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La crisi demografica italiana: conseguenza di ideologie irresponsabili
di Achille De Tommaso
In un mio precedente articolo ho discusso delle “ideologie irresponsabili”, ossia di come certe ideologie, per sé encomiabili, se non inserite in un contesto di vita nazionale e di decisioni responsabili dei governi, possano portare a disastri. Il calo demografico è, a mio parere, un altro buon esempio. Infatti, il calo demografico italiano non è un destino ineluttabile, ma il risultato di scelte politiche e culturali precise che hanno abolito il concetto di famiglia, distrutto la scuola del merito, privilegiato le scelte green e di carrierismo, e permesso l'immigrazione incontrollata e dequalificata. Solo abbandonando le ideologie che hanno contribuito a crearlo sarà possibile invertire questa tendenza e garantire un futuro sostenibile al paese.
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- LA DISTRUZIONE DEL CONCETTO DI FAMIGLIA
Il crollo demografico italiano rappresenta una delle sfide più gravi per il futuro economico e sociale del paese. Nei prossimi dieci anni, come evidenziato dal Centro studi CGIA di Mestre, l'Italia perderà tre milioni di persone in età lavorativa. Questa catastrofe demografica è diretta conseguenza dello smantellamento sistematico del concetto di famiglia come istituzione fondamentale della società.
Le riforme legislative che hanno minato la famiglia:
- Legge sul divorzio (1970) introdotta durante il governo di centro-sinistra Rumor III: Prima di questa legge, la permanenza del vincolo matrimoniale favoriva la riconciliazione delle coppie in crisi. Studi storici mostrano che circa il 40% delle coppie in difficoltà, in assenza di facile accesso al divorzio, superava le crisi matrimoniali attraverso la mediazione familiare e il supporto della comunità. Le successive facilitazioni (1987 con il governo Craxi e 2015 con il governo Renzi) hanno ridotto i tempi di separazione da 5 anni a soli 6 mesi, eliminando ogni possibilità concreta di ripensamento e riconciliazione.
- Riforme del diritto di famiglia (1975) varate dal governo Moro IV, a guida DC ma con forte pressione della sinistra: hanno eliminato i concetti di "capo famiglia" e "famiglia legittima", minando la solidità dell'istituto familiare tradizionale che garantiva stabilità e propensione alla procreazione.
- Legge 194 sull'aborto (1978) approvata durante il governo di solidarietà nazionale Andreotti III con l'appoggio decisivo del PCI: Questa legge, pur sancendo un diritto civile fondamentale per la donna, ha indubbiamente contribuito, nel lungo periodo, a un calo della natalità in Italia. Sebbene l'aborto debba rimanere una scelta libera e consapevole per la donna, è innegabile che la sua larga diffusione, facilitata da una scarsa attenzione alle politiche di sostegno alla maternità e alla famiglia, abbia oggettivamente inciso sul tasso di natalità del paese. I dati ISTAT rivelano che, sebbene il numero di aborti sia in calo negli ultimi anni, si contano comunque numeri elevati di interruzioni volontarie di gravidanza all'anno in Italia. È quindi fondamentale promuovere politiche di sostegno alla maternità, di educazione sessuale e di accesso alla contraccezione, al fine di garantire una scelta pienamente consapevole e ridurre la necessità di ricorrere all'aborto.
- Abolizione delle agevolazioni fiscali familiari (1995-2000) durante i governi di centro-sinistra Dini e Prodi I: La transizione verso un sistema fiscale che considera prevalentemente il reddito individuale anziché quello familiare ha penalizzato le famiglie monoreddito con figli.
- DDL Cirinnà (2016) approvato dal governo Renzi (PD): ha equiparato giuridicamente qualsiasi forma di convivenza alla famiglia, diluendo ulteriormente il concetto di nucleo familiare tradizionale orientato alla procreazione.
