Aggiornato al 07/10/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

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Cari signori, dalle guerre non se ne esce: le ha volute il “grande progettista”!

di Achille De Tommaso

 

La storia dell'umanità è inseparabile dal conflitto. E non se ne esce!

Come avete imparato la Storia, fin dalle elementari? Studiando le Guerre, date comprese!

Sin dai tempi più antichi, guerre e battaglie hanno modellato il corso della civiltà, definendo i confini delle nazioni, stabilendo regimi e influenzando il pensiero politico, culturale e filosofico. Le cronache degli imperi antichi, dalle prime dinastie mesopotamiche fino all'Impero Romano, ci raccontano di una storia umana segnata da conquiste, invasioni e conflitti che determinavano il destino dei popoli.   Per millenni, la narrazione storica si è basata sulla descrizione delle guerre: esse erano considerate il principale motore del cambiamento. La storiografia classica si è sempre concentrata su battaglie decisive, trattati di pace ed eroismo dei comandanti. Le guerre non erano solo strumenti per risolvere i conflitti territoriali o economici, ma anche mezzi per affermare il potere e la gloria di sovrani e imperi.

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Dai "Commentarii de Bello Gallico" di Giulio Cesare fino agli “Annali” di Tacito, la guerra è stata descritta come un atto che definisce il destino collettivo di interi popoli. Da Platone a Machiavelli, da Hobbes a Hegel, si è tentato di comprendere il perché la guerra sia una costante della storia umana. Platone, nella sua "Repubblica", affermava che in un mondo imperfetto, le differenze tra le società e la competizione per la supremazia economica e territoriale rendono i conflitti inevitabili. Machiavelli, ne "Il Principe", affronta la guerra in modo pragmatico. Secondo lui, un leader saggio deve essere sempre pronto alla guerra.

Questa centralità della guerra nella storia umana riflette un ciclo di distruzione e creazione che ha permesso alle civiltà di espandersi e trasformarsi. La guerra, pur portando devastazione, ha spesso facilitato l'emergere di nuovi e migliori ordini politici e sociali, forgiando imperi e culture che hanno definito l'evoluzione del mondo.

Dopo il 1945, il mondo ha creduto di trovarsi in un'era di pace. Le atrocità della Prima e Seconda Guerra Mondiale e l'ombra della distruzione nucleare sembravano aver reso la guerra un'opzione insostenibile. Le nazioni, sotto l'egida delle Nazioni Unite, sembravano cercare una via diplomatica per risolvere i conflitti. In molti pensavano che le guerre sanguinose fossero state sostituite da guerre economiche e ideologiche meno distruttive, combattute con sanzioni, concorrenza commerciale e manovre finanziarie.

Ma questa visione era, e rimane, un'illusione. Le guerre economiche non hanno eliminato i conflitti armati; si sono semplicemente aggiunte a essi, creando un ambiente di conflitto globale sempre più complesso. I conflitti armati in Corea, Vietnam, Afghanistan, Siria, Iraq, Medio Oriente e Ucraina dimostrano che la guerra, in tutte le sue forme – sia tradizionali che economiche – è ancora una forza inarrestabile nella storia umana.

Detto ciò, un cambiamento importante si è verificato nelle ultime generazioni: se in passato la guerra era vista come necessaria e gloriosa, oggi viene largamente condannata.   Oggi, grazie alla maggiore consapevolezza delle devastazioni belliche e alle immagini diffuse globalmente dai media, la guerra è vista come un fallimento dell'umanità. Le generazioni più giovani, cresciute in un mondo interconnesso, sono più inclini a vedere la guerra non come una soluzione, ma come un atto di distruzione inutile e moralmente inaccettabile. Un’etica globale basata sui diritti umani spinge, oggi, molti a rifiutare la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti, preferendo invece la diplomazia e il dialogo. Insomma, continuiamo a fare le guerre, ma oggi le condanniamo…

Dal punto di vista antropologico, la guerra è una componente fondamentale del processo evolutivo dell'umanità. L’uomo si è evoluto attraverso due sfide estreme: guerre e malattie sono state tra i principali fattori di selezione naturale che hanno plasmato la nostra specie. Guerre violente e pandemie hanno spesso ridotto le popolazioni, ma nel farlo hanno anche accelerato il progresso tecnologico e scientifico, oltre che determinato una maggiore coesione sociale in risposta alle crisi. In questo senso, la guerra e la malattia sono state forze potenti, capaci di modificare profondamente il corso dell’umanità.

