Magdalena Frohnsdorff (born in Poland, living in Saudi Arabia) - Hong Kong
L’agonia di Hong Kong
di Vincenzo Rampolla
In cinese cantonese Hong Kong è il porto profumato e l’aria che tira oggi sulle rive non è più quella di ieri, né di un mese fa. Sconcerto, disperazione, tristezza da parte dell’Alleanza per i Movimenti patriottici e democratici in Cina.Violenza, soprusi, brutalità nei ranghi del Partito Comunista Cinese (PCC).
Chris Patten, ultimo Governatore britannico di Hong Kong (HK) ricorda: HK rappresenta tutto ciò che i cinesi odiano di più al mondo: democrazia, libertà di stampa e di espressione, tutela dei diritti umani e un sistema giudiziario garantista, per questo la Cina ha tradito HK. Nuovo corso di Pechino, sempre più aggressivo. Mano di ferro, forte del peso geopolitico sullo scacchiere globale e incurante delle conseguenze diplomatiche del suo agire. Non intendiamo arretrare di un passo - dice un gerarca del PCC - la Cina non è in difficoltà per le accuse e le richieste di indagini su origine e gestione della pandemia e non cederà o limiterà il suo controllo su un solo centimetro quadrato del territorio cinese che comprende HK e Taiwan. Funesta l’allusione a Taiwan. Prossimo bersaglio? Richiama lo spettro di una nuova Tienanmen. Il 4 giugno per la prima volta da 30 anni vietatissime le manifestazioni per ricordare lo scempio. Nonostante il divieto, gli organizzatori prevedono l’ingresso a Victoria Park a gruppi di 8, secondo le norme di distanza, invitati tutti a accendere candele nella città o lumini virtuali sui social. Nessun agente in azione. Nessun arresto. Massima tensione.
Quando si sono guastati i rapporti tra Cina e HK?
Nel 2012, con Xi Jinping (Xi) innalzato a leader supremo della Cina. La sua ascesa coincide con la scelta dell'impopolare C.Y. Leung a Capo esecutivo di HK. Sotto Xi, il PCC annulla i passi avanti fatti per separare il ruolo del PCC da quello del Governo. Il PCC ripristina ovunque il controllo e reprime più severamente le attività dissidenti, tra cui le neonate organizzazioni della società civile e contrae le risorse legali destinate ai cittadini accusati di reati politici. Con Xi un milione di ujguri musulmani dello Xinjiang sono incarcerati e scatta la distruzione dei loro luoghi di culto. HK è sotto pressione. Xi esaspera la gestione, introduce l'Ufficio di Collegamento, interviene senza remore nell'amministrazione del territorio. Nelle scuole introduce un’educazione civica mirata interamente a promuovere l'ideologia comunista, suscita un coro di proteste tra educatori e studenti. Non contento, Xi ordina a agenti delle forze speciali di sequestrare libri e riviste di editori e librai di HK non graditi ai papaveri della nomenclatura cinese.
Dalla consegna britannica nel 1997, HK è stata governata dalla Legge fondamentale un Paese, due sistemi, costituzione effettiva per la città e dichiarazione congiunta registrata all’ONU e elevata a trattato internazionale: l'art. 5 garantisce la validità fino al 2047, ovvero la legge britannica rimarrà fondamentale a HK, anche se Pechino ne controlla la politica estera e la difesa. L'accordo è stato firmato quando la Cina non era la superpotenza di oggi e la pazienza di Pechino non tiene più. È la svolta del potere 23 anni dopo. Xi sfrutta la crisi mondiale legata all'emergenza sanitaria per imporre nuove leggi draconiane in materia di sicurezza. Di fatto l'accordo è stato cancellato. Perché negli ultimi mesi si è parlato solo di coronavirus? Chi mai si è preso la briga di discutere delle proteste che hanno agitato la città?
Nel 2017 Leung cede il ruolo di Capo esecutivo di HK alla lady Carrie Lam, devota paladina del regime, chiara mossa con cui Xi esclude il dialogo con i dissidenti. Alcuni attivisti avanzano richieste estreme, tra cui l'autodeterminazione e si spingono fino all'indipendenza di HK. Giocano a favore dei sostenitori della linea dura del PCC e indeboliscono il sostegno ai cambiamenti auspicati dai fautori della democrazia. Il Governo, su pressione di Pechino, trama per privare del loro mandato i legislatori eletti e si trincera dietro scuse puerili per impedire al democratico J.Wong di candidarsi.
