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Il mesmerismo di Trump

di Achille de Tommaso

 

Il termine “mesmerismo” prende origine dal medico tedesco Franz Anton Mesmer, che nel XVIII secolo introdusse il concetto di “magnetismo animale”. Mesmer sosteneva che esistesse una forza invisibile, simile a un fluido magnetico, che collegava tutti gli esseri viventi e che poteva essere manipolata per influenzare il comportamento e le emozioni delle persone. Questo fenomeno, associato a stati di trance e suggestione, fu in seguito collegato all’ipnosi e a tecniche di persuasione.

Nel contesto della comunicazione politica, il “mesmerismo” è un termine metaforico per descrivere l’influenza magnetica esercitata da una figura carismatica come ad esempio Donald Trump. In questo caso, non si tratta di un fluido magnetico, ma di un'abilità straordinaria di attrarre e coinvolgere le masse attraverso una comunicazione mirata.

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Nel panorama politico mondiale, Donald Trump si distingue come una figura polarizzante, capace di suscitare reazioni intense e contrapposte. Al di là delle valutazioni politiche, il fenomeno Trump offre un esempio emblematico di ciò che potremmo definire “mesmerismo moderno”: un’abilità straordinaria di catturare l’attenzione e mobilitare le masse, spesso attraverso mezzi non convenzionali.

Ma cos’è che rende Trump così magnetico per i suoi sostenitori e altrettanto destabilizzante per i suoi detrattori?

Trump non si limita a parlare: lui padroneggia la sua narrativa, incarnando la figura di un outsider che combatte contro un sistema corrotto. Questo dualismo — il “noi” contro “loro” — rafforza il senso di appartenenza dei suoi sostenitori, alimentando un legame emotivo che va oltre la logica.

Un aspetto centrale del "mesmerismo" di Trump è stato il suo uso strategico dei social media, in particolare di Twitter (prima della sua sospensione dalla piattaforma). Sebbene non sia stato il primo leader politico a sfruttare i social media – già Barack Obama aveva aperto la strada nel 2008 con una campagna innovativa basata su queste piattaforme – Trump ne ha fatto un utilizzo senza precedenti per frequenza, stile e impatto.

Trump ha eliminato gli intermediari tradizionali come giornali e televisioni, comunicando direttamente con il pubblico. Questa strategia gli ha permesso di modellare la narrativa mediatica in tempo reale, influenzando il ciclo delle notizie senza la necessità di conferenze stampa o interviste tradizionali.

Le sue dichiarazioni, spesso provocatorie o controverse, non erano frutto del caso. Ogni messaggio era progettato per generare reazioni immediate: discussioni, critiche, condivisioni e analisi che amplificavano il suo messaggio. In questo modo, Trump riusciva a monopolizzare l’attenzione pubblica, trasformando ogni controversia in un’opportunità per consolidare la sua base di consenso.

Questo approccio si sposa con la logica del mesmerismo, inteso come capacità di catturare e focalizzare l’attenzione collettiva. Attraverso i social media, Trump ha creato una connessione diretta con il suo pubblico, bypassando i canali istituzionali e dominando il dibattito politico su scala globale. A differenza di Obama, che usava i social media per ispirare e organizzare il consenso in modo sistematico, Trump li ha trasformati in una piattaforma personale, con un mix di spontaneità calcolata e provocazione. Questa evoluzione ha ridefinito il rapporto tra leader politici e elettorato, facendo dei social media non solo uno strumento di comunicazione, ma un vero e proprio campo di battaglia politico.

Donald Trump ha saputo sfruttare con grande efficacia il potere della narrazione autobiografica, presentandosi come il simbolo vivente del sogno americano. Si è costruito l’immagine del “self-made man,” l’imprenditore che, grazie al proprio coraggio e determinazione, ha raggiunto il successo costruendo grattacieli e superando ogni ostacolo. Sebbene molte di queste affermazioni siano state contestate, il suo racconto personale continua a risuonare profondamente nell’immaginario collettivo americano, affascinato dall’idea che chiunque, con impegno e visione, possa emergere.

Questo mito si intreccia con la storica passione degli americani per la figura del pioniere, l’uomo che affronta territori inesplorati con audacia e indipendenza. Trump ha saputo incarnare questa figura del “pioniere moderno,” non solo nel mondo degli affari ma anche in politica, dove si è posizionato come l’outsider capace di sfidare le élite e riformare un sistema percepito come inefficiente e distante dalla gente comune. La sua immagine di uomo forte, capace di prendere decisioni rapide e di grande impatto, richiama l’archetipo del leader carismatico che guida il suo popolo in tempi difficili.

La retorica di Trump è stata essenziale nel rafforzare questa percezione. Caratterizzata da iperboli e autocelebrazione, ha amplificato il senso di grandezza e invincibilità che vuole trasmettere. Questo aspetto richiama il mesmerismo originale, dove l’aura di infallibilità e carisma personale induceva le persone a credere e seguire, nonostante critiche o evidenze contrarie. In un contesto come quello americano, in cui il mito della frontiera e l’idea di possibilità illimitate continuano a essere potenti, Trump ha saputo posizionarsi come l’incarnazione di questi ideali, conquistando il cuore di un elettorato affascinato dalla promessa di riscatto e grandezza.

Il mesmerismo di Trump non si limita ai suoi sostenitori; anche i suoi oppositori ne subiscono l’influenza. L’ossessione per Trump da parte dei media e della politica progressista ha contribuito a consolidare la sua immagine come figura centrale del dibattito pubblico. Ogni critica, ogni attacco, non faceva altro che rafforzare la percezione del “martire contro il sistema,” un ruolo che Trump ha saputo sfruttare magistralmente. Questa dinamica di polarizzazione è una delle caratteristiche principali del mesmerismo moderno: una figura carismatica che diventa il fulcro di ogni discorso, trascinando tutti, sostenitori e oppositori, nella sua orbita. E i detrattori dell’oggi presidente Meloni ne sanno qualcosa.

L’impatto di Trump va oltre i confini degli Stati Uniti, influenzando leader e movimenti populisti in tutto il mondo. Il suo stile diretto, il disprezzo per le norme tradizionali e la capacità di parlare alle emozioni delle persone hanno creato un modello replicabile. In questo senso, il mesmerismo di Trump non è solo un fenomeno individuale, ma un riflesso delle dinamiche politiche ed emotive dell’era digitale.

L’ascendenza di Donald Trump non può essere ridotta a semplici formule politiche o economiche. È il prodotto di un’epoca in cui la comunicazione è istantanea, l’emotività supera la razionalità e il carisma personale può sovrastare le istituzioni. Il suo mesmerismo rappresenta una combinazione unica di abilità comunicative, creazione di miti e sfruttamento delle dinamiche mediatiche, incarnando tanto i punti di forza quanto le debolezze della società contemporanea.

Riconoscere questo fenomeno non significa approvarlo, ma comprenderne la natura e le implicazioni, riflettendo su come il mesmerismo politico possa influenzare il futuro della democrazia e del dibattito pubblico.

 

Inserito il:27/01/2025 14:48:36
Ultimo aggiornamento:27/01/2025 18:22:59
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