Aggiornato al 15/09/2025

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

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L’arte di perdere guerre che non si combattono

di Achille De Tommaso

 

La percezione comune, alimentata dai media occidentali, vorrebbe una Russia in difficoltà, schiacciata da un conflitto più grande delle proprie possibilità e destinata a soccombere. Una lettura comoda, ma ingannevole. La realtà, per quanto complessa, racconta una dinamica ben diversa: La NATO, attualmente, non ha sufficienti armi, uomini e strutture produttive per contrastare la Russia: I mezzi per reperire tutto l’occorrente ci sarebbero, ma servirebbe tempo. Tempo e sacrifici. (*)Il vero rischio è un’Europa che si arma senza freni, con una Germania nuovamente al centro di un riarmo massiccio. La Storia insegna che non si invade la Russia e non si arma la Germania.

***

Da due anni a questa parte i giornali occidentali ci raccontano la fiaba della Russia in ginocchio, stremata, pronta a chiedere pietà. “Volete la pace o l’aria condizionata?” sbraitava uno che pensava che bastasse non prendere il gas russo e la Russia moriva. Secondo lui la Russia era una specie di orco sgangherato che inciampa da solo, sull’orlo dell’isolamento e della catastrofe economica, schiacciato dal peso della sua stessa armatura. Peccato che la realtà sia meno hollywoodiana: Mosca, pur zoppicando, avanza, il rublo ha l’oscar per la miglior valuta, e i BRICS, pilotati dalla Russia, fanno tremare tutto l’Occidente. E la NATO, che dovrebbe fare la parte del cavaliere in armatura scintillante, scopre di avere la spada arrugginita, poche frecce nella faretra e un cavallo che ha bisogno del veterinario.

“Se lo scontro si facesse adesso, la NATO perderebbe; però, pazienza: basta un po’ di tempo e la NATO si riorganizza”, dicono (*). Già, peccato che il tempo, nelle guerre, non si compri al supermercato. Nel frattempo, la Germania si arma, ma non vi ricordate che la Storia ci aveva lasciato scritto a caratteri cubitali due consigli: non si invade la Russia e non si arma la Germania. Ma si sa, in Europa i libri di storia spesso restano sugli scaffali a prendere polvere.

E se lo scontro diventasse nucleare? Davvero l’Occidente pensa di vincere? La guerra è in Europa, mica negli USA: gli Stati Uniti, che pure si fanno grandi paladini dell’Occidente, non rischierebbero mai di vedere Manhattan trasformata in un barbecue pur di salvare Varsavia o Vilnius. Sarebbero le basi NATO, soprattutto italiane e tedesche, a beccarsi le testate russe.  Francia e Gran Bretagna, hanno poche basi NATO: con i loro arsenali atomici, potrebbero al massimo competere con la Corea del Nord. Insomma, più che deterrenza, viene da pensare a una tombolata atomica.

Sul fronte ucraino, la Russia combatte “low cost”: niente mobilitazione di massa, niente spese folli, ma molta parsimonia. Talmente parsimonia, (ve ne siete accorti?) che al Ministero della Difesa hanno messo un economista, Belousov, a gestire la guerra come se fosse il bilancio di condominio: poche spese, molta resa. Obiettivo? Non conquistare ogni metro, ma logorare Kiev, smilitarizzarla e impedirle di entrare nella NATO. In pratica, più guerra d’attesa che blitzkrieg.

E l’Europa? Vive con l’incubo dell’Armata russa alle porte, che invade Roma e Parigi. Ma davvero? Ma dai! Mosca non ha nessun interesse a prendersi un continente in bancarotta, pieno di pensionati e privo di materie prime. Con Germania e Francia in recessione. Sarebbe come rubare un frigorifero vuoto e anche rotto. Zelensky lo sa bene, ma agitare lo spauracchio gli serve a riempire un po’ il frigo suo.

Poi c’è il capitolo delle bugie, che meriterebbe un’enciclopedia. Prima i Nord Stream: colpa di Mosca, dicevano, salvo poi scoprire che le impronte digitali erano ucraine. Poi la leggenda del GPS dell’aereo di Ursula Von der Leyen sabotato dal Cremlino: peccato fosse una bufala. Poi i droni piovuti in Polonia: tutti a gridare “sono russi!”, anche se la logica (e qualche radar) suggerirebbe timidamente un dirottamento da parte ucraina, magari con scalo tecnico. Perfino i chip delle lavatrici e le pale da giardino sono finite nel dossier delle “armi segrete” di Putin. Il quale, tra l’altro, per molti stava per morire.

La morale è semplice: quando si comincia a costruire una narrazione a colpi di bugie, se ne devono aggiungere sempre di nuove per non far crollare il castello. Ma, come insegnavano Russell e Whitehead, dalla verità nasce solo verità; dalla bugia, solo altre bugie. E a furia di balle, la montagna cresce… fino a franare.

E noi? Restiamo qui, ad aspettare, come saggi un po’ cinici, il tonfo fragoroso del castello di propaganda che si sbriciola. Magari rideremo, magari no. Ma di certo diremo: “Ve l’avevamo detto”.

***

(*) E’ vera la frase: “La NATO, attualmente, non ha sufficienti armi, uomini e strutture produttive per contrastare la Russia: I mezzi per reperire tutto l’occorrente ci sarebbero, ma servirebbe tempo. Tempo e sacrifici.”?

1. Produzione di munizioni

• Il Segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha recentemente detto che la Russia produce “in tre mesi” tante munizioni quante la NATO produce in un anno.

• Questo indica un dislivello serio nella capacità industriale di produrre munizioni, almeno per certi tipi (artiglieria, razzi, ecc.).

2. Carenze in capacità militari e struttura difensiva

• Ci sono lacune riconosciute da molti governi europei in aree critiche: difesa aerea / contro-missili, scorte (magazine depth) di munizioni, sistemi di artiglieria, certi vettori avanzati.

• Un elemento politico recente: il piano ReArm Europe / Readiness 2030, che mira a mobilitare 800 miliardi € per colmare proprio queste lacune .

3. Tempi necessari e sacrifici richiesti

• Anche gli stessi documenti strategici dell’Unione Europea e della NATO dicono che la ristrutturazione / potenziamento dell’apparato difensivo richiede tempo: per costruire nuove fabbriche, consolidare catene di approvvigionamento, formare personale, coordinare acquisti multinazionali.

• Serve anche sacrificio economico: aumento spese militari, ridirezione di risorse, probabilmente priorità politiche che non sono quelle prevalenti (spesa sociale, infrastrutture civili, ecc.).

Criticità: dove la frase è meno precisa o rischia di semplificare troppo

• Anche se la NATO non è più debole della Russia in assoluto; il problema è che non è “ottimizzata”, oggi, per un conflitto di massa prolungato con la Russia, senza costi molto elevati.

• Alcuni Stati membri soddisfano già requisiti elevati di spesa e produzione, altri molto meno: la coesione, l’efficienza, la cooperazione industriale e la standardizzazione, tra stati europei, restano sfide importanti.

 

Inserito il:15/09/2025 10:11:49
Ultimo aggiornamento:15/09/2025 10:16:31
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