miliardi; nel 1999, sei miliardi; nel 2011, sette miliardi; nel 2025, previsti otto miliardi; nel 2043, nove miliardi; nel 2083, dieci miliardi; e, a partire più o meno da quella data, l’aumento dovrebbe scemare, tendendo al ribasso. Come facciano a ipotizzarlo, lo sa Dio.
Mentre è facile stabilire che questa crescita drastica sia stata prodotta dall’aumento del numero di persone che sopravvivono fino all’età riproduttiva, e ai cambiamenti nei tassi di fertilità, mentre la speranza di vita continua ad aumentare nel pianeta, ed io sono un esempio citabile a futura memoria (voi un po’ meno, ma ve la state già cavando alla grande).
A questo proposito ho letto una frase che mi ha divertito, fatta da un tizio a un amico nel novembre 2020: «Se, come mi hai detto, hai circa 40 anni, dovresti sapere che, quando tua madre ti ha dato alla luce, c’erano sul pianeta la metà degli esseri umani che ci sono oggi sulla Terra».
Storicamente parlando, la popolazione ha vissuto una crescita continua a partire dalla peste nera del XIV secolo (alla quale hanno probabilmente concorso i promessi sposi dell’Alessandro, anche se, di persona personalmente, ei fu siccome immobile, dato il mortal sospiro.
L’ONU, che mette il naso in tutte le faccende umane, prevede che arriveremo ai 10 miliardi e poi cominceremo a calare. Ma se pensiamo che in Europa nel paleolitico c’erano al massimo 1.500 umani, bisogna convenire che le Eve di quei tempi debbono aver mangiato tutte le mele che trovavano a portata di mano per ottenere risultati così soddisfacenti.
All’ombra di queste notizie positive, vi saluto e sono, puntando al meglio,
Cesare (che, per fortuna, è uno dei tanti)