Aggiornato al 29/06/2025

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

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Democrazie vs. Autocrazie: il grande inganno della sinistra postmoderna

di Achille De Tommaso

 

Siamo davvero certi che le democrazie occidentali incarnino ancora la libertà, la giustizia e la superiorità morale rispetto alle autocrazie del nostro tempo? O ci stiamo raccontando una favola, mentre all’interno delle nostre stesse società democratiche si insinuano meccanismi autoritari sotto nuove spoglie ideologiche?

 

In questo scritto cerco di analizzare non solo la trasformazione delle democrazie liberali in sistemi di autocrazia culturale, ma anche il confronto concreto tra le democrazie attuali e le autocrazie attuali: chi difende oggi davvero la sovranità, l’identità e il merito? E dove si annida, paradossalmente, la repressione del pensiero?

***

I. Democrazia vs. Autocrazia: definizioni e realtà mutate

Democrazia, classicamente, è governo del popolo tramite suffragio, pluralismo, Stato di diritto, libertà d’opinione. Autocrazia è il potere concentrato in poche mani, senza controlli democratici. Tuttavia, nel XXI secolo, queste definizioni sono diventate ambigue:

  • Le democrazie liberali rischiano di diventare post-democrazie, dove il consenso è manipolato da élite mediatiche, economiche e accademiche;
  • Le autocrazie si presentano come modelli identitari alternativi, stabili e coesi, che difendono cultura e ordine.

II. Autocrazie oggi: tra repressione e coerenza identitaria

Paesi come Cina, Russia, Iran, Turchia, Emirati Arabi sono autocrazie nei fatti, ma ognuna con caratteristiche proprie:

  • Cina: modello tecnocratico-autoritario, sorveglianza totale, ma sviluppo economico e difesa dell’identità culturale.
  • Russia: centralizzazione del potere, ma forte retorica patriottica e cristiana.
  • Iran: teocrazia repressiva, ma con orgoglio nazionale e visione strategica.
  • Turchia: regime ibrido autoritario-islamico, ma con consenso interno e ambizione imperiale.

In tutti questi casi, il dissenso è represso, ma la narrazione pubblica è coerente con i valori fondativi della società. L’identità viene protetta, non decostruita.

IN QUESTI REGIMI E’ NOTO CHE LA LIBERTA’ DI PENSIERO E’ REPRESSA.


III. Le democrazie oggi: libertà formale, controllo ideologico

Le democrazie occidentali (USA, Canada, Francia, Germania, Italia) conservano le forme democratiche, ma spesso tradiscono lo spirito della democrazia:

  • La libertà di parola è sostituita da autocensura e cancel culture;
  • Il pluralismo ideologico è sostituito da un pensiero unico progressista;
  • La sovranità popolare è subordinata a organismi sovranazionali o a corti ideologizzate (v. UE);
  • La cultura è dominata da un’élite che promuove la fluidità, il relativismo, la colpa storica dell’Occidente.

Ne deriva un paradosso: le autocrazie difendono il loro sistema con coerenza; le democrazie occidentali, invece, si negano da sole, aggredendo le proprie radici in nome della colpa.

 

IN QUESTI REGIMI LA LIBERTA’ DI PENSIERO VIENE REPRESSA, MA CIO’ E’ DISSIMULATO

 


IV. Le radici ideologiche: comunismo, wokismo e Gramsci

Tutte le derive attuali affondano in un humus ideologico non rigettato: il comunismo. A differenza del nazismo, il comunismo non è stato condannato con forza.

  • Le falci e martello sono ancora legittime nei cortei;
  • Il Che Guevara è ancora un’icona pop;
  • Le vittime del comunismo (oltre 100 milioni) non hanno memoriali.

Dal comunismo si è passati al neomarxismo culturale, tramite pensatori come Gramsci, Marcuse, Adorno, Foucault. Le nuove battaglie ideologiche non sono più economiche, ma antropologiche:

  • Decostruzione della famiglia, della biologia, dell’identità nazionale;
  • Sostituzione della lotta di classe con la lotta razziale e di genere;
  • Rimozione del merito, colpevolizzazione della maggioranza.

