Linda Kegley (Palm Harbor, Florida, Contemporanea) – Bestfins Happy Hour
Happy hour
di Gianni Di Quattro
Quella che si chiama happy hour è nata in America tanti anni fa, si collocava dalle 5 alle 6 del pomeriggio, quando i colletti bianchi uscivano dalla schiavitù del lavoro e si prendevano una pausa che era appunto l’ora felice perché libera, prima di entrare nella schiavitù della famiglia.
Andavano al bar, nella penombra e con una dolce musica diffusa, a bere uno o due cocktail preparati da un barman che non solo doveva saperci fare con i liquori e con le possibilità di accoppiarli, ma doveva sapere ascoltare e comprendere quello che i clienti raccontavano. I clienti raccontavano i guai, i pensieri, le preoccupazioni perché avevano bisogno di parlare con qualcuno, di esternare sentimenti ed emozioni, ma non potevano farlo con un amico, un prete o un vicino perché non volevano giudizi di qualsiasi tipo e non volevano far sapere le ambasce od anche le gioie che in quel momento stavano attraversando la loro vita.
L’happy hour è stata il vero aiuto, l’ancora importante in una società proiettata a produrre, lavorare, guadagnare, comprare, comportarsi secondo standard assolutamente necessari per avere un lavoro, una famiglia, per ordinare al ristorante, per vivere in definitiva. Tutto questo mentre la classe ricca che si allargava sempre più, l’elite della società insomma andava dall’analista, senza il quale molti non riuscivano più a svolgere qualsiasi ruolo e ad avere qualsiasi rapporto.
Così l’happy hour, che è stata dunque una cosa importante e che si è estesa successivamente prima su tutto il continente americano e poi in Europa a cominciare dal mondo anglosassone, quello che non aveva il confessore che era invece l’analista barman del mondo cattolico. Ed il tema della confessione nel cattolicesimo è straordinario infatti, perché riesce a coniugare la necessità dell’uomo di essere aiutato a vivere da qualcuno che non ha alcuna relazione o interesse nei suoi riguardi e a cui, per pudore, paura, vergogna o altro, non aprirebbe la propria anima, con lo strumento di potere su tutti coloro che abbracciavano quella religione.
Ma i tempi cambiano sempre, l’impermanenza è nelle cose e guida lo scorrere del tempo.
Piano piano è cambiata la società che aveva inventato l’happy hour. Infatti, adesso si cambia famiglia anche spesso, si cambia lavoro ancora più spesso, ma si cambiano in continuo amici, si cercano amanti che servono per la passione, lo svago, il desiderio di evasione e che aiutano a superare le banalità, le schiavitù, i drammi della vita e che riescono ad offrire illusione e speranza. E gli amanti si possono cambiare spesso e impegnano per cercarli, coinvolgerli, gestirli, insomma completano la vita. Sono come il famosa barman della vecchia happy hour. Ma per alcuni anche molto di più!
Allora è rimasto il nome ed è cambiato il contenuto come spesso succede a tante cose della vita, anche importanti anzi forse perché importanti. Il marketing insegna che non si cambia un brand popolare anche se l’offerta in esso contenuta non ha niente a che fare con quello che era quando lo stesso è nato.
Dunque oggi l’happy hour è una piazza (l’agora del paese) dove ci si incontra senza bisogno di prendere un appuntamento, si parla, ci si presenta, si beve e si mangiano cose, ci si guarda e si cerca di capire che tipo di relazione si può avere con uno o con l’altro, si passa il tempo al di fuori del lavoro e al di fuori della famiglia. Non è più l’aiuto che si cerca in una società regolata e standardizzata, ma è qualcosa di più, il senso di essere, di esibire, il modo di cercare in una società multietnica, multiculturale e sempre più complessa.
Una società che non sa dove va, si affida alla tecnologia di cui è sempre più prigioniera, spera in un futuro ma non capisce da dove può venire, chiude gli occhi sugli orrori, cerca conforto nei sentimenti e nelle emozioni come l’amore, l’amicizia, la complicità umana che chiama come si chiamavano una volta ma che sono diversi da come erano. Esattamente come l’happy hour è diversa da come era.
Ecco perché l’happy hour o la hora feliz come dicono gli spagnoli è il motivo che accompagna l’evolversi della società e degli uomini che dentro vi vivono cambiando di continuo e rappresentando una importante chiave di interpretazione per capire questo cambiamento.