Il confronto con altri paesi:
Francia: Con un tasso di fertilità di 1,83 figli per donna (2022), significativamente superiore all'1,24 italiano, la Francia ha mantenuto politiche esplicitamente familiari:
- Sistema fiscale basato sul "quotient familial" che riconosce la famiglia come unità fiscale
- Assegni familiari generosi proporzionali al numero di figli (fino a 170€ mensili per figlio)
- Investimento del 3,6% del PIL in politiche familiari, il triplo dell'Italia
Ungheria: Dopo aver registrato tassi di fertilità bassissimi (1,23 nel 2011), ha invertito la tendenza raggiungendo 1,63 figli per donna nel 2021 grazie a politiche del governo conservatore di Orbán:
- Riconoscimento costituzionale esplicito del matrimonio come unione tra uomo e donna (2011)
- Programma "Famiglia al centro" con prestiti a fondo perduto per coppie sposate che hanno figli
- Esenzione fiscale a vita per madri di quattro o più figli
Italia: Con un tasso di fertilità precipitato a 1,24 figli per donna (il più basso d'Europa), l'Italia ha subito un processo sistematico di abolizione del concetto di famiglia:
- Eliminazione del concetto giuridico di "famiglia legittima" (riforme 1975-2016)
- Sistematico abbandono del quoziente familiare in favore di una tassazione individualistica
- Riduzione degli investimenti in politiche familiari all'1,3% del PIL, meno della metà della Francia
Una famiglia con tre figli e reddito di 50.000€ paga in Italia 11.800€ di tasse contro 5.400€ in Francia, una differenza del 118% dovuta esclusivamente al quoziente familiare francese.
Fonte: Fondazione Leone Moressa – Natalità e Famiglia in Europa (2021) https://www.fondazioneleonemoressa.org/2021/07/12/natalita-e-famiglia-in-europa/
- LA DISTRUZIONE DELLA SCUOLA DEL MERITO
Lo skill shortage non deriva dal calo demografico, perché non occorrono più persone che lavorino (siamo già ai più bassi livelli di disoccupazione); MA OCCORRONO Più PERSONE QUALIFICATE;il deterioramento qualitativo dell'istruzione italiana, è stato causato da riforme ideologiche, che hanno abbandonato il merito e l'eccellenza, disincentivando la formazione di famiglie responsabili e preparate; perseguendo l’ideologia del “tutti hanno diritto ad un diploma”.
Riforme scolastiche fallimentari:
- Riforma Berlinguer (1997) durante il governo Prodi I: L'introduzione dei "moduli" nella scuola primaria ha frammentato l'insegnamento e ridotto la figura dell'insegnante di riferimento, indebolendo il sistema educativo.
- Riforma Moratti (2003) durante il governo Berlusconi II: Nonostante l'intento di riportare serietà negli studi, la riforma è stata implementata in modo incompleto e presto snaturata dalle controriforme successive dei governi di centro-sinistra.
- La "Buona Scuola" di Renzi (2015) approvata dal governo Renzi : Ha ulteriormente indebolito il sistema introducendo l'alternanza scuola-lavoro spesso di bassa qualità e una valutazione degli insegnanti basata su parametri burocratici.
Abolizione del merito e abbassamento degli standard:
- Promozioni facili: La percentuale di respinti nella scuola secondaria è crollata dal 10% degli anni '80 al 2,7% del 2022, in particolare sotto i ministeri di sinistra come quelli di Fioroni (governo Prodi II) e Profumo (governo Monti).
- Depotenziamento degli esami di Stato (dal 1997) iniziato con il ministro Berlinguer (governo Prodi I) e proseguito sotto vari governi di centro-sinistra: La riforma dell'esame di maturità ha progressivamente ridotto il numero delle prove e la loro difficoltà, fino alla quasi totalità di promossi (99,8% nel 2023).
- Politiche del "6 politico" promosse dai movimenti studenteschi di sinistra e gradualmente incorporate nel sistema scolastico italiano: L'idea che la valutazione rigorosa sia un'ingiustizia sociale ha portato a un livellamento verso il basso delle competenze.
Conseguenze misurabili:
- Analfabetismo funzionale: Il 28% dei giovani italiani tra i 16 e i 25 anni è funzionalmente analfabeta (dati OCSE-PIAAC 2019)
- Skill mismatch: Il 33% dei laureati italiani lavora in posizioni che richiedono competenze inferiori a quelle acquisite, mentre il 38% delle imprese non trova personale con competenze adeguate (Unioncamere 2023)
- Fuga dei cervelli: Dal 2010 al 2023, oltre 250.000 laureati italiani sono emigrati all'estero, rappresentando una perdita netta di capitale umano qualificato di circa 15 miliardi di euro (Rapporto Svimez 2023)
Il deterioramento della qualità dell'istruzione non causa solo la fuga delle persone preparate, ma ha anche un impatto diretto sulla natalità: i giovani meno preparati hanno maggiori difficoltà a trovare lavori stabili e ben retribuiti, rinviando o rinunciando alla formazione di una famiglia.
