Alfred Stevens (Belgio, 1823 - 1906) – In deep Thought (1881)
Riflessioni sul vocabolo “Riflessione”
di Giovanni Boschetti
Buon giorno a lei e ai suoi lettori.
Mi rivolgo alla sua bella iniziativa denominata “Riflessioni”.
Bella quanto intrigante, ma…intricata.
Il suo pubblico, raffinato e colto, segue con interesse la sua piattaforma culturale e, forse, vorrebbe riflettere. Ma ne sarà capace?
Ora desidero ‘riflettere’ sul vocabolo ‘Riflessione’.
Non sono convinto che riflettere, al giorno d’oggi, sia così comune e scontato come la sua rubrica intende proporre e interpretare.
No, caro Bordoli, mi permetta chiamarla direttamente in causa. Lei ha la presunzione di far riflettere i suoi collaboratori e soprattutto i suoi lettori.
Penso che al giorno d'oggi, nella vita tumultuosa e freneticamente legata alla tecnologia, la riflessione non trovi più spazio, almeno come la si intendeva tanto tempo fa. Oggi sarebbe già buona cosa pensare. Riflettere è una fase successiva, ma che richiede tempo e voglia di confrontarsi con se stessi. Riflettere, alla luce di un’esistenza cadenzata dai tic, dagli input, dalla frenesia dei cellulari o dei computer, è quasi impossibile. Si ha ancora il tempo e soprattutto il desiderio di riflettere?
Prima di scrivere questa mia ‘riflessione’ ho seguito le riflessioni dei suoi autori, ma mi sembra che, aldilà dei soliti triti e ritriti (perdoni l’arroganza) argomenti di attualità e di politica, non ci siano riflessioni sull’uomo, sulla società, sulla nostra umanità, sulla spiritualità. Nulla.
La riflessione, stadio avanzato del pensiero, è più evoluta, più personale, più intima…intima fra l’uomo e la sua Umanità.
La riflessione nasce nel momento in cui l’uomo si ritrova a pensare agli altri, al mondo nelle sue mille sfaccