Aggiornato al 02/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Sir Peter Blake (Dartford, UK - 1932) - London, Multi-Ethnic Crowd - 2010

 

Dalla multiculturalità all’interculturalità: verso un nuovo approccio umanistico  dell’interculturalità

di Eugenia P. Bitsani

 

1. La società multietnica e multiculturale di oggi

 

Gli attuali processi di globalizzazione determinano anche intensi processi migratori dal Sud del mondo e dall'Est europeo verso i paesi dell'Occidente "sviluppato". La presenza nei nostri paesi di uomini e donne provenienti dai paesi del Sud del mondo e dell'Est europeo sta lentamente modificando aspetti centrali della nostra vita: nel mondo del lavoro, negli insediamenti abitativi, nel confronto tra le fedi religiose, nei gusti e nei consumi, nel sistema dei media, nella scuola, tra le pareti domestiche, l'Italia anche come tanti paesi del sud Mediterraneo, è diventata una società multietnica. Siamo in presenza di un processo che incide su quella che lo storico Fernand Braudel avrebbe chiamato "la lunga durata" dei fenomeni storici, un evento né effimero né casuale che costringe la società italiana a ripensare se stessa, la propria tradizione culturale, il proprio status antropologico, il proprio futuro. Gli immigrati rappresentano la testimonianza vivente e sofferta delle crisi economiche, politiche, sociali, etniche, religiose, ambientali che dilaniano il pianeta in questo fine secolo. Questa nuova realtà multietnica e multiculturale pone problemi inediti sia sul versante economico-sociale, sia su quello culturale e formativo.

    Civiltà e identità sono potenziali forze le quali cambiano nel corso del tempo e si adattano alle circostanze. Sono anche forze complicate che includono componenti divergenti. Non è possibile incorporarle ed amalgamarle allo stesso livello, l’ identità individuale e collettiva, la più intima e sensibile, si riferisce alle origini di ognuno di noi.

    Tuttavia tutte e due le identità si formano tramite il contatto con gli altri, e questi contatti oggi a causa della globalizzazione si sono moltiplicati al massimo. Così si spiega l’ enfasi che si dà  alle particolarità e alla pluralità delle identità le quali rivendicano il proprio posto nella società. Oggi, la qualità della vita e la formazione degli indici relativi alla salute, all’ istituzione, cultura, qualità dell’ ambiente, economia, prevenzione e assicurazione sociale, partecipazione sociale e soddisfazione individuale, pubblica sicurezza, dipendono dalla convivenza.

Problemi che si riassumono nel seguente dilemma: se e come i governi dell'Unione Europea saranno capaci di un'integrazione dinamica, quindi né assimilatoria né ghettizzante, dei cittadini di diversa nazionalità. Qualsiasi politica di integrazione si accompagna ad interventi in campo formativo, necessari per costruire quelle diffuse basi culturali, senza le quali diviene impossibile ogni convivenza civile tra autoctoni e immigrati.

E' sempre più evidente, infatti, come tutte queste radicali modificazioni stiano incrinando anche i tradizionali modelli educativi dell'Occidente. E' da questo complesso di eventi e problemi che nasce la pedagogia interculturale, che comincia, anche in Grecia, a ricercare un proprio status autonomo.

Gli studi umanistici ci danno la possibilità di leggere attraverso lingue e culture diverse, in modo da comprendere la grande diversità di prospettive che esiste nel mondo. Come possiamo pensare di vivere assieme altrimenti, senza questa capacità di vedere oltre al qui e ora, di sentirci legati ad altri che non abbiamo mai conosciuto personalmente e di capire che condividiamo questo mondo in maniera simultaneamente durevole e pressante?”

Il contributo principale degli studi umanistici sia l’esercizio del giudizio critico, la capacità di leggere e interpretare testi di ogni genere, dalla televisione ai giornali ai nuovi media, ai manuali, agli scritti legali. Queste sono competenze assolutamente cruciali per una cittadinanza informata, senza le quali si perde la capacità di comprendere il mondo e di immaginare come poterlo migliorare. E, aggiungo, non c’è luogo migliore per acquisire giudizio critico che un corso di letteratura, dove ai giovani viene insegnato a interrogare un testo, a inserirlo in prospettiva storica, a confrontarlo con altri di natura opposta per stabilirne l’accuratezza e la validità.