In questo scenario, nel marzo 2019 si amplificano i disordini e a giugno si incupiscono. Causa scatenante è il parere del Governo territoriale di consentire l'estradizione in Cina di persone sospettate di reati. Tutto questo mentre il governo di HK e i Signori di Pechino evitano di rispondere alle diffuse preoccupazioni sociali, come gli elevati costi degli alloggi. Il risultato a novembre delle elezioni del nuovo Consiglio Municipale ribalta le previsioni di Xi: con affluenza record, il movimento pro-democrazia ottiene il controllo di 17 su 18 consigli della città e triplica la sua rappresentanza. I partiti filo-cinesi crollano e perdono più dei loro 240 seggi su 300. Pronto intervento di Luo Huining nuovo Direttore dell'Ufficio di collegamento. All’arrivo a HK subito declama: HK deve ripartire sul binario giusto. Se si vuole salvare la sua posizione vanno imposte nuove leggi sulla sicurezza. È essenziale che il PCC rinnovi il proprio impegno verso la Dichiarazione congiunta e la formula un Paese, due sistemi. HK ha bisogno di una massiccia dose di “educazione patriottica” e coloro che vivono nella “Nuova Cina” sono invitati a aderire all'unità in nome dell'amore per il partito, il socialismo e il paese. Anche a HK il popolo deve impegnarsi a rafforzare l'educazione alla sicurezza e alla difesa nazionali.
Pesanti reazioni. Proteste ingigantite e movimento degli ombrelli gialli per difendersi contro gas e spray urticanti trasformato e proiettato con vigore e fermezza alla difesa della libertà di HK. Il popolo ha passato i limiti. È sfida diretta al Governo e Xi e le falangi del PCC passano all’azione. È tempo di regolare i conti.
A fine maggio 2020, il National People's Congress (NPC), per volere della Direzione del PCC vota in modo schiacciante l’imposizione di una legge sulla sicurezza nazionale per HK, contro l'art. 23 della Legge Fondamentale che autorizza il Governo di HK a promulgare la propria. Il nuovo editto raggira il Consiglio legislativo di HK, in combutta con il Governo di parte della città-stato che attua il diktat di Pechino. Forzatamente vaga la nuova legge definisce però in modo chiarissimo il comportamento criminale: qualsiasi atto o attività che metta seriamente in pericolo la sicurezza nazionale.
Pechino mette in ginocchio l'autonomia di HK. Il 28 maggio 2020 l'Assemblea Nazionale del Popolo, con 2.878 voti favorevoli, 1 contrario e 6 astenuti approva la risoluzione che attraverso il suo Comitato Permanente le dà mandato di redigere una legge sulla sicurezza nazionale di HK. Messaggio di forza da parte di Pechino non solo nei confronti della protesta di HK ma anche verso la comunità internazionale e gli Usa. Il Segretario di Stato Usa Mike Pompeo certifica di fronte al Congresso americano che l'alto grado di autonomia di HK non esiste più, dichiarazione che apre la strada a sanzioni nei confronti della Cina. Ipso facto il concetto viene ribadito da una nota congiunta dei ministeri degli Esteri di Gran Bretagna, Canada, Australia e Usa, che parlano di violazione diretta degli obblighi internazionali. E Pechino procede imperterrita: È una questione tutta interna… non ficcate il naso nei nostri affari! Il Global Times ironizza: È finita l'epoca in cui Washington poteva spaventare la Cina. La risoluzione approvata dà il via all'iter procedurale e dà mandato al Comitato permanente dell'Assemblea di approvare una o più leggi per impedire, fermare e punire ogni atto o attività che metta in pericolo la sicurezza nazionale, come separatismo, sovversione del potere dello Stato, terrorismo o attività di forze straniere che interferiscono negli affari di HK. Le leggi verranno applicate direttamente per promulgazione, cioè ignorando bellamente il parlamento locale. L’editto prevede inoltre che per la prima volta organi delle fatidiche forze di sicurezza statali cinesi aprano una base a HK e venga installato un presidio per intimare la presa di potere della Cina. Al Comitato permanente dell'Assemblea è affidata la redazione della legge. In un paio di mesi l'iter può essere chiuso. Il Governo di HK, messo in piedi da Pechino e fedele alle autorità comuniste, non può che recepirla e chinare il capo. Durante la tradizionale conferenza stampa al termine delle Due Sessioni, il premier Li Keqiang ha chiarito che Pechino resta fedele a un Paese, due sistemi. Messaggio chiaro. Cosa concede Pechino alla città dissidente? Nulla. Ribadisce il controllo sulla propria provincia autonoma e dà la risposta alle proteste per il suffragio universale. A rafforzare il messaggio, massiccia ondata di arresti, 360 martedì 16 giugno. Con la risoluzione in vigore tutte le proteste del 2019 verrebbero classificate come atti di sedizione, non più di ribellione e i manifestanti sarebbero processati come tali. Gli attivisti pro democrazia sono pronti a nuove manifestazioni. Dagli Usa, si registra la dichiarazione del 17 giugno del segretario di Stato M.Pompeo all’incontro bilaterale Usa-Cina alle Hawai: Se le libertà politiche di HK non sono rispettate, Washington valuterà la revoca di quello status speciale che consente alla città di prosperare come centro finanziario internazionale, colpendo perciò anche Pechino.
