Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Friedrich Werner (1690 - Breslau, 1778) - Isola della cattedrale in Breslavia

 

Germania ultimo atto (8)

(seguito)

di Mauro Lanzi

 

La corsa a Berlino

1. Fronte occidentale

La sacca della Ruhr

 

La caduta del ponte di Remagen segnò la svolta delle operazioni sul fronte occidentale. Hitler reagì alla notizia della perdita del ponte a modo suo; fece fucilare il comandante della guarnigione del ponte, cui non si poteva imputare nulla, si era trovato con un pugno di difensori demoralizzati, senza le fanterie ed i carri che gli erano stati promessi. Poi destituì Von Rundstedt, comandante di settore, e lo sostituì con il generale Kesselring, nome a noi ben noto per le sue “gesta” in Italia. Kesselring tentò di tutto, distogliendo reparti da altri settori, il che facilitò l’attraversamento del Reno da parte di Montgomery e di Patton (anche lui prima di Monty!). Tutto senza risultato; gli americani avevano superato l’ultimo ostacolo, davanti a loro si aprivano le pianure tedesche.

Il 25 Marzo, tre settimane dopo la caduta di Remagen, le forze di Bradley partirono all’attacco delle linee tedesche intorno alla testa di ponte; ancora una volta gli americani si erano mossi con cautela forse eccessiva, ma poi la I Armata avanzò con decisione, puntando a ricongiungersi con la IX Armata di Simpson che aveva attraversato il Reno a Wesel. Bradley non era un fautore delle manovre a tenaglia, ma in questo caso i due passaggi aperti sul Reno rendevano istintivo tentare di accerchiare la Ruhr, annientando quel che restava del gruppo di armate B guidate dal feldmaresciallo Model. I tedeschi non riuscivano ad opporre che una resistenza frammentaria mentre il cappio si stringeva inesorabile; il 15 aprile Model rifiutò la resa, mentre da Berlino giungevano insensati ordini di contrattaccare: il 18 il grosso delle divisioni si arrese; gli americani fecero 300.000 prigionieri, compresi 50 generali. Dopo la resa Model, rivolto al suo capo di stato maggiore:

Secondo lei abbiamo fatto tutto il possibile per giustificare il nostro comportamento agli occhi della storia? C'è dell'altro da fare?". Poi dopo un breve momento di silenzio:

"In passato i condottieri si avvelenavano".

Il 21 aprile seguì il loro esempio e, addentratosi in un bosco, si suicidò con un colpo di pistola alla testa.

L’avanzata alleata poteva procedere spedita; Montgomery propose addirittura di puntare lui direttamente su Berlino, ma Eisenhower, stanco infine dell’arrogante inglese, lo stoppò, togliendoli il comando della IX armata americana, che lo aveva assistito nel passaggio del Reno. La avanzata principale fu affidata al centro di Bradley.

Prima di questi eventi si era verificato uno dei fatti più controversi e dibattuti della II Guerra Mondiale: il 28 marzo 1945 Eisenhower, di sua iniziativa, inviò un messaggio personale a Stalin, affermando che le sue armate non avevano in programma di marciare su Berlino; Ike auspicava che i due eserciti si incontrassero lungo la linea di demarcazione stabilita a Yalta.

Il giorno seguente Churchill telefonò ad Eisenhower, costernato, e con ragione; a parte le questioni di merito, comunque assai gravi, era evidente che decisioni di questo tipo andavano prese congiuntamente dagli Alleati e a livello politico, non da un comandante militare che tre anni prima non era che un colonnello a West Point! Purtroppo, a Washington, con Roosevelt morente, la politica non esisteva più; il ministro della difesa, Marshall non se la sentì di smentire il suo subordinato, col rischio di perderlo, e di Churchill, ad Eisenhower, a questo punto, non importava granché.

In merito all’iniziativa di Eisenhower sono stati versati fiumi d’inchiostro per approvarla o deprecarla; anche oggi dobbiamo riconoscere che esistono pro e contro. I motivi di critica sono:

  • Non si può negare che prendendo una simile iniziativa, senza consultare nessuno, Ike abbia esorbitato dai limiti del suo mandato; la decisione era politica e doveva essere lasciata ai politici.
  • Non esiste alcun dubbio, che pur essendo più lontani dei russi da Berlino, gli Alleati avrebbero potuto raggiungere la capitale tedesca contemporaneamente o addirittura prima dei russi, visto che le difese tedesche ad occidente si andavano liquefacendo.
  • La conquista e l’occupazione della capitale nemica riveste sempre un significato simbolico, ma anche politico rilevante, che si sarebbe potuto utilmente proporre sul tavolo di futuri negoziati.

