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Occidente: mito o realtà?
di Bruno Lamborghini
Nella "Torre di Babele" di lunedì 29 settembre Corrado Augias, incontrando Romano Prodi, chiedeva la ragione della crisi dell’Occidente, una realtà costituita da Stati Uniti ed Europa finora strettamente integrata tra le due sponde dell’Atlantico e identificata come modello culturale e di democrazia politica determinante ed anche spesso dominante a livello internazionale.
Ora l’Occidente appare in crisi per diverse ragioni, ma in particolare a causa del venir meno della stretta integrazione tra le due aree, un processo che nasce da tempo, ma che si manifesta sempre più ad opera delle decisioni dirompenti della Presidenza Trump. Non va peraltro dimenticato che questa integrazione tra le due aree ha anche portato di fatto negli anni ad una dipendenza europea dagli USA soprattutto e non solo in materia di difesa/Nato.
Ora questa integrazione viene messa in discussione dal crescente isolamento americano, creando gravi preoccupazioni in Europa per il venir meno dell’ombrello USA e costringendo ad aumentare le spese per armamenti (5% del Pil) e per aiuti all’Ucraina. A questo si aggiungono le crescenti incertezze e divisioni tra i paesi all’interno dell’Unione Europea.
In quella trasmissione Prodi metteva in evidenza l’attuale mancanza in Europa e in USA di leader politici o scuole di pensiero che nel passato avevano costruito i valori etici e politici che hanno caratterizzato l’Occidente.
In particolare, la costruzione di valori è avvenuta in passato nel cuore dell’Occidente, in Europa, dalla Rivoluzione francese all’illuminismo con i grandi filosofi sociali come Kant ed Hegel, sino alla scuola di Francoforte ed ai padri fondatori dell’Unione Europea. Gli USA sono stati definiti dai valori espressi dalla Costituzione americana. I valori sociali sono divenuti un grande punto di riferimento in Occidente soprattutto sotto le spinte ed i contrasti nati dalla rivoluzione industriale e dal confronto tra liberalismo e marxismo.
E’ importante sottolineare che dalla fine della seconda guerra mondiale l’Occidente si è identificato con la Nato nel confronto/scontro con l’Unione Sovietica e per la presenza delle forze americane in Europa, ma soprattutto nella volontà di superare i confini e le prevaricazioni delle nazioni che furono causa delle due grandi guerre del ‘900, dando vita all’Unione Europea ed a livello internazionale allo sviluppo di istituzioni sovranazionali come le Nazioni Unite ed il WTO, Centro per il commercio internazionale.
Questa grande stagione in cui l’Occidente ha prodotto fondamentali valori sociali e politici appare in netto declino o addirittura terminata per l’affermarsi di egoismi nazionalistici, il voler mettere in crisi le istituzioni sovranazionali, l’emergere di culture e movimenti tradizionalisti anti woke, la chiusura delle frontiere e le paure per i flussi migratori e per le guerre locali vicine che generano il timore di una guerra mondiale, diffondendo climi di guerra.
Negli USA si estendono i movimenti che guardano al passato ed al ritorno a valori tradizionali di conservazione, alla ricerca di sicurezza, alla paura degli “stranieri” con un ruolo crescente di movimenti conservatori tradizionalisti come Heritage o di culti religiosi chiusi e messianici, con il risultato di ampliare fenomeni di disagio sociale e odio razziale e con il conseguente manifestarsi di continui omicidi di massa verso scuole e persone inermi: da gennaio a settembre 2025 in USA si sono avuti 360 omicidi di massa, cioè più di uno ogni giorno.
Anche in Europa si estendono visioni sovraniste, il rifiuto e la chiusura verso immigrati e differenti etnie. Conservazione e tradizionalismo determinano molti risultati elettorali, divisioni e indecisioni rischiano l’indebolimento dell’Unione Europea in una fase molto critica a causa dell’impatto della politica trumpiana e nel confronto in atto con la Russia.
L’Unione Europea aveva avuto un breve rilancio durante il Covid e ora l’urgenza del riarmo e di una difesa comune forse potrà costringere i paesi europei a ricercare un maggiore coordinamento nella guerra in Ucraina e per affrontare le crescenti minacce russe, con un Putin che dichiara che la Russia è ormai di fatto in guerra con l’Occidente.