Che può fare il pianeta dopo l’arrogante presa di potere della Cina? Il Regno Unito, volitivo, accoglierà gli immigrati da HK e eliminerà la sua rete 5G dalle grinfie di Huawei. Ha persino annunciato che estenderà a oltre 3 milioni di residenti di HK un visto di un anno rinnovabile e l'eventuale possibilità di ottenere la cittadinanza britannica. Gli Usa concludono che nel tempo non considereranno più HK come una regione autonoma separata, erodendo lo speciale stato commerciale con gli Usa e trasformandolo in un futuro diverso. Donald ha annunciato sanzioni contro i leader cinesi responsabili della legge sulla sicurezza nazionale a HK. Gli Usa e il Regno Unito hanno cercato di convocare una riunione del Consiglio di Sicurezza ONU per affrontare la questione. La Cina lo ha impedito. I governi di Usa, Gran Bretagna, Australia e Canada hanno poi rilasciato una dichiarazione congiunta. L'UE, comme d’habitude, non ha fatto e non farà nulla. Il tradimento maggiore viene proprio dall'Europa. Sta semplicemente permettendo alla Cina di annientare e sottomettere il suo ultimo avamposto di libertà. L'alto rappresentante dell'UE per gli Affari Esteri, Josep Borrell, ha escluso sanzioni contro la Cina. La decisione dell'UE di non usare la sua leva finanziaria come il più grande blocco commerciale del mondo è in netto contrasto con gli Usa, che minaccia le misure commerciali se Pechino procede con l'imposizione di leggi sulla sicurezza nazionale - riferisce un organo officiale. In Francia il Ministro degli Esteri ha ammonito che l'Europa non deve lasciarsi trasportare da uno scontro tra Usa e Cina e che va evitata una nuova guerra fredda. L'Europa si illude sulla Cina. La Cina è un predatore e l'Europa è la sua preda, ha rilevato un analista. Una politica che isoli la Cina non è nell'interesse della Germania o dell'Europa, ha detto in Germania il Presidente della Commissione Affari Esteri.
Anche il Vaticano si è espresso. Tace. Così parla J. Zen vescovo di HK: Mi dispiace dire che non abbiamo nulla da aspettarci dal Vaticano. In questi ultimi anni, non hanno mai detto nulla per rimproverare la Cina per la loro persecuzione. Hanno consegnato la Chiesa all'autorità cinese. Siamo alla fine di un lungo processo di resa. Intanto Civiltà Cattolica dei gesuiti ha appena diffuso urbi et orbi la nuova edizione in cinese della sua rivista. Squallido salamelecco partorito da una sempre più cieca diplomazia vaticana.
A Pechino, i baroni del PCC dicono: Felicemente nell’abbraccio della madrepatria. Altri li attaccano per la consegna di 7,5 milioni di persone vissute finora in un clima di relativa libertà nelle mani dell’ultima grande tirannia del mondo. Gente fuggita dalla Cina per evitare la fame o la dittatura, che aveva trovato un dominus coloniale per il sogno di ogni emigrato: un barlume di libertà. Nel teatro della legalità coloniale e dell’ordine, i manovali cinesi i ku-li arrivati come forza amara e rimasti tali, insieme a quelli divenuti miliardari, avevano fatto di HK una città unica al mondo. Diventerà un'altra città cinese.
(consultazione: opinion – j.hulsman - city a.m; libero.it; f.santelli la repubblica; terzani, corriere della sera; project-syndicate.org, chris patten, oxford; south china morning post)