Questa dinamica si inserisce in un contesto più ampio che riguarda l’intero ecosistema animale, dove il predatore riveste un ruolo di fondamentale importanza. La guerra tra esseri umani può essere vista come una metafora delle dinamiche predatorie che regolano il mondo animale. In natura, il predatore svolge un ruolo cruciale nel mantenimento dell’equilibrio ecologico, assicurando e migliorando la selezione naturale e prevenendo il sovraffollamento. Senza il predatore, l'ecosistema si squilibrerebbe, portando a una proliferazione incontrollata delle prede, alla rovina dell'ambiente stesso; e alla possibile estinzione della specie delle prede.

Nell’ecosistema naturale è più grave la morte di un predatore della morte di una preda.

Allo stesso modo, nella storia dell'umanità, i conflitti armati hanno spesso agito come una forza inesorabile di selezione sociale ed economica. In un contesto darwiniano, solo i più forti o i più adatti sopravvivono, e ciò ha portato, per quanto crudele possa sembrare, all'evoluzione delle società. Ma questo solleva una domanda esistenziale profonda: “se il conflitto è così radicato nella nostra evoluzione e nell'equilibrio naturale, chi – o cosa – ha progettato questo sistema?”

Il Grande Progettista: Un Disegno Crudele?

Nel cercare di comprendere le leggi che governano il nostro mondo, può emergere la figura di un "Grande Progettista" – un’entità, un principio o una forza superiore che ha stabilito le regole di questo universo. Chiamatelo Dio, Natura o il Caos, ci si potrebbe chiedere: “perché questo Progettista avrebbe voluto un mondo che si evolve con la violenza e la sopravvivenza del più forte? Perché il predatore è così cruciale per l'equilibrio dell'ecosistema? E perché la guerra e la malattia sono così determinanti per l'evoluzione umana? Non poteva, il Progettista, progettare un mondo che si evolvesse in maniera meno crudele?” Forse la guerra e la sofferenza sono parti ineludibili di un sistema più ampio che va oltre la nostra comprensione, un sistema in cui la creazione e la distruzione sono intimamente legate? Forse che non ci può essere Creazione, senza prima Distruzione?

Ma tant’è: il Grande Progettista – se esiste – ha voluto questo mondo con i suoi equilibri spietati, e noi non possiamo far altro che confrontarci con questa realtà. Mentre ci sforziamo di immaginare un futuro senza guerra, dobbiamo fare i conti con la natura profonda di ciò che siamo e con l’enigma di un sistema che sembra nutrirsi di lotta e sofferenza per crescere e trasformarsi.

P.S.: “La Natura è un Serial Killer”

Forse c’è una buona notizia: Il concetto di Umberto Veronesi, "La Natura è un serial killer", descrive la natura come una forza indifferente che genera malattie e morte. Contro di essa abbiamo il diritto di difenderci, e per farlo l'umanità ha sviluppato farmaci e terapie (spesso genetiche) che ci proteggono e ci allungano la vita. Allo stesso modo possiamo forse usare la nostra intelligenza per combattere non solo le malattie, ma anche le guerre. Attraverso la scienza, la diplomazia e l'innovazione, possiamo, forse tra qualche anno, costruire sistemi di prevenzione e risoluzione dei conflitti, promuovendo un mondo più pacifico, alterando e combattendo quindi la Natura, proprio come facciamo con le malattie.

Alcuni di questi concetti sono tratti da un libro che scrissi venti anni fa: “Gli Errori dell’Universo”; Gangemi Editore

https://www.luccasapiens.it/scheda-libro/achille-de-tommaso/gli-errori-delluniverso-9788849205732-1401475.html

  

Inserito il:01/10/2024 15:07:33
Ultimo aggiornamento:01/10/2024 16:16:28
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