Fonte: Rapporto OCSE-PIAAC 2019 https://www.oecd.org/skills/piaac/
- L'IDEOLOGIA GREEN E IL SUO IMPATTO SULLA NATALITÀ
Le politiche ambientali radicali hanno non poche volte presentato la riduzione della popolazione come obiettivo da imporre anziché come problema da risolvere, influenzando negativamente la percezione pubblica della natalità.
Il paradosso ecologista:
- Agenda 2030: Adottata durante l'amministrazione Obama e sostenuta in Italia particolarmente dai governi Renzi e Gentiloni (PD), sebbene nelle sue formulazioni ufficiali non preveda alcuna spinta esplicita alla denatalità, è stata reinterpretata nei fatti da una certa élite ideologica come un lasciapassare per scoraggiare la natalità. Infatti:
L'impatto culturale e psicologico sui giovani:
In un recente sondaggio condotto in Francia e Germania nel 2023, oltre il 40% dei giovani tra i 18 e i 30 anni ha dichiarato di non voler avere figli per motivi ambientali. L'Italia segue un trend simile, con una crescente percentuale di giovani che considerano l'astensione dalla riproduzione come una "scelta ecologica responsabile".
Politiche green che penalizzano le famiglie:
- Incentivi alla transizione ecologica (2021-2023): Enormi risorse destinate alla sostenibilità ambientale dal governo Draghi (con forte componente di sinistra e M5S) senza considerare le ripercussioni socio-economiche, a scapito di politiche familiari.
- Riforma della mobilità urbana: Restrizioni al traffico privato che penalizzano in particolare le famiglie con figli, costrette spesso all'uso dell'automobile, implementate soprattutto in comuni amministrati dal centro-sinistra (Milano, Bologna, Roma).
- Sovvenzioni all'industria verde: Priorità nei finanziamenti a settori "green" a discapito di settori tradizionali che offrono maggiore stabilità lavorativa, fondamentale per la pianificazione familiare. Queste politiche sono state particolarmente promosse dai governi Conte II e Draghi.
Fonti:
- The Guardian - "Young Europeans quit driving, have fewer children to save planet from climate crisis" (2023) https://www.theguardian.com/world/2023/oct/25/young-europeans-quit-driving-fewer-children-save-planet-climate-crisis
- France24 - "Overpopulation: The French people deciding not to have children to save the planet" (2021) https://www.france24.com/en/europe/20210711-overpopulation-the-french-people-deciding-not-to-have-children-to-save-the-planet
- Fertility, mortality, migration, and population scenarios for 195 countries and territories from 2017 to 2100: a forecasting analysis for the Global Burden of Disease Study, The Lancet, 2021, 396(10258): 1285-1306.
- L'IMMIGRAZIONE INCONTROLLATA E DEQUALIFICATA
A differenza di quanto suggerito da alcune analisi progressive, l'immigrazione incontrollata non può risolvere il problema demografico italiano, ma rischia anzi di aggravarlo. L'immigrazione è spesso presentata come una soluzione al calo delle nascite, ma questa visione ignora diverse realtà complesse.
Fallimento delle politiche migratorie attuali:
- Immigrazione non qualificata: Il 62% degli immigrati in Italia possiede un titolo di studio inferiore al diploma superiore, contro una media UE del 38% (Eurostat 2022). Questa situazione è il risultato di politiche di accoglienza indiscriminata promosse particolarmente dai governi Letta, Renzi e Gentiloni (PD).
- Decreti flussi inefficaci: I decreti flussi dal 2010 al 2023, promossi principalmente da governi di centro-sinistra (Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte II), hanno sistematicamente fallito nel selezionare immigrati in base alle reali necessità del mercato del lavoro.
- Costi di integrazione elevati: L'inserimento di immigrati non qualificati costa al sistema italiano circa 3 miliardi di euro annui, con un ritorno economico positivo solo dopo 12-15 anni (Rapporto Bankitalia 2021).
