Robert Papp (Bucks County, PA, USA) - Illustration from Changes for Caroline (2012)
Venerdì pomeriggio
di Simonetta Greganti Law
Jenny e suo padre avrebbero trascorso il venerdì pomeriggio insieme. Questa volta però non era in programma la solita partita a scacchi e non si sarebbero incontrati neppure dalla zia com’era d’abitudine. La piccola sapeva solamente che si sarebbero visti all’uscita di scuola, tutto il resto doveva rimanere una sorpresa.
In classe era stata così distratta tutta la mattina da rischiare una “detention” ma poi aveva finto interesse per la lezione che l’insegnante stava spiegando e così si era fortunatamente salvata dalla nota di punizione. Non era sicuramente colpa sua se la mente si rifiutava di obbedirle dato che, in preda all’eccitazione, cercava di indovinare in anticipo quale potesse essere la sorpresa che le era stata riservata.
Jenny non era la sola a fremere. Suo padre era già ad attenderla in strada da una buona mezz’ora. Era davanti al cancello del vecchio edificio scolastico e camminava avanti e indietro controllando l’orologio ogni minuto che passava.
Finalmente il suono squillante della campanella permise ad entrambi di emanare un sospiro di sollievo. Jenny fu la prima a oltrepassare l’inferriata della scuola seguita, a distanza, dal resto della sua classe.
Lui era lì ad attenderla con una scatola di cartone tra le mani. La piccola aveva già capito che doveva trattarsi della bramata sorpresa. Si aspettava di riceverla immediatamente per placare la sua curiosità ed invece, senza neppure un accenno alla cosa, il padre l’abbracciò e la fece salire in macchina sempre tenendosi lui la scatola. Perché non gliela aveva offerta subito e l’aveva invece collocata sul sedile posteriore? Non avrebbe potuto lasciarla all’interno della vettura quando era sceso per incontrarla? Doveva sicuramente avere un contenuto molto prezioso per rischiare di lasciarla incustodita. Oppure forse conteneva un piccolo animaletto che lei tanto desiderava… ma non vi erano i buchi per dare ossigeno a un essere vivente.
Jenny percepiva in modo palese il mistero che aleggiava nell’aria.
Quella scatola doveva contenere qualche cosa di veramente speciale, di certo era molto più di un semplice regalo. Forse l’uomo stava solamente aspettando il momento giusto per fargliela aprire.
“Hai fame?” Le domandò da buon padre premuroso. Era abituata a sentir pronunciare questa domanda più frequentemente dalla bocca della mamma ma si accorse che non stonava affatto neppure se proferita da una voce maschile. Rispose di sì anche se non era vero, forse per paura di rovinare i piani che quello aveva programmato. E non si sbagliava affatto, il padre le rivelò di aver prenotato una stanzetta privata in una deliziosa sala da tè in Regent’s Street. Riuscirono a trovare un parcheggio e si mescolarono alla folla dei turisti, degli uomini d’affari e dei semplici passanti che brulicava in quella strada.
Arrivati davanti a Hamleys, il toy shop più grande del mondo, il padre le chiese d’entrare.
Anziché entusiasmarsi Jenny si imbronciò perché cominciò a dubitare sulle aspettative della giornata: sarebbe stata come tutte le altre, le avrebbe comperato un bel giocattolo per farsi perdonare della serenità rubatale da quando aveva abbandonato il tetto coniugale.
Sciocca ancora una volta per aver creduto all’impossibile!
Eppure con stupore notò che il padre anziché farle scegliere il modo per alleggerirsi la coscienza, si diresse spedito verso gli scaffali della cartoleria ed acquistò una semplice colla a stick.
Poi uscirono dal negozio senza aver comperato nulla di speciale che la gratificasse, solamente un’inutile colla. Il padre continuava a tenere sotto al braccio quella scatola di cartone che, a guardarla meglio, neppure sembrava essere nuova.
Entrarono nella sala da tè prenotata dove i vapori e gli aromi di questa bevanda calda confortarono la bambina per la delusione appena provata.
Ordinarono assieme a una fumante teiera fragrante di agrumi anche degli scones con burro e confettura di ciliegie.
Quando furono completamente soli il padre prese finalmente la scatola e aprendola ne rovesciò il contenuto sul tavolo.
Come tanti cocci di una vita, si sparsero sulla tovaglia ricamata decine e decine di fotografie, alcune a colori, altre in bianco e nero ma tutte avevano una caratteristica comune: erano strappate a metà.
Jenny si accorse immediatamente che i soggetti separati da quei tagli erano i suoi genitori ma non ebbe tempo per chiedere nulla dato che il padre l’anticipò e porgendole il tubetto di adesivo appena acquistato le chiese, con gli occhi pieni di lacrime, se era disposta ad aiutarlo a rincollare quell’amore andato in frantumi.
Quella scatola conteneva il jigsaw puzzle più desiderato della sua vita ed era pronta a ricostruirlo senza alcuna esitazione.
Ricetta degli scones
225 di farina auto-lievitante
Un pizzico di sale
55 grammi di burro a tocchetti
Una bustina di vanillina
5 grammi di zucchero semolato
150 grammi di latte intero
Un rosso d’uovo per spennellare
Impastare tutti gli ingredienti insieme aggiungendo un po’ d’acqua se l’impasto risultasse troppo asciutto e un po’ di farina qualora fosse troppo appiccicoso.
Stendere col mattarello fino a ricavare una sfoglia piuttosto alta (circa 2,5 cm) e con un bicchiere ritagliare dei dischi da infornare (una volta spennellati col rosso d’uovo sbattuto) a 200° per circa 15 minuti o fin quando saranno ben dorati in superficie.
Lasciarli intiepidire e farcire con burro e confettura o panna acida e fragole fresche. Essendo però poco dolci possono anche essere farciti con salmone affumicato, salumi o formaggi. Volendo si può arricchire l’impasto di gocce di cioccolato o uva sultanina per la versione dolce oppure semi di finocchio, di sesamo o peperoncino per la versione salata.