A favore della decisione di Eisenhower sono stati portati argomenti altrettanto validi:

  • Secondo stime del comando alleato, la conquista di Berlino sarebbe costata altri 100.000 morti; a differenza di Stalin, gli americani avevano un’opinione pubblica cui rendere conto. Perché sopportare altri sacrifici, quando la guerra era comunque finita?
  • Berlino si trovava 50 km al di là della linea di demarcazione tra russi e occidentali, fissata dagli accordi di Yalta: perché spendere risorse e vite umane per occupare territori che si sarebbero poi comunque dovuti sgomberare?
  • Una corsa a Berlino avrebbe portato fatalmente gli alleati su di una rotta di collisione con i russi, cosa che Ike voleva ad ogni costo evitare.

Malgrado tutto, un vero comandante militare, un Rommel, un Guderian, avrebbe portato i suoi uomini a Berlino, non c’è dubbio; Eisenhower, lo sappiamo, non lo era. Sarebbe però anche ingiusto addossargli la responsabilità di aver lasciato tutta l’Europa dell’Est in mano ai sovietici; le premesse di questo esito infausto erano state poste a Yalta, dove un Roosevelt ormai debilitato dalla malattia, non aveva trovato le energie od il coraggio per resistere all’arroganza del dittatore georgiano che esigeva delle “compensazioni” per il tributo di sangue che le sue truppe stavano pagando, ben superiore a quello degli occidentali. Forse Roosevelt, giunto al crepuscolo della sua esistenza, sperava di lasciare al mondo dopo di sé un’eredità di pace, basata su di una concorde gestione delle sorti del pianeta da parte dei tre grandi.

L’idea che un politico esperto potesse sperare di coinvolgere un cinico, brutale e spietato dittatore come Stalin in un programma orientato al bene comune ci lascia oggi quanto meno perplessi.

L’avanzata degli Alleati continuava comunque spedita, anche perché infine i tedeschi, terrorizzati da quanto visto in Prussia Orientale, avevano forse inconsciamente deciso per il male minore; ogni volta che si raggiungeva una città od un borgo, le truppe americane cercavano, trattando con il borgomastro, di ottenere una resa incruenta; le rare volte che trovavano schierate a difesa unità delle SS o della Hitlerjugend, spianavano l’abitato.

In una delle sue ultime decisioni operative, Eisenhower ordinò a Montgomery di sganciarsi dal grosso delle armate americane per dirigersi sulla costa baltica, a copertura della frontiera danese; c’erano fondati timori di mire sovietiche sulla Danimarca. La IX Armata di Simpson doveva puntare all’Elba, un altro forte contingente si sarebbe diretto a sud, per impedire si creasse una sacca di resistenza sulle Alpi Bavaresi (mai vista). Il 14 aprile i canadesi liberarono Arnhem che tante sofferenze era costata pochi mesi prima; il 23 aprile gli inglesi che occuparono Amburgo rimasero allibiti vedendo le distruzioni portate dai loro stessi bombardamenti (a sinistra Amburgo distrutta). Il 14 aprile i britannici raggiunsero Berg Belsen, pochi giorni dopo gli americani arrivarono a Dachau; in entrambi i casi i militari, inorriditi da ciò che trovarono, fucilarono, senza neppure pensarci su, guardie ed SS.

Il 25 aprile, alle 16:40, una avanguardia della IX armata americana avvistò a Torgau sull’Elba unità della divisione guardie sovietica, per un incontro che sarebbe passato alla storia.

2. Fronte orientale

Pin su Fumatori di pipaParadossalmente Stalin non aveva creduto una parola del messaggio di Eisenhower, non riusciva a capacitarsi di una rinuncia così clamorosa da parte degli americani; era particolarmente infastidito dalla rapidità con cui gli alleati procedevano sul fronte occidentale. Il generalissimo sovietico era ben deciso a mettere le mani sulla capitale nemica, a differenza degli angloamericani il costo in vite umane non era cosa che lo riguardasse. Il 1° aprile riunì nel suo ufficio i capi dell’esercito, Zukov e Konev, per chiedere loro in forma provocatoria chi sarebbe arrivato per primo a Berlino; la risposta fu ovviamente quella che voleva il dittatore, saremo noi: “Penso sarà battaglia vera “replicò Stalin fumando la pipa (buon segno, il capo era di buon umore, per quel giorno non si rischiava la Siberia); fu anche fissata una data, il 22 aprile, anniversario della nascita di Lenin. Per inciso, la pipa preferita da Stalin era una Dunhill, il capitalismo almeno le pipe le sapeva fare!

