Immagine realizzata con strumenti di Intelligenza Artificiale
Clicca qui per ascoltare (In lavorazione)
Il prezzo sanguinoso del fare lo struzzo: acquiescenza e la scomoda verità sulla "sproporzionalità"
di Achille De Tommaso
Mentre il mondo si strappa le vesti per la catastrofe umanitaria a Gaza e i canali mediatici di ogni latitudine condannano la "sproporzione" dell'intervento militare israeliano, è fondamentale squarciare il velo di ipocrisia che avvolge il dibattito. La verità scomoda è che l'attuale, drammatica operazione non è un’aberrazione, ma il culmine fatale di decenni di negligenza politica, un’inerzia che ha reso oggi inevitabile ciò che si poteva scongiurare ieri con costi umani infinitamente inferiori.
***
La Miopia Strategica: Confondere il Desiderio con la Realtà
La vera critica non deve focalizzarsi sull'azione del Premier Netanyahu dopo l'attacco, ma sulla totale assenza di strategia preventiva che ha caratterizzato la leadership occidentale e, per molti anni, quella israeliana stessa.
Per un tempo inaccettabile, le democrazie occidentali hanno ceduto al miraggio di un pacifismo ideologico, trattando Hamas come un interlocutore politico marginale anziché come la forza dichiaratamente genocida che è sempre stata. La volontà di cancellare Israele dalla mappa è stata urlata per anni nei loro documenti fondativi e nei loro sermoni, ma è stata regolarmente liquidata dalle cancellerie come mera retorica radicale. Si è scelto di fare gli struzzi, di ignorare l'evidenza, di disattivare l'allarme, nella vana speranza che la minaccia si autodissolvesse.
Questa acquiescenza prolungata ha permesso ad Hamas di evolvere indisturbata. Mentre si "dialogava" e si inviavano aiuti, l'organizzazione utilizzava ogni risorsa per costruire un arsenale bellico sofisticato e per tessere una rete sotterranea di comando e controllo (la "Gaza Metro", valutata in 700 km…), le cui dimensioni e complessità sono il simbolo più eloquente del fallimento della prevenzione internazionale. L'assalto del 7 ottobre non doveva essere un evento inatteso, esso è stato l'attuazione letterale di una minaccia rimasta inascoltata.
Il Vizio di Forma: Intervenire Quando è Troppo Tardi
Il rimprovero più severo che si possa muovere a Netanyahu e ai suoi predecessori non è ciò che stanno facendo ora, ma ciò che non hanno fatto anni fa. Quando Hamas si organizzava, quando i primi tunnel venivano scavati e i razzi erano poche centinaia, un intervento militare mirato e circoscritto avrebbe potuto neutralizzare la minaccia alla radice, risparmiando innumerevoli vite umane da entrambe le parti.
Invece, si è preferito il rinvio e la speranza utopica, permettendo all'organizzazione di cementare il suo potere, di convertire scuole e ospedali in infrastrutture militari e, in modo particolarmente odioso, di istituzionalizzare l'uso della popolazione civile come scudo umano. L'attuale dispiegamento di forza, giudicato "sproporzionato", è la conseguenza diretta della necessità di affrontare un nemico trincerato che ha avuto il tempo di fondersi fisicamente con l'ambiente civile. Non è una questione di scelta, ma di fatalità operativa: l'azione è diventata inevitabilmente più sanguinosa perché è stata inevitabilmente tardiva.
La Falsa Prospettiva della Sproporzionalità
L'accusa di “sproporzionalità”, condannata poi da mole forze politiche, cade poi nella trappola narrativa creata da Hamas stessa. Essa ignora due fattori cruciali:
- La Minaccia Esistenziale: L'obiettivo dichiarato di Hamas non è politico o territoriale, ma l'annientamento di Israele. La risposta di una nazione non può essere "proporzionata" quando la minaccia è la sua stessa esistenza.
- La Strategia dello Scudo Umano: La critica alla sproporzione si basa unicamente sul conteggio delle vittime civili, ma elude la responsabilità di Hamas nell'infliggere essa stessa quelle perdite ai palestinesi.
Ed è qui che l'attualità offre la prova più agghiacciante. Mentre il mondo continua, anche oggi, mentre sto scrivendo, a puntare il dito contro Israele, le notizie provenienti da Gaza in queste ore rivelano l'orrore della guerra interna, con civili palestinesi massacrati dalla stessa Hamas per essere stati collaborazionisti, o aver tentato di accedere agli aiuti umanitari; o per non aver obbedito agli ordini di non evacuare per prestare scudo ai terroristi.
Questi atroci episodi dimostrano al di là di ogni ragionevole dubbio che ad Hamas non importa nulla della vita dei palestinesi; essi sono unicamente una risorsa strategica. Sono il "costo accettabile" per la propaganda anti-israeliana, l'arma perfetta per invertire la narrazione e paralizzare l'avversario sul piano etico.
La tragedia di Gaza non è un conflitto tra un gigante e un nano, ma tra una forza che cerca la propria sopravvivenza e una che ha fatto della morte dei propri civili la sua unica vera risorsa strategica. Finché questa verità non sarà accettata, e finché il mondo continuerà a invocare la pace solo quando le conseguenze diventano scomode e visibili, anziché quando la prevenzione era ancora possibile, l'ombra del fanatismo continuerà ad allungarsi.