Impatto sull'occupazione e sui salari:
- I governi Renzi (2014-2016) e Gentiloni (2016-2018) hanno affrontato principalmente la gestione dell'emergenza migratoria nel Mediterraneo piuttosto che implementare politiche specifiche di inserimento lavorativo degli immigrati. Concorrenza sul welfare: Risorse destinate all'accoglienza e all'integrazione sottratte al sostegno alle famiglie italiane, particolarmente durante i governi Letta, Renzi e Conte II.
- Seconda generazione: I dati mostrano che i figli degli immigrati in Italia hanno tassi di abbandono scolastico superiori alla media e quindi non risolvono il problema delle competenze, nonostante le politiche di integrazione scolastica promosse dai ministri dell'istruzione di centro-sinistra (Fioroni, Profumo, Giannini, Fedeli). Fonte: ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) - Nel report "Identità e percorsi di integrazione delle seconde generazioni in Italia" (2020).
L'Illusione della Spinta Demografica:
- Collasso della Fertilità di Seconda Generazione: Studi recenti dimostrano che, sebbene le famiglie immigrate possano inizialmente avere tassi di fertilità più alti rispetto alla popolazione autoctona, questa tendenza si inverte rapidamente nel giro di una o due generazioni. Le nuove generazioni di immigrati, integrandosi nella società italiana, adottano stili di vita simili a quelli degli italiani, con conseguente calo del tasso di natalità. Dati ISTAT e di altre fonti demografiche europee confermano che, dopo un periodo iniziale di maggiore fecondità, i tassi di natalità delle famiglie immigrate convergono verso quelli della popolazione italiana, rendendo inefficace l'immigrazione come soluzione a lungo termine al calo demografico. Fonti: Max Planck Institute for Demographic Research - Diversi studi, tra cui quelli di Hill Kulu et al. (2019), hanno confermato la tendenza alla convergenza intergenerazionale dei comportamenti riproduttivi tra popolazioni immigrate e autoctone in Europa.
- Pressione sui Servizi: L'immigrazione non pianificata, soprattutto se non qualificata, può generare pressione sui servizi sociali, sanitari e scolastici, distraendo risorse che potrebbero essere utilizzate per sostenere la natalità tra le famiglie italiane. La difficoltà di integrare efficacemente gli immigrati nel mercato del lavoro e nella società può anche creare tensioni sociali che influenzano negativamente il clima generale e la percezione del futuro, disincentivando la procreazione.
Modelli alternativi:
- Modello giapponese: Il Giappone, con un calo demografico ancora più marcato dell'Italia, ha scelto la via dell'automazione e della robotizzazione anziché dell'immigrazione di massa, ottenendo risultati migliori in termini di produttività e coesione sociale.
- Sistema a punti: Canada e Australia selezionano gli immigrati in base a competenze, conoscenza della lingua e capacità di integrazione, con risultati positivi sia economici che demografici.
- Ungheria: Ha privilegiato politiche familiari mirate anziché l'immigrazione, invertendo la tendenza demografica negativa, grazie alle politiche del governo conservatore di Orbán.
Fonte: Rapporto Bankitalia sull'immigrazione (2021) https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/temi-discussione/2021/2021-1351/index.html
CONCLUSIONI: SOLUZIONI CONCRETE
Il superamento della crisi demografica italiana richiede un cambio di paradigma che abbandoni le ideologie "woke" e si concentri su misure concrete:
- Politiche familiari efficaci: Introduzione del quoziente familiare sul modello francese, sostegno economico significativo alle famiglie con figli, servizi per l'infanzia accessibili
- Riforma educativa fondata sul merito: Ripristino di valutazioni rigorose, valorizzazione dell'eccellenza, autonomia scolastica reale con responsabilizzazione dei risultati
- Riequilibrio delle politiche ambientali: Conciliare sostenibilità e natalità, abbandonando l'approccio ideologico che vede nella denatalità una soluzione ai problemi ambientali
- Immigrazione selettiva: Adozione di un sistema a punti sul modello canadese o australiano, che privilegi competenze professionali, conoscenza della lingua e capacità di integrazione
Solo abbandonando le ideologie che hanno contribuito a creare la crisi demografica sarà possibile invertire questa tendenza e garantire un futuro sostenibile al paese.