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Referendum
di Davide Torrielli
Dedico questo pezzo al mio amico Armando.
Che il nostro popolo di santi, navigatori, allenatori ed influencers sia un esempio di commistione masochista forse lo sapevamo già, ma in occasione dell’ultima tornata referendaria abbiamo sancito tale appartenenza di classe.
Ho infatti potuto raccogliere, nelle ultime settimane, deliranti dichiarazioni di ipotetiche strategie demolitorie suppostamente sottese a minare il referendum stesso facendo venire a mancare il quorum, necessario a convalida del voto.
Vero è che i nostri rappresentanti al governo ed in parlamento hanno dato sfoggio della profonda conoscenza costituzionale, assegnando al numero 48, non tanto il riferimento dell’articolo che prevede il voto come dovere civico, ma probabilmente una delle seguenti interpretazioni:
- "48? È l'età in cui ti accorgi che il colesterolo ha più amici di te."
Nella saggezza popolare, il 48 potrebbe rappresentare l’inizio della “decadenza”, l’età in cui cominciano i primi veri acciacchi… e ti servono più analisi che vacanze.
- È il numero delle rogne che ti capitano in un mese se ti svegli col piede storto il primo giorno. Tipica esagerazione popolare: il 48 come simbolo di sfiga moltiplicata, un po’ come dire "un casino che non finisce più".
- "48? Come i minuti che aspetti il bus che doveva arrivare alle 8:15."
qui il numero diventa simbolo dell’attesa infinita e del disagio urbano. Perfetto per chi vive nelle grandi città.
- "48? Ma non era il numero della rivolta?"
Riferimento confuso ma molto popolare alle Cinque Giornate di Milano del 1848 o ai moti rivoluzionari del '48. In pratica: “Succede il quarantotto!” = grande casino, caos totale.
- "48? Lì capisci che sei più vicino alla pensione che al sabato sera."
Commento da barbiere o da circolo: il 48 come spartiacque esistenziale tra giovinezza e “invecchitudine”.
… e invece parliamo di un articolo costituzionale, scritto da chi andava in parlamento in bici per uniformarsi alla gente, politici veri, che sapevano quanto costa il voto, di qualsiasi natura esso sia, politico, amministrativo, comunale o referendario.
Oggi invitano all’astensione, a dare ascolto alle lasagne della nonna, al divano, alla play station o alla immancabile presenza allo stadio a gridare parolacce.
Questa sarebbe strategia consapevole di contribuire all’affossamento della consultazione per mezzo della propria assenza?
A contributo, è interessante accoppiare i dati delle percentuali di voto a quelle dell’abbandono scolastico, della presenza di N.E.E.T: se trascuriamo l’estremo far est italiano dove lì non sono italiani, per il resto, le percentuali viaggiano in modo del tutto inversamente proporzionale, ovvero dove meno si è votato, più alta è la percentuale di questi disagi, con buona pace di chi in Piemonte è stato a casa.
Il voto è uno strumento costato sangue e tanto; va usato sempre, con qualsiasi finalità.
Non sputiamo sui corpi dei nostri avi.
Te votas.