Emmanuel Lansyer (Bouin, F, 1835-Paris, 1893) - La cour de l’ancienne Sorbonne - 1886
Merkel, Macron: oltre la destra e la sinistra
di Tito Giraudo
Può stupire che Frau Merkel abbia perso un 10% di votanti a favore della destra tedesca.
Tuttavia, quanti Italiani pensando alla Cancelliera si augurerebbero di avercela in Italia. Naturalmente, siamo un po’ tutti portati alla semplificazione, aggravata dalla superficialità delle nostre conoscenze nei confronti della realtà di altri paesi.
Mi sembra normalissimo che la Germania abbia espresso una forza politica che da noi chiameranno senz’altro di estrema destra, così come si fa per Salvini e la nuova lega. Ma che c’entra l’estrema destra con un furbastro che cavalca i mal di pancia in circolazione sul mercato? Così come per i tedeschi che c’entra il Nazismo?
Credo sia ora la smettessimo di inquadrare i nuovi fenomeni politici con il metro di quelli vecchi. Renzi non sarebbe più di sinistra solo perché considera superati: Costituzione e Statuto dei lavoratori? Sbagliano coloro che pensano ciò: fintanto che Renzi non avrà il coraggio di dire pubblicamente queste cose, per me rimane di sinistra. Cioè ancorato al passato. Questi paradossi, per ribadire che destra e sinistra sono il vecchio e che il nuovo va fondato su altri valori.
I problemi legati all’immigrazione non sono né di destra, né di sinistra; la politica si sta dividendo reinventandosi, più o meno, la stessa destra e la stessa sinistra, salvo parlare al deserto. Su questo argomento occorrerebbe fare alcune riflessioni.
Non è difficile immaginare che i voti persi da Frau Merkel, siano principalmente dovuti ai flussi migratori e all’impatto che questi hanno sulla popolazione, soprattutto le fasce più deboli, dove la semplificazione del problema e un uso strumentale e demagogico, crea il “drago” ad uso e consumo dei “cacciatori di draghi”. Così come buonismo e ottimismo, invece di aiutare, complicano ulteriormente. Se questa è la situazione tedesca, dove l’economia è florida e la disoccupazione è quasi inesistente, da noi le cose sono ancora più complicate.
Assisteremo in questi giorni alle sparate, pro domo loro, delle forze politiche nostrane per sfruttare i risultati elettorali tedeschi, piegandoli alle convenienze di Partito.
Personalmente, non essendo un inquadrato e tanto meno un semplificatore, cerco di comprendere quei fenomeni “complessi” che richiedono, non solo analisi attuali e future, ma anche quanto il passato può insegnarci.
Tornando alla situazione tedesca, personalmente ritengo che i veri sconfitti siano i socialdemocratici, confermando così una tendenza generale. Sicuramente per la sinistra moderata tedesca farà bene il ritorno all’opposizione. Tuttavia mi chiedo: per fare cosa? Quali potranno essere gli argomenti spendibili per riconquista l’elettorato storicamente di riferimento?
Si farà strada la tendenza “bersaniana” di considerare immutabile ed immutato il “Popolo della sinistra” e quindi il ritorno agli schemi del secolo scorso: la riconquista dell’identità perduta? Contorsioni ideologiche rispetto ai reali mutamenti della Società e dei mezzi di comunicazione di massa.
E’ di un momento di rottura che abbiamo bisogno.
Tornando alla Storia, un esempio: i Governi liberali. Quegli stessi che negli anni 20 del secolo scorso furono percepiti come la causa di tutti i mali del paese e che oggi sono rivalutati, in particolar modo quell’era giolittiana che fu tutt’altro che conservatrice.
Pur non riuscendo, nei fatti, ad unificare veramente il Paese, i Liberali, con l’introduzione del suffragio universale e le varie riforme scolastiche, cambiarono sostanzialmente i rapporti di forza nella politica, al punto di decretare il loro declino a favore di quelle forze popolari: Socialisti e Cattolici che nell’Italia umbertina erano ancora perseguitati i primi, ed emarginati i secondi.
