Da Heritage Foundation nasce il trumpismo
di Bruno Lamborghini
Il trumpismo, di cui Trump è voce e braccio nel primo e soprattutto nel secondo mandato, non nasce per caso, ma appare frutto di un lungo processo che trae origine da parte di potenti istituzioni profondamente radicate in America. Si fa riferimento in particolare all’Heritage Foundation, un think tank conservatore creato nel 1973 seguendo sia le teorie economiche di Hayek e Friedman che le posizioni liberiste del business USA, come quelle espresse dall’American Enterprise Institute. Il diretto collegamento con Trump, già in parte nel precedente mandato, avviene ora chiaramente con il manifesto prodotto dall’Heritage sotto la guida di Kevin Roberts nel 2024 denominato Project 2025 in cui venivano date le indicazioni di quanto avrebbe dovuto fare Trump se eletto alla presidenza nei suoi primi sei mesi, indicazioni che si vedono ora attivate nel primo semestre di presidenza.
Le linee guida principali di Project 2025 sono così espresse: Put family first, Let American people govern themselves, Defend American independence, Defend American rights to live freely. E’ base del MAGA. Ma il dettaglio viene nelle principali raccomandazioni:
- centralità del presidente che nomina al governo coloro che aderiscono alle sue idee; più idee cristiane nelle decisioni; minori tasse per alti redditi e imprese; forti limiti agli immigrati senza permesso
- taglio dei programmi di climate change; sostegno all’estrazione di gas e petrolio
- politica della scuola da parte dei singoli stati e non a livello federale; chiusura del Department of Education; formazione più cristiana e sostegno alle scuole private
- limiti all’aborto e alle cure per transgender; maggiori pene per i criminali
Vi sono chiare posizioni espresse da Kevin Roberts, un educatore cattolico alla guida dell’Heritage Foundation, contro un America divenuta troppo liberale e woke, che ha perso i valori tradizionali della famiglia, della fede, della comunità e della nazione. Le cause della perdita dei valori di base vengono attribuita alle elites formate nelle grandi università; le elites operano contro il vero popolo americano, la gente comune e distruggono l’American way of life, creando discordia tra le persone e nelle scuole e sono fonte di crescente incertezza, di immoralità e perdita del senso originario della nazione americana.
Queste posizioni sono ulteriormente sviluppate in ambito Heritage da Patrick Deneen dell’Università Cattolica Notre Dame dell’Indiana a favore di un progresso sociale e tecnologico strettamente connesso con la natura e la tradizione e non un progresso tecnologico fine a sé stesso. Così pure si considera che il liberismo limita la democrazia, porta a declino morale e favorisce solo le classi al potere. Anche le tesi di Adrian Vermeule di Harvard concludono che il potere esecutivo deve essere concentrato sul Presidente, eliminando il potere della burocrazia federale.
Sulla politica estera si esprime un immigrato italiano, Angelo Codevilla che insegna ad Harvard ed ha avuto ruoli nell’amministrazione Trump 1, con idee a favore dell’isolazionismo USA con minor impegno americano in politica estera in specie con riferimento agli interventi falliti all’estero delle precedenti amministrazioni nel voler portare la democrazia in altri paesi; come dice Codevilla, l’interferenza USA nelle politiche di altri paesi ha creato divisioni all’interno. Queste idee sono in parte alla base dell’obiettivo espresso da Trump per un isolazionismo americano, ma di fatto sono contraddette dagli interventi di Trump per la ricerca di un ruolo crescente a livello internazionale nell’acquisizione di aree di influenza. Tutti questi temi sono spesso ripresi dalla rivista Claremont Review of books, ad esempio in un saggio dal titolo significativo, Reposition, retrench and restore, a new, old foreign policy.
Questi movimenti culturali di destra si pongono da diversi anni in netto contrasto con le posizioni liberiste espresse dal partito democratico, considerato il partito delle elite del politicamente corretto, del woke di sinistra, ma anche verso i comportamenti sociali che contrastano con la morale tradizionale, ritenuti causa del declino dei valori e degli interessi del popolo americano, anche per il rischio crescente di una immigrazione fuori controllo. Trump, nelle sue spesso contradditorie e confuse decisioni, tende a seguire queste indicazioni di una destra tradizionalista solo in parte collegata al partito repubblicano.
