Un quotidiano tedesco squarcia l'illusione sulla guerra in Ucraina
di Achille De Tommaso
È una triste realtà: ottenere un'informazione onesta e bilanciata sull'andamento della guerra in Ucraina è diventato un esercizio di archeologia mediatica. Come si usa dire: “la verità è la prima vittima di una guerra”; essa viene avvolta da una nebbia fitta di propaganda speculare, giustificata da entrambi i fronti con la retorica della "sicurezza nazionale".
A Mosca, ogni racconto che non celebri il "successo militare" viene liquidato come antipatriottico e sanzionato; a Kiev, ogni notizia che possa minare il morale delle truppe o la fiducia nel comando viene sapientemente filtrata o proibita. Il risultato è un conflitto combattuto non solo nelle trincee e sui cieli, ma anche nel racconto: noi, cittadini europei, siamo ridotti a spettatori confusi di una guerra frammentata, raccontata a capitoli alterni, dove la retorica dell'eroismo copre spesso la stanchezza e la ritirata.
Il Dramma di Pokrowsk: La Voce Scomoda del Bild
In questo scenario di reticenza e oscurità, la luce più cruda e inattesa arriva da un'analisi pubblicata dal quotidiano tedesco Bild. Pur essendo un pilastro del mainstream europeo, e finora un convinto sostenitore della causa ucraina, il giornale ha rotto gli schemi, scegliendo il realismo geopolitico anziché le rassicurazioni.
Data di pubblicazione 05 novembre 2025, ore 11:26. bild.de
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Il reportage, firmato dai veterani di guerra Paul Ronzheimer e Julian Röpcke, non usa mezzi termini per descrivere la situazione nel Donbas, in particolare nell'area industriale tra Pokrowsk e Myrnohrad.
Secondo le loro drammatiche testimonianze, l'Ucraina si trova in una fase di serissima difficoltà operativa. L'avanzata russa sta tessendo una manovra di accerchiamento che potrebbe rivelarsi fatale, intrappolando migliaia di soldati. Se completata, questa potrebbe segnare la più grande sconfitta tattica per Kiev dal 2022.
Le fonti citate da Bild—definite "molteplici e di alto livello" all'interno delle forze armate e dei servizi di intelligence ucraini—hanno espresso una preoccupazione concreta per un imminente collasso del fronte orientale. Il linguaggio è privo di ambiguità: non si parla di semplice "arretramento", ma di "große Niederlage" — "una grande sconfitta".
Il Dilemma di Zelensky: Politica contro Strategia
La parte più delicata del reportage tedesco scava nelle scelte politiche di Kiev. Diverse fonti interne accuserebbero direttamente il Presidente Volodymyr Zelensky di aver ritardato l'ordine di ritirata, sacrificando vantaggi strategici in nome della propaganda e della tenuta morale.
“Ci difendiamo eroicamente, diciamo che la Russia è in difficoltà, ma poi siamo costretti a ritirarci. È sempre lo stesso schema,” avrebbe confessato, in forma anonima, un ufficiale ucraino, rivelando una profonda frustrazione nei comandi di campo.
Dietro i comunicati ufficiali ottimistici, i rapporti interni all'esercito descriverebbero un pessimismo crescente. L'impiego di reparti di ricognizione leggera per la difesa urbana, al posto di unità corazzate, è interpretato come il segnale che la battaglia è ormai irrimediabilmente compromessa.
Secondo le fonti interne ucraine citate dal quotidiano, nel governo di Kiev cresce la preoccupazione che una sconfitta nel Donbass, o anche solo il segnale di un arretramento visibile, possa minare la fiducia dei partner occidentali, in particolare degli Stati Uniti. L’articolo aggiunge che, dopo il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, l’appoggio americano all’Ucraina viene percepito come molto più incerto, e che ogni segnale di debolezza potrebbe accelerare un ridimensionamento del sostegno politico e militare.
Il Logoramento Occidentale e il Segnale d'Allarme
Il reportage si conclude con un bilancio amaro: anche in assenza di un crollo immediato, le difese ucraine si stanno consumando, mentre la Russia riesce a ruotare i reparti, rifornire le linee e consolidare la sua posizione. L'Ucraina, pur conservando la sua narrazione eroica, appare sempre più isolata e stanca, impegnata in una guerra di logoramento che non può vincere da sola.
Il vero valore di questo articolo del Bild non risiede solo nelle sue allarmanti conclusioni militari, ma nel fatto stesso che un influente giornale europeo ne abbia autorizzato la pubblicazione. È un atto che fotografa una fase di disincanto collettivo in Occidente.
L'eroe del 2022, Zelensky, oggi si trova intrappolato in un doppio assedio: quello militare russo sul campo e quello, più sottile, della stanchezza dei suoi alleati.
- In Europa, cresce la fatica economica e la percezione di una guerra "senza fine", alimentando la tentazione di cercare un compromesso con Mosca.
- Negli Stati Uniti, l'attenzione strategica si sposta sempre più verso il Pacifico, mentre il dibattito interno minaccia i flussi di aiuti.
Ogni decisione di Zelensky diventa un atto di equilibrio precario: ritirarsi significa apparire sconfitto; resistere, rischiare la distruzione dell'esercito. Questa logica ricorda dolorosamente l'episodio di Bakhmut: un sacrificio simbolico per una città che era inevitabilmente destinata a cadere; e cadde, al costo di migliaia di vite.
Il reportage di Bild non è un attacco personale al Presidente ucraino, ma un segnale d'allarme politico e culturale. Il vero fronte di questa guerra, oggi, è la percezione. La "grande sconfitta" non si misura in chilometri quadrati, ma nella perdita di fiducia e nella crescente convinzione che la guerra non possa essere vinta, ma debba essere chiusa. E forse che doveva non essere aperta.
Pokrowsk e Myrnohrad, così, diventano il simbolo di un assedio che non è solo militare, ma anche psicologico, in cui il confine tra diritti internazionali, coraggio e ostinazione, è stato tragicamente superato. Nella realtà: quando la guerra smette di essere una scelta e diventa una routine, la storia ha già iniziato a voltare pagina.

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