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A proposito di Giorgia
di Ruggero Cerizza
A margine dei commenti generati dallo scritto “… ho le orecchie che sanguinano, Giorgia!”, vi propongo la mia breve considerazione.
Preliminarmente mi è utile ricordare che il nostro ordinamento prevede:
- Vilipendio alle istituzioni, è un reato previsto dall'articolo 290 del codice penale italiano che consiste nell'offendere pubblicamente la Repubblica, le assemblee legislative, il Governo, la Corte Costituzionale o l'Ordine giudiziario.
- Obbligatorietà dell'azione penale, cioè il Pubblico Ministero è tenuto a mettere in moto l'attività di indagine ogni volta venga a conoscenza di una notizia di reato ed in qualsiasi modo gli derivi questa conoscenza. (art. 112 Costituzione Italiana)
- Presidente del Consiglio dei Ministri, dal punto di vista protocollare, è la quarta più alta carica della Repubblica Italiana, mentre, a livello esecutivo, è l'effettiva dirigente della politica, nonché la carica che concede maggior potere.
Personalmente ritengo incontestabile che da quando la Presidente Giorgia Meloni è stata eletta si è trasformata nel principale bersaglio di alcuni soggetti politici, funzionari dello stato, capi di organizzazioni sindacali, opinionisti, giornalisti e altri “chiacchieroni non meglio identificabili”, i quali nel corso di ogni loro manifestazione pubblica, discorso parlamentare, comizio più o meno elettorale, talk show televisivo, intervista giornalistica, messaggio o commento “social” non riescono a far altro che rivolgersi al Presidente del Consiglio Italiano, tra l’altro donna, ledendo sistematicamente in maniera becera ed incivile l'onore e il prestigio della sua figura istituzionale e offendendo volgarmente la sua dignità personale e dei suoi familiari.
Questo comportamento non è “criticare l’operato di chi governa”, bensì buttarla semplicemente “in caciara”.
Di fronte a questo indecoroso fenomeno di malcostume ci si sarebbe potuti aspettare una delle seguenti situazioni:
- che quei tromboni smettessero spontaneamente di dare, almeno in pubblico, spazio alle loro invettive,
- che almeno un P.M., appena un poco informato, perseguisse autonomamente il reato, così, facendo leva sul loro portafogli, ottenere il risultato del punto precedente,
- che il Presidente della Repubblica li richiamasse formalmente ad un atteggiamento un poco più “civico” ed “educato”,
- che il Presidente del Consiglio contribuisse ad intasare i tribunali con sfilze di querele per diffamazione e nei casi più gravi per calunnia.
Invece il nostro Presidente del Consiglio si è limitato a stigmatizzare gli insulti lamentandosi pubblicamente e fornendo sagaci ed argute risposte, confermandomi così nell’opinione che Giorgia Meloni è una vera statista.
Di fronte a questo suo atteggiamento, non mi sarei davvero mai aspettato che qualcuno potesse contestarlo suggerendole “te insonorizza”.