V. L’Italia: egemonia culturale e autocrazia rossa

L’Italia è un caso esemplare. La sinistra ha perso il potere politico, ma cerca di mantenere (talvolta con la forza)  il potere culturale:

  • Magistratura schierata (es. Magistratura Democratica);
  • Sindacati ideologici, e mai riformati (dopo 50 anni di sindacati in Italia abbiamo il costo del lavoro più alto e gli stipendi più bassi a livello europeo)
  • Università in mano alla sinistra post-’68. Un rapporto fatto anni fa da ricercatori della Bocconi, riportava che per un professore e un giornalista fa “più figo” essere di sinistra.
  • RAI e media conformi a narrazioni uniche;
  • Le grandi Cooperative (LegaCoop, COOP, Unipol)
  • Case editrici che oscurano o censurano autori di destra; con librerie che espongono libri a testa in giù e festival del libro che non consentono il libero pensiero ad esponenti di destra.
  • Scuola che promuove, nell’insegnamento, antifascismo dogmatico e tace sui crimini del comunismo.
  • Arte: la maggior parte degli artisti deve essere di sinistra per lavorare. Ed esprimono spesso le loro idee in attività di comizio mischiate ad espressioni artistiche. La produzione di film piagnucolosi di migranti, e autobiografici, che nessuno va in sala a vedere, ma che hanno ottenuto lucrose sovvenzioni da governi di sinistra, sono un esempio limite.
  • Grandi aziende di stato e non (Olivetti, Benetton, Telecom Italia, STET, ENI, Enel,  Della Valle)  con direzioni di sinistra. Le nomine ai vertici sono spesso ricadute su manager in contiguità con ambienti progressisti. Ovviamente, i loro dipendenti vengono spesso scelti con motivazioni ideologiche.
  • Circoli “Culturali”

In questo sistema, chi propone un pensiero diverso è ostracizzato. Il dissenso non è discusso, ma delegittimato.


VI. Il terrorismo rosso: il volto armato della sinistra

Le Brigate Rosse, Prima Linea, Avanguardia Operaia hanno usato le armi per imporre l’ideologia comunista. Le “gambizzazioni” dei manager, l’uccisione di Aldo Moro e altri atti di violenza furono espressione di un odio ideologico mai del tutto ripudiato; ed appoggiato da giornali come l’UNITA’ (ho esperienza diretta e personale di questi fatti, anche quelli cruenti).

Ancora oggi, nei centri sociali e in certa accademia, quegli anni sono letti con ambiguità e simpatia. Nessuna sinistra ha mai chiesto scusa per aver nutrito quell’odio.


VII.  libertà, verità, nazione

Oggi chi si dice conservatore, patriota, cristiano, meritocratico è accusato di “fascismo”, ma anche di sovranismo e populismo; come se queste fossero offese. Ma, a mio parere, le idee da difendere sono proprio queste:

  • La libertà vera, contro l’imposizione di ideologie;
  • La democrazia partecipata, contro l’élitismo tecnocratico ed economico;
  • L’identità culturale e nazionale, contro il nichilismo cosmopolita e globalizzante;
  • Il pluralismo, contro il pensiero unico.

 

CHI LE COMBATTE IN NOME DELL’ANTIFASCISMO IDEOLOGICO, DIFENDE IN REALTÀ UN’AUTORITÀ CULTURALE NON ELETTA.

 


Conclusione

E’ sbagliato cercare l’autocrazia in Cina, o in Russia.

Democrazia e autocrazia non sono più categorie geografiche. Sono modelli antropologici. L’autocrazia moderna si maschera furbescamente da democrazia per controllare menti e parole. La democrazia autentica, invece, oggi è portata avanti proprio da chi rifiuta il conformismo, la censura e la manipolazione della storia.

Il vero pericolo non è Mosca o Pechino: è Milano, Parigi, Bruxelles, New York, quando diventano capitali della colonizzazione ideologica.

Il vero inganno non è nei regimi autoritari che si mostrano per ciò che sono e quindi sono più facilmente contrastabili. È nell’autocrazia, che spesso ha il forte potere dei soldi, che parla il linguaggio della libertà, ma ne nega la sostanza.

 

Inserito il:28/06/2025 10:17:52
Ultimo aggiornamento:28/06/2025 10:23:19
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