Ritratto di Cartesio di Frans Hals (1649)
Dubitare sempre, non credere. … sigh, purtroppo …
di Davide Torrielli
Preso spunto da una visione di un recente podcast di una giornalista e due brillanti ricercatori dell’università di Torino, ho dovuto, mio malgrado, constatare diversi aspetti della nostra contemporaneità: il primo, molto triste, è che mi ritrovo vecchio, nei modi di pensare, di approcciare l’informazione così come immaginare metodi di acculturamento; il secondo è che il credere, così com’era ai tempi del meteo di Bernacca, è definitivamente morto e sepolto.
La società nella quale siamo cresciuti era un insieme di individui simili ad una tribù felice, fatta da donne che pestavano il miglio sedute a terra per farne farina, cantando canzoni dei Ricchi e Poveri, mentre i pargoli scorrazzavano per casa scalzi urtando a destra e sinistra. L’uomo cacciatore tornava a casa dalla battuta di caccia stipendio, dalla Fiat con le mani sporche di grasso la sera, pronto per sedersi a tavola, di fronte all’immancabile telegiornale, una delle poche risorse di informazione, per non dire l’unica, insieme alla Stampa del bar.
La tribù riunita di fronte al Watt o Mivar del caso, rigorosamente a transistor, ascoltava quindi che iniziasse la predica dell’informazione, che essendo tale, era giusta, perché, lo dice il giornalista e quindi non si discute. Alla fine Rischiatutto, tele spenta, puntino al centro e tutti a nanna, felici.
Passati gli anni, il modo di fare e ricevere informazione cambia alla velocità della luce mandando in soffitta, o quasi, il giornalista scarruffato o la giornalista scollacciata che professavano verità indiscussa. Arriva la rete come un contenitore dal quale pescare informazione ma non basta: ora a maneggiare sul fondo del barile c’è IA che vomita notizie, suoni ed immagini sulle quali fare affidamento?
Come credere ormai a audio o video generati da Chat GPT che imita e scimmiotta umanità in modo incredibile, o meglio e purtroppo, troppo credibile!
Va da sé quindi che noi boccaloni, noi creduloni, siamo indifesi, impreparati a maneggiare tranelli e trick che farebbero fessi i migliori cervelli del MIT.
Siamo gli Inca con un sistema immunitario impreparato a ricevere virus e batteri nuovi, inoculati da insospettabili amici travestiti da tastiere.
Quale strumento quindi usare per non cadere nel tranello di una informazione non verificata e verificabile? Come fare per difendersi e far sì che il nostro cervello possa dotarsi di strumenti tali che ci consentano di autorizzare ad entrare solo notizie e concetti che siano reali, veri ed autentici?
Difficile dare una risposta univoca e risolutoria, che ci metta al riparo dai droni delle fake news, con sinistri pericoli per noi ed i nostri cari.
È un tema più che mai all’attenzione di chi ci lavora ma soprattutto, deve entrare a far parte delle nostre preoccupazioni quotidiane ed indurci a sviluppare un atteggiamento diverso, evoluto e e decisamente critico.
Qui ci vuole la Tachisospettina!
Se una volta la ricezione di una informazione era classificata come veicolo di verità e non necessitava di trincee culturali, ora no, cambia tutto e nostro malgrado, ciò che arriva deve essere invece allocato in una zona della nostra elaborazione assimilabile al purgatorio: in attesa di verifica. Niente è vero, niente è falso: tutto è in fase di verifica incrociata, in attesa di conferma. Il non credere in modo critico, prende il posto di una passiva omologazione delle informazioni che arrivavano. Lo ha detto la tv … era il mantra; peccato che … lo ha detto chat gpt non funzioni affatto!
Faticoso da matti.
Attrezzarsi per non soccombere, prepararsi per non cadere nel tranello!
Quindi per ora, giù di supposta.
Te sospetta!

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