Aggiornato al 11/12/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Konstantin Yuon (Mosca, 1875 – 1958) – New Planet (1921)

 

Il giorno in cui fallì il contratto

di Franco Morganti

 

La lettura del saggio di Sergio Romano (“Il giorno in cui fallì la rivoluzione”, Solferino, 2018) in cui l’autore si immagina che la rivoluzione dell’ottobre 1917 avesse avuto un esito diverso, ma sempre plausibile, mi ha fatto pensare a un esercizio analogo sul “contratto di governo” attuale, ma fatto a mercati aperti, come si dice in Borsa, anziché a cent’anni di distanza.

Anzitutto il contesto: i bolscevichi arrivarono al potere grazie a una serie di circostanze fortuite e di malintesi. “Una caotica successione di tentativi falliti, mosse sbagliate, disegni incompiuti, appuntamenti mancati”. Un evento umano privo degli orpelli religiosi che in seguito l’avrebbero trasformato in una materia di fede facendo del suo leader, Vladimir Ilic Lenin, un Messia.

Nel giugno 1917 nelle elezioni municipali i socialisti rivoluzionari ebbero il 58,9%, mentre i bolscevichi si fermarono all’11,7%. Tre mesi dopo, in settembre, dopo il ritorno di Lenin a Pietrogrado, i bolscevichi ebbero il 49,5% mentre furono i socialisti rivoluzionari a doversi accontentare di un 14,7%.

Ricordiamo che alle politiche (Camera) del 2013, alle europee del 2014 e secondo gli ultimi sondaggi del novembre 2018 (Camera), i risultati furono:

 

2013 (%)

2014 (%)

2018 (%)

M5S

25,5

21,1

27,7

Lega

4,1

6,1

31,5

FI (PdL)

21,6

16,8

8,2

PD

25,4

40,8

17,4

Possiamo dunque considerare l’insieme di Lega e M5S (il “contratto”) come i bolscevichi di allora e il PD come i socialisti rivoluzionari di allora, mentre FI mi sembra un partito destinato a essere riassorbito dal “contratto”(C). Vediamo i punti programmatici. Arrivato a Pietrogrado nell’aprile del 1917, Lenin riassunse il programma in 10 punti, di cui riprenderò quelli più confrontabili con C:

  • “La Rivoluzione di Febbraio è borghese e il partito vuole aprire una seconda fase in cui il potere sarà esercitato dal proletariato.”
  • “Nell’agricoltura i bolscevichi vogliono la confisca di tutte le grandi proprietà fondiarie…”
  • “I funzionari statali saranno eleggibili e revocabili con uno stipendio pari a quello di un operaio.”
  • “Occorre procedere alla fusione di tutte le banche per creare una sola banca nazionale sotto il controllo dei Soviet dei deputati e degli operai.”

Giova riprendere il “contratto” C e le dichiarazioni dei leader per verificare le analogie.

  • “Sarà una manovra del popolo che aiuta gli ultimi e fa la guerra ai potenti.”
  • Arriva “una misura che assegna la metà dei terreni incolti della Banca dati Ismea a famiglie con un terzo figlio in arrivo nel prossimo triennio o a giovani imprenditori agricoli che garantiscano una quota del 30% della loro società a quei nuclei.”
  • “Per le Regioni che non si adegueranno al ricalcolo dei vitalizi in linea con quanto deciso dalla Camera nell’ambito della Legge di Bilancio, l’anno prossimo ci sarà un taglio del 30% delle risorse.”
  • “E’ necessario prevedere una “Banca” per gli investimenti… la “Banca”, regolata da un’apposita legge, deve usufruire di una esplicita e diretta garanzia dello Stato…”

Questo è solo un assaggio, non confrontabile con il programma di Lenin. Ma cosa farà il nostro Lenin, e cioè Salvini, quando avrà il 40% di suo (non è lontano) più un 20% di M5S? Già adesso parla a nome di 60 milioni di italiani, quando i suoi voti non hanno mai raggiunto gli 1.5 milioni e il partito del C ha di poco superato i 10 milioni.

Solo nel 1991 Eltsin faceva firmare a Gorbacev la fine del partito comunista e dell’URSS: ci son voluti 74 anni dalla rivoluzione dell’ottobre 1917. Speriamo che ci vada meglio col partito del C.

8.11.2018

 

Inserito il:08/11/2018 13:55:10
Ultimo aggiornamento:08/11/2018 14:06:52
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