Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Pierre-Jules Jollivet (Parigi, 1794-1871) - Bataille d’Agnadel (1837)

Dato l’avvicinarsi di scadenze elettorali confermiamo che Nel Futuro pubblica nella sezione Politica le opinioni espresse dai diversi Autori senza ovviamente alcuna forma di censura, ribadendo peraltro, come in passato, che queste non necessariamente significano accordo da parte dell’intera Redazione di Nel Futuro.

 

Discorsi dalla prima deca di Tito Livio – (Nicolò Machiavelli)

di Mauro Lanzi

 

Nel 1508 un papa ligure, alto, burbero, sifilitico (morirà di questo male), che una certa storiografia neoguelfa ci ha gabellato come un difensore dell’Italia contro i ”barbari”, Giulio II, costituisce la “Lega di Cambrai” in funzione antiveneziana: alla Lega aderiscono Francia, Spagna, Impero, uniti solo dall’avidità per un ricco bottino.

Il confronto è impari, l’esercito veneziano viene sconfitto nella battaglia di Agnadello (1509); Venezia stessa rischia di scomparire, si salva solo per l’eroica difesa degli abitanti di Verona, Treviso ed altre roccaforti capaci di resistere per mesi all’assedio di forze preponderanti.

Venezia sopravvive, ma l’unico stato italiano capace di confrontarsi alla pari con le maggiori potenze straniere viene umiliato e ridotto di rango, per soddisfare le pretese del potere temporale della Chiesa.

Vale la pena rileggere il commento che questi eventi suggeriscono ad un osservatore contemporaneo, Nicolò Machiavelli, (Discorsi dalla prima deca di Tito Livio).

«Alcuna provincia non fu mai unita o felice, se la non viene tutta alla ubbidienza d'una repubblica o d'uno principe, come è avvenuto alla Francia ed alla Spagna. E la cagione che la Italia non sia in quel medesimo termine, né abbia anch'ella o una repubblica o uno principe che la governi, è solamente la Chiesa: perché, avendovi quella abitato e tenuto imperio temporale, non è stata sì potente né di tanta virtù che abbia potuto occupare la tirannide d'Italia e farsene principe; e non è stata dall'altra parte sì debole che, per paura di non perdere il dominio delle sue cose temporali, la non abbia potuto convocare un potente che la difenda contro a quello che in Italia fusse divenuto troppo potente; come si è veduto anticamente per assai esperienze, quando mediante Carlo Magno la ne cacciò i Longobardi, ch'erano già quasi re di tutta Italia; e quando ne' tempi nostri ella tolse la potenza a' Viniziani con l'aiuto di Francia; di poi ne cacciò i Franciosi con 1'aiuto de' Svizzeri. Non essendo dunque stata la Chiesa potente da potere occupare l'Italia, né avendo permesso che un altro la occupi, è stata cagione che la non è potuta venire sotto uno capo ma è stata sotto più principi e signori, da' quali è nata tanta disunione e tanta debolezza, che la si è condotta a essere stata preda non solamente di barbari potenti ma di qualunque la assalta.

Parole di una lucidità che desta impressione; dieci, forse dodici secoli di storia italiana si rispecchiano in queste considerazioni.

Ancora oggi, un paese diviso tra principi e signori, partiti, Confindustria, sindacati, con al centro della politica nazionale ancora e sempre una Chiesa, forse in declino, ma tuttora capace di condizionare qualunque esecutivo, si appresta, dopo il 4 marzo, ad entrare, secondo ogni ragionevole previsione, in un periodo di instabilità ed incertezza, essendo quasi certamente privo di una maggioranza sicura, di un governo autorevole e rappresentativo.

Uno scenario che non manca di evocare immagini di disunione e debolezza.

Tanta disunione e tanta debolezza che ci conducono ad essere preda non solamente di barbari potenti, ma di qualunque ci assalta.

Raiders e migranti inclusi.

 

Inserito il:23/02/2018 13:26:48
Ultimo aggiornamento:23/02/2018 13:39:36
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