 

  1. Verso un nuovo approccio umanistico dell’ interculturalità

 

     L’interculturale compone il prodotto di un’ azione reciproca in tutti i settori dell’ attività umana: quello religioso, politico, economico, educativo, tecnico, scientifico ed estetico. Lo studio dei diversi settori dell’attività umana aiuterà nella comprensione del processo storico. Le culture e l’interculturale in questo senso devono essere riportati ad un processo storico. C’è bisogno di segnalare l’importanza della disamina storica, la quale ci guiderà nella decifrazione delle procedure che hanno determinato le caratteristiche culturali, alla comprensione della determinazione geostorica e geopolitica tramite influenze reciproche che provengono da determinate condizioni storiche.

Ogni tradizione culturale si arricchisce grazie all'Incontro con altre culture, e la Multiculturalità fu la condizione normale di tutte le culture del passato.

L’eterogeneo e il complicato non si conciliano con gli studi descrittivi i quali non danno la dovuta considerazione ai cambiamenti delle trasformazioni alle violazioni, la formazione del sociale e culturale. Le descrizioni si basano su un frazionamento del reale. Quindi bisogna conservare il totale, il che rinvia al rifiuto di tutti quegli accostamenti sociali che vengono iscritti alla spiegazione e non alla comprensione. I presenti approcci vengono descritti su una prospettiva positivistica poiché rimangono allo studio descrittivo esplicativo (determinazione di una posizione o di un comportamento) includendo la persona in un gruppo e in una serie di spiegazioni e determinazioni culturali.

    Le ricerche descrittive si riferiscono ad un frazionamento del tessuto sociale: immigrati, di seconda generazione, Asiatici, Africani... Le ricerche descrittive portano alla comprensione delle procedure. Nel caso in cui ci riferiamo alle ricerche descrittive, la cultura prende un valore accusativo per spiegare per esempio un forte aumento di fenomeni di razzismo o di violenza (Schnapper, 1994). Questo porta all’introdurre il culturalismo nella pedagogia, psicologia, sociologia e non nel riconoscere la variabile culturale fra diverse varianti.

L’analisi interculturale si distingue dagli altri accostamenti culturali, o più precisamente dagli altri accostamenti culturalistici, quando essa  rimane multidimensionale. Ci interessa capire la multiformità culturale come processo e non come un totale di individuabili pluralismi. Questo significa che non ci avviamo verso la comprensione della multiformità accostandoci al frazionamento sistematico e dettagliato del corpo sociale: immigrati, giovani, seconda generazione.                            

    L’accostamento interculturale si oppone a una prospettiva oggettivistica e strutturalistica poiché è interessata alla produzione di cultura dallo stesso individuo, alle strategie che vengono sviluppate, senza tuttavia che l’ individuo prenda sempre coscienza di tutto ciò.

    Secondo la prospettiva ontologica, su cui si basa l’interculturale, la cultura non è una realtà sociale che possiamo capire in modo oggettivo, è un’esperienza di cui cercheremo di  ristrutturare il senso. Non ci riferiamo al soggetto come unità, ma ci riferiamo anzi all’internazionale che si collega con l’identità dialettica. Non ignoriamo le influenze e le culture dell’ambiente ma evidenziamo che le culture non esisterebbero se non ci fossero le persone attive che danno loro vita e le quali possono anche trasformarle.

  Concentrando l’attenzione sulle persone non si mira ad accentuare le teorie individualistiche, ma prendiamo in considerazione la rete dei soggetti in cui esso si inserisce. Il concetto dell’ influenza reciproca è importante per la determinazione della cultura e dell’ identità culturale.

 

“È un'utopia …, penseranno alcuni, ma pur sempre un'utopia necessaria, un'utopia vitale per uscire dal ciclo pericoloso che stiamo vivendo, fomentato dal cinismo o dalla rassegnazione".

 

 

Inserito il:18/03/2017 11:45:26
Ultimo aggiornamento:18/03/2017 12:33:10
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