La domanda che si sono posti i due interlocutori quella sera è se l’Occidente è divenuto solo un mito e non più una realtà concreta e se è possibile o no un suo rilancio. Quella stessa sera una prima risposta è venuta da una giovane universitaria che ha fatto presente che il mondo è profondamente cambiato e straordinariamente cresciuto a Sud e a Est dell’Occidente ed i giovani stanno crescendo in questo nuovo mondo e vi stanno creando nuove relazioni e nuove storie.
I giovani occidentali (anche se loro non parlano più di Occidente, forse siamo noi senior che parliamo ancora di Occidente) oggi hanno crescenti possibilità di studiare, lavorare e sentirsi a casa a Stoccolma come a Pechino o a San Paulo.
Non va dimenticato che il Sud e Est del mondo ha una popolazione soprattutto di giovani sette volte più numerosa di quella dell’Occidente ed anche ricchezze straordinarie di valori e culture diverse e grandi ambizioni.
Queste considerazioni portano a pensare che anche il concetto di democrazia cresciuta in Occidente può incontrarsi con nuove forme democratiche che provengono anche da altre culture. Noi spesso pensiamo che i paesi del Sud e dell’Est del mondo siano dittature, alcuni sono certamente dittature, ma la maggior parte non lo sono.
La Cina strutturata sul governo del Partito Comunista Cinese si definisce una democrazia in quanto i processi decisionali sono estremamente ramificati a livello dei più piccoli villaggi o comunità, così pure con il controllo ramificato dei risultati concreti, pur essendo quello cinese un sistema definito come centralizzato.
L’India ha strutture occidentali ereditate dalla passata colonizzazione britannica, ma è un mix vitale, molto complesso, di culture diverse ed anche di caste e specifici caratteri regionali e pertanto rappresenta una diversa forma di democrazia. Gli stessi ragionamenti possono essere fatti per tanti paesi analizzando le diverse forme politiche e culturali.
E’ opportuno considerare che l’Occidente con i suoi valori politici e culturali dovrà sempre più convivere e confrontarsi con altre esperienze avendo chiaro che non è e non sarà più il baricentro del mondo anche in termini di potere economico. Può essere utile ricordare che anni fa qualcuno negli USA aveva espresso l’intenzione di voler esportare la democrazia occidentale in Iraq con la guerra, poi immediatamente contraddetto da tragici risultati.
Non vi è dubbio che i valori sociali e culturali espressi in passato dall’Occidente rappresentano ancora, e probabilmente lo saranno anche in futuro, un riferimento mondiale da condividere con altri protagonisti, evitando peraltro di tentare di mantenere un ruolo centrale a tutti i costi e questo vale in specie per l’America trumpiana.
Quindi forse anche il termine Occidente andrebbe accantonato anche perché può ricordare ad alcuni storie coloniali e guerre sbagliate, mentre USA ed Europa possono essere dei player partecipanti al dialogo tra tutti i paesi, sviluppando relazioni e scambi e traendo vantaggio da un contesto internazionale in cui convivono culture e politiche diverse. In questa prospettiva si può immaginare anche di cercare di definire rapporti con una Russia che sia in grado di uscire dai conflitti e dalla sua sindrome imperialista.
Del resto, come sottolineava quella sera la giovane Ruzzon, la convivenza aperta tra e con tutti i giovani del mondo al disopra di etnie e culture diverse diviene il fattore alla base per una normalità di relazioni e di convivenza naturale in un mondo aperto senza sovranismi e prevaricazioni religiose, etniche e culturali.
Il futuro dell’Occidente, non più Occidente, verrà dalla capacità di incontrarsi con le altre culture, superando nazionalismi e sovranismi fine a sé stessi attraverso le nuove generazioni che vivono un mondo aperto senza confini in modo naturale senza prevaricazioni culturali e senza miti. Questo può portare anche ad una rinascita innovativa e ad uno svecchiamento dei valori occidentali attraverso il confronto con le altre culture del mondo, con il possibile aiuto di nuovi leader e con lo sviluppo di nuove scuole di pensiero.