Francesco Caltagirone (Palermo, Contemporaneo) - Piazza Pretoria
Il PD, non solo Renzi, verso le sconfitte
di Massimo Biondi
E’ scontato che il PD avrà risultati pessimi in Sicilia – elezioni amministrative – e quanto meno deludenti alle politiche 2018. Potrebbe diventare il terzo polo. Verrà accusato Renzi, ovviamente, ne verrà chiesta la testa, ma personalmente vedo tre cause ben più rilevanti dei suoi errori e delle sue negatività caratteriali: l’identificazione PD-Governo, i postumi del referendum e la crisi della sinistra.
Chi governa perde le elezioni. Finora è andata così e non pare che la tradizione stia per arrestarsi. In Sicilia la gestione Crocetta non è da vantare e sul piano nazionale – dove pure del buono c’è stato, perfino in economia – siamo sempre al piove governo ladro. L’elettorato considera che dal 2011 il PD sia stato “il” governo, quello che ha fatto piovere. La precarietà delle maggioranze e i compromessi da coalizione sono pensieri che non vanno nelle urne.
Il referendum del 4 dicembre ha creato entusiasmi in una parte dell’elettorato, minoritaria, ma ha lasciato forte ostilità e non scomparsi timori nell’altra, soprattutto in quanti hanno visto messa in dubbio dal furore riformatore la stabilità di situazioni anche personali che intendono difendere. Penso in particolare ai dipendenti pubblici – amministrazioni locali, scuola, burocrazia statale e parastatale, magistratura – e a quelli privati che beneficiano di contratti pre jobs act, cioè con articolo 18. E anche il referendum, come il governo, sono identificati con Renzi e il PD.
La sinistra infine non tira più, è in crisi, dal più al meno, dovunque si voti. E il PD è sinistra, per storia, per cultura, per autoaffermazione e per collocazione internazionale.
Vero che le sinistre sono molto numerose, da Obama a Corbyn, ma il fattore comune è che sono considerate - e si considerano - la forza più impegnata nel contrasto delle disuguaglianze. Poiché però le disuguaglianze si approfondiscono non è sorprendente che si diffonda l’opinione che la sinistra non funziona più, in nessuna delle sue espressioni.
E’ quando le cose vanno bene, nell’economia capitalista, che la sinistra riscuote buoni dividendi elettorali promuovendo politiche per la ridistribuzione della ricchezza, a favore del welfare e dei più deboli, fossero anche di immigrazione. Ora però non è quel tempo. C’è poco da ridistribuire, nessuno riesce a contrastare l’impoverimento dei poveri e l’arricchimento dei ricchi, perciò non sembrerebbe il momento migliore per la sinistra.
Forse è così, che quando il capitalismo arranca la sinistra soffre.
Tutto considerato perciò credo che Renzi potrà essere più vittima che artefice delle prossime sconfitte e naturalmente non credo affatto che il suo neo-populismo potrà modificare il quadro.