E’ interessante considerare in questa prospettiva anche quanto esprime il vicepresidente J.D.Vance che rivolge sempre più una forte critica nei confronti del processo involutivo dei valori della società americana (ed anche di quella europea) e vede la necessità di una rivoluzione morale e politica con espressioni vicine a quanto esprime il mondo conservatore. Non a caso Vance, come ha espresso chiaramente nel suo libro di successo Hillbilly Elegy (Elegia americana), ha origine nel territorio delle grandi crisi socio-industriali del Mid West, non a caso Vance è chiamato anche “la voce della Rust Belt” ed è apparentemente lontano, anche se ha studiato a Yale, dal liberismo woke e dalle elites delle due coste. Vance ha anche collaborato con società di venture capital di Peter Thiele ed ha fatto soldi nella Silicon Valley.
In più, il suo pensiero appare influenzato dalla sua recente conversione al cattolicesimo basata sulla teologia di Sant’Agostino e certamente l’attenzione di Vance si confronta anche con la posizione della Chiesa cattolica americana nei confronti del trumpismo ed in particolare con la presenza di cattolici nei movimenti conservatori e tradizionalisti di Heritage.
Peraltro, va sottolineato che J.D.Vance appare anche collegato a quella diversa area culturale americana delle elites high tech della Silicon Valley ed in particolare al gruppo di imprenditori startupper nato nei primi anni 2000 dall’avvio di PayPal da parte di Elon Musk e Peter Thiel, divenuti rapidamente un gruppo di miliardari tecnologici chiamati simbolicamente PayPal Mafia dando origine:
- da un lato al fenomeno Elon Musk e alle sue ambizioni politiche in area trumpiana poi almeno per ora frenate
- e dall’altro al ruolo di Peter Thiel divenuto un filosofo del nuovo mondo dell’economia dei dati e dell’A.I. e nello stesso tempo fondatore assieme a Alex Kerp di Palantir, una data mining company oggi con una capitalizzazione di 379 miliardi di $ che la pone tra le prime dieci high tech company per capitalizzazione ed in crescita al 50% annuale.
Le idee di Thiel, su cui vale la pena soffermarsi, considerano il progresso tecnologico la base della visione del mondo futuro, una visione che si manifesta attraverso il concetto di Ontology definito come la mappatura sistematica di immense quantità di dati intrecciati con concetti semantici ed un futuro del mondo visto come un esercito di agenti A.I. che eseguono indipendentemente funzioni e decisioni con una supervisione umana in una sorta di governo algoritmico.
Tutto questo può apparire pura fantasia di giovani cresciuti troppo rapidamente con tanti soldi, ma Thiel ha anche creato la Thiel Fellowship per promuovere l’apprendimento tra i giovani e la Thiel Foundation per studiare questi trends nel lungo termine e scrive interessanti libri come “Da zero a uno” per aiutare a costruire futuri e migliorare la vita.
Trump non sembra essere influenzato dalle idee tecno-progressiste, in specie dopo aver “licenziato” Musk e dopo il piano di progetti di ricerca A.I. con Sam Altman di Open A.I. di cui non si è saputo più nulla. Restano le colazioni con i guru dell’high tech a cui Trump chiede investimenti e gli interrogativi sulla robotica di Melania Trump. Od anche i dazi ed i vincoli proclamati ma poco attivati sui chips cinesi e l’export di Nvidia in Cina.
Queste spinte culturali in atto in America, tra loro in contrapposizione, da un lato le idee tradizionaliste di Heritage che considerano il progresso tecnologico un rischio e d’altro lato le idee e azioni concrete delle elites tecnologiche alla Thiel, sembrano aprire prospettive culturali e politiche che vanno al di là dell’attuale presidenza di Trump, anche se ne influenzano spesso in modo confuso le decisioni, tenendo peraltro conto che Trump appare determinato principalmente a seguire i suoi istinti volti al successo personale ed alle opportunità di arricchirsi.
Ma certamente quanto sta avvenendo potrà influire su quanto avverrà dopo Trump e possiamo pensare ad un ruolo di Vance, ma anche ad una possibile rinascita del partito democratico, meno determinato dalle elites delle due coste. Infine, occorre anche considerare quanto il pensiero conservativo e tradizionalista americano (anche Trump?) può influire, o meglio sta già influenzando, anche le politiche ed i processi decisionali dei paesi europei verso forme protezionistiche e tradizionaliste.