In quest’ultima fase della guerra, la reputazione delle atrocità commesse (e che si continuava a commettere) costò assai cara ai sovietici. Ad ovest, eccezion fatta per le SS e pochi altri fanatici, i soldati cercavano solo il momento giusto per arrendersi, la prigionia appariva loro la via più semplice per uscire vivi dalla guerra; ad est all’avanzata dell’Armata Rossa si prospettavano due scenari: o intere famiglie che si erano suicidate per sfuggire alle sevizie dei russi, od una disperata resistenza da parte di chi sapeva che non avrebbe evitato la morte con la prigionia; meglio allora morire combattendo. Il risultato finale non poteva cambiare, ovviamente, ma le perdite spaventose subite dai russi nelle ultime battaglie sarebbero state molto inferiori se i tedeschi non avessero combattuto con il coraggio della disperazione.

Prima dell’attacco decisivo occorreva ripulire le sacche di resistenza alle spalle, che potevano riservare delle sorprese; il 6 marzo Hitler aveva ordinato un attacco della II Armata Panzer contro le posizioni occupate dai russi in Ungheria, per difendere, a suo avviso, i pozzi petroliferi della regione; i russi furono colti impreparati e subirono un duro colpo. Poi, ripresisi, fecero a pezzi i tedeschi, ancora una volta inutilmente sacrificati dalla follia di Hitler. Il 10 aprile le avanguardie russe giunsero a Vienna, difesa fino all’ultimo da Otto Skorzeny; il 14 aprile la guarnigione di Vienna cessava di esistere.

A nord, conquistata tutta la Prussia Orientale, le truppe di Rokossovsky investirono la Prussia Occidentale e la Pomerania, dove si affollavano almeno un milione e mezzo di profughi; la principale piazzaforte tedesca, Danzica, era difesa da ciò che restava della II Armata, appoggiata da corazzate della marina tedesca, che si era infine decisa ad avere un ruolo attivo nella guerra bombardando dal mare i russi. Quarantacinque giorni durò la disperata difesa di soldati che speravano ancora in un miracolo; il tentativo di far evacuare feriti e parte della popolazione via mare aveva condotto all’affondamento di diverse navi passeggeri, silurate da sottomarini russi. Dopo la resa, il 27 Aprile i civili e militari superstiti restarono abbandonati al loro destino. I russi, espletata la solita ordalia di stupri e violenze, ordinarono l’evacuazione di 350,000 abitanti, per far posto ai polacchi, come previsto negli accordi di Yalta.

Ancora più decisa fu la difesa di Breslavia, capitale della Slesia, che era circondata dal 16 febbraio; dopo la tragica fuga di decine di migliaia di abitanti della Slesia, morti per la fame o per il freddo, a Breslavia restavano ancora 80.000 civili più una guarnigione di 50.000 soldati, affiancati negli ultimi giorni da tutti gli uomini validi; la città era sede di industrie militari che continuarono a sfornare armi, munizioni e granate fino all’ultimo. 67 giorni durò la coraggiosa difesa di Breslavia, che si arrese sette giorni dopo il suicidio di Hitler! Anche qui i russi pagarono cara la nomea di brutalità che si erano fatti, con un numero di perdite sproporzionato all’entità della preda.

Breslavia, come tutta la Slesia, furono oggetto di una brutale pulizia etnica; oggi Breslavia si chiama Wroclaw e, come tutta la regione, di antica cultura tedesca, è abitata esclusivamente da polacchi.

primo incontro russo - americano a tourgau sull'elba

Immagine dello storico incontro sull’Elba tra americani e russi

(Continua)

 

Inserito il:24/09/2020 17:33:59
Ultimo aggiornamento:30/09/2020 19:51:54
Condividi su
ARCHIVIO ARTICOLI
nel futuro, archivio
Torna alla home
nel futuro, web magazine di informazione e cultura
Ho letto e accetto le condizioni sulla privacy *
(*obbligatorio)


Questo sito non ti chiede di esprimere il consenso dei cookie perché usiamo solo cookie tecnici e servizi di Google a scopo statistico

Cookie policy | Privacy policy

Associazione Culturale Nel Futuro – Corso Brianza 10/B – 22066 Mariano Comense CO – C.F. 90037120137

yost.technology | 04451716445