I Governi emblematici furono quelli di Giovanni Giolitti. Lo statista piemontese che ai suoi tempi venne definito: “Ministro della malavita”, oltre a sostanziali riforme, mutò il clima generale del Paese; in questo coadiuvato dal nuovo Sovrano, quel Vittorio Emanuele III che segnò una profonda discontinuità con i predecessori e che una certa storiografia giudica solo per il ruolo nell’avvento fascista e per la fuga di Salerno, tra l’altro costandogli il trono.
Tornando a Giolitti: l’uomo di Dronero cercò di mutare sostanzialmente i rapporti con le sinistre, in questo scarsamente coadiuvato dal socialismo nostrano sempre più attorcigliato al massimalismo; Giolitti guarderà a Mussolini e al Fascismo solo dopo l’emarginazione dei riformisti di Turati.
Nei confronti del Sindacato, dimostrò poi la maggiore lungimiranza, inaugurando una politica di equidistanza nelle vertenze sindacali. Il suo capolavoro fu la gestione dell’“occupazione delle fabbriche”, impedendo l’ulteriore degenerarsi di una situazione che ebbe connotazioni prerivoluzionarie e avventuriste. Anche in questo caso non gli furono riconosciuti i meriti, né dal sindacato, tantomeno dagli industriali che svolteranno verso il fascismo.
Questo ricorso storico, per sottolineare come le forze politiche pragmatiche abbiano vita grama e siano preda della facile demagogia degli opposti estremismi.
In tutto questo, anche il mutare dei mezzi di comunicazione ci offre interessanti analogie tra i due periodi.
Oggi, siamo portati a credere che Internet e i Social siano in assoluto la svolta epocale nella comunicazione politica, in grado di creare, o affossare Partiti o Movimenti.
All’inizio del Novecento, avvenne un fenomeno analogo, propedeutici: la lotta all’analfabetismo, la libertà di stampa e anche, in quel caso, l’introduzione di nuove tecnologie di stampa che consentirono la diffusione di quelle idee progressiste interdette fino ad allora alla maggioranza della popolazione.
Tuttavia, anche all’epoca, i mezzi di comunicazione favorirono le analisi approssimative e l’estremismo verbale fine a se stesso, privo di sbocchi veramente riformatori e di Governo.
Sicuramente la situazione italiana non è quella tedesca o francese.
Nel dopo guerra, il nostro Paese, prima è stato ibernato dalla contrapposizione tra la sinistra marxista e il liberalismo e clericalismo democristiano, poi dall’antiberlusconismo di maniera che ha impedito, sia pur con i limiti politici dell’uomo, di sfruttare appieno la semplificazione politica di quel bipartitismo che è stato il vero capolavoro berlusconiano.
In Germania, nonostante le enormi problematiche del dopo guerra e del dopo muro, ci sono stati leader, come: Brand e Schroeder per la sinistra e: Adenauer, Kohl e la stessa Merkel per i Cristiano Sociali, i quali agli interessi di bottega, hanno anteposto il loro ruolo di statisti.
Lo Statista, questa è la figura che dopo De Gasperi attendiamo da anni.
Ieri abbiamo assistito al discorso di Macron alla Sorbona, pur facendo la tara ad un minimo di enfasi e demagogia tutte francesi, è stato, secondo me, un discorso da statista.
Sempre più sentiamo la necessità del Macron italiano, il quale, spiace dirlo, non compare all’orizzonte, almeno in quello dei Partiti tradizionali, compresi i 5 Stelle impegnati in una confusa e opportunistica normalizzazione. Non che mi piacesse l’iconoclasta Movimento delle origini ma, almeno ebbe la funzione, un po’ come a suo tempo la Lega di Bossi, di cartina di tornasole della crisi della Partitocrazia.
Macron, con il suo discorso ha rilanciato l’Unione Europea.
E’ venuto il momento delle posizioni chiare in proposito. In questa fase politica tra le macerie della Destra e della Sinistra. E’ sull’Europeismo e l’anti europeismo che occorre scegliere. Ci sono i sovranisti? Ebbene lo dicano con chiarezza, così come gli Europeisti con altrettanta chiarezza dovranno dire che vogliono: l’esercito europeo, la scuola europea, il fisco europeo. Insomma l’Europa federale vera e propria.
Inseguire i semplificatori antiprogressisti sul loro terreno, non è solo inutile ma folle.
Il dibattito è aperto…..