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La cultura del senza
… a ruota libera
di Davide Torrielli
Formiconi affamati, negli ultimi anni, l’ossessione per un’alimentazione "sana" ha portato a un’esplosione di diete e prodotti “senza”: senza glutine, senza lattosio, senza zuccheri, senza grassi. Molte persone si affidano a queste scelte alimentari con la speranza di vivere una vita più lunga, di perdere peso, di evitare malattie o semplicemente di sentirsi meglio. Tuttavia, questa tendenza ha portato a un’esagerazione e a un’eccessiva semplificazione del rapporto con il cibo, che spesso sfocia in vere e proprie fobie alimentari e in un’industria commerciale che sfrutta tali paure a proprio vantaggio.
Gli scaffali dei supermercati oggi offrono un’ampia gamma di prodotti con etichette accattivanti: "gluten free", "sugar free", "low fat" e così via. Ma siamo sicuri che tutti questi prodotti siano effettivamente necessari? In realtà, molte delle persone che acquistano prodotti senza glutine o senza lattosio non soffrono di intolleranze alimentari. La celiachia, che richiede l’eliminazione totale del glutine, riguarda circa l’1% della popolazione mondiale, mentre l’intolleranza al lattosio può manifestarsi con diversi livelli di gravità.
La percezione comune è che i prodotti senza glutine e lattosio siano "più sani" e migliori per tutti, cosa che non ha alcuna base scientifica.
Questo pensiero estremo tende a semplificare il complesso mondo dell’alimentazione, dando l’illusione che eliminare certi nutrienti possa, di per sé, migliorare la salute. Molte persone finiscono per tagliare fuori dalla dieta elementi essenziali come i grassi, i carboidrati e persino alcuni zuccheri naturali, non rendendosi conto che ogni nutriente svolge una funzione specifica e fondamentale nel corpo, per non parlare dell’amatriciana!
Il marketing e i media alimentano la convinzione che certi alimenti siano nocivi per tutti, instillando così paure irrazionali. Emerge, così, una preoccupazione estrema per ogni ingrediente. Questa insicurezza è amplificata dal fenomeno noto come "ortoressia nervosa", una patologia legata all’ossessione per il cibo sano, che porta le persone a restringere sempre di più la propria dieta. Paradossalmente, questa ricerca di perfezione nutrizionale può causare più danni che benefici, portando a squilibri alimentari e carenze che incidono sulla salute fisica e mentale.
Gli esperti in nutrizione ribadiscono spesso che non è il singolo alimento o nutriente a determinare la nostra salute, ma il quadro complessivo della dieta. L’equilibrio è fondamentale, e una dieta varia e moderata è ciò che realmente aiuta a mantenere un buono stato di salute nel tempo.
Il mercato del “senza” è diventato estremamente redditizio. I produttori hanno fiutato l’opportunità di sfruttare il desiderio di salute della gente e hanno creato intere linee di prodotti privi di ingredienti "temuti", spesso a prezzi molto più alti dei loro equivalenti “normali”. Anche i prodotti senza grassi o senza zuccheri sono, a volte, arricchiti con additivi chimici, dolcificanti artificiali o grassi idrogenati che possono avere effetti negativi sulla salute. Questo solleva la domanda: quanto è davvero “sano” un alimento se per ottenere una certa consistenza o gusto viene riempito di sostanze artificiali?
Un altro problema con i prodotti dietetici è l’illusione di “licenza a mangiare di più”. Molte persone ritengono che, scegliendo un alimento "light", sia possibile consumarlo in grandi quantità senza conseguenze, dimenticando che ogni cibo ha un apporto calorico e che anche i grassi e gli zuccheri sono importanti in dosi equilibrate.
Invece di demonizzare certi alimenti, sarebbe più utile promuovere una cultura dell’equilibrio e della moderazione. Mangiare in modo sano non significa eliminare a priori determinati nutrienti, ma scegliere cibi di qualità e variare il più possibile. La dieta mediterranea, riconosciuta come una delle più sane al mondo, è un esempio di equilibrio: comprende una vasta gamma di alimenti, dai cereali ai legumi, dai grassi sani come l’olio d’oliva agli zuccheri naturali della frutta per non parlare della pasta!
Riscoprire una relazione più rilassata con il cibo non solo migliorerebbe la salute generale ma ridurrebbe anche lo stress associato al mangiare. Spesso dimentichiamo che il cibo ha anche un valore sociale e culturale, e che l’eccessiva restrizione può portare a una vita meno soddisfacente e piena di ansie.
La tendenza ad adottare diete “senza tutto” rappresenta una deriva preoccupante della nostra cultura alimentare, dove l’ossessione per la salute perfetta è alimentata da paure infondate e spinta da un’industria che approfitta di queste insicurezze. Senza nulla togliere all’importanza di adattare la propria alimentazione a bisogni specifici, come nel caso delle intolleranze o allergie, sarebbe auspicabile un approccio più razionale al cibo, che promuova il piacere della varietà e del buon senso piuttosto che il timore.
Il vero segreto per una buona salute non sta nel rinunciare a tutto, ma nel fare pace con il cibo e scegliere consapevolmente senza eccessi, anche un bicchiere di nebbiolo o un cucchiaio di Nutella fanno bene!
Prosit!