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Diritto internazionale: è la fine? … non più diritto ma storto?
di Davide Torrielli
Formiconi sognanti. A me gli occhi.
Allora, o realizziamo di essere in una bolla, in un sogno, nel quale tutto è possibile, che io mi intrattenga a cena e dopocena con la Canalis, sorseggiando delicatamenTE, intensamenTE e soddisfacentemenTE un bicchiere di Tea della famosa marca mentre lei ammicca procace, che io svolazzi felice su Marte insieme a Jeff Bezos, oppure ci rendiamo conto di dove siamo finiti e dove stiamo andando con la sciatta tolleranza nei confronti degli sfregi che ogni giorno dobbiamo sopportare al diritto internazionale senza che nessuno opponga la minima osservazione o resistenza.
Il diritto internazionale e la legge del mare, che non ho scritto io, ma che ho ben verificato, prescrive che sino a 12 miglia, chissà poi perché dobbiamo proseguire ad utilizzare ‘sto sistema imperiale quando ci siamo detti, tutti, d’accordo nel passare al sistema MKS internazionale, io posso nuotare felice con il mio canotto e la mia paperella senza che nessuno mi dica niente, perché quelle sono acque internazionali e deve essere possibile frequentare quelle acque senza che chicchessia vanti niente, a meno di compiere atti che possono, e devono, essere contrastati e condannati.
Capita invece che le barche della flottiglia, motivazioni delle quali neanche inizio a discutere, vengano intercettate da navi ufficiali della marina israeliana e abbordate, come avveniva ai tempi del pirata Barbarossa.
La cosa disgustosa però, avviene prima, a 150 miglia, ancora ‘ste miglia, quando le nostre fregate, diciamo fregature, comunicano che di lì in poi, loro non vanno! E perché? Non sono quelle acque internazionali dove la navigazione è concessa liberamente a tutti sino alle 12, sempre, miglia dalla costa?
Meno male che nella mia vita non sono stato in grado di propormi come ministro della difesa, perché in quel caso, avrei indicato alle nostre fregature, di proseguire tranquillamente nelle famose acque internazionali, magari esponendo bandiere italiane per ogni dove e cantando il nostro inno a squarciagola, pronto ovviamente, in caso di contrapposizione, a far valere il famoso diritto internazionale e sparare un bel missilone nel sedere dei pirati: i missiloni lo sapete, ce li abbiamo anche noi e se non servono per contrastare le illegalità, spiegatemi a cosa dovrebbero servire. A bordo poi abbiamo fior fiore di giovinotti muscolosi che non vedono l’ora di menare le mani addosso a dei pirati se venissero mai attaccati come è successo ai ragazzi della flottiglia.
E veniamo ora ai droni che svolazzano felici sopra le nostre testoline, carichi di vodka.
Vale lo stesso principio ma al contrario: i nostri cieli sono aria nazionale e non è consentito sorvolare gli spazi aerei di uno stato laddove non ci si qualifichi, si depositi un piano di volo che sia adeguatamente approvato e controllato dallo stato che si intende sorvolare. Quindi, ergo, meno male di nuovo che non sono ministro.
Arrivano quindi 4 droni, si fanno decollare 4 F16 e se li abbiamo, meglio ancora gli F35, poi, con calma ed in tre lingue, si chiede cortesemente di qualificarsi. Non rispondi? Te lo chiedo diverse volte, su diverse frequenze, poi ti avviso, o torni indietro, o ti abbatto.
20 secondi di tempo, poi via, si abbatte chi non ha risposto: questo significa far valere il diritto internazionale, tanto richiamato, tanto violato.
Verranno tempi duri, nei quali sposta sposta la riga, ce la troveremo sui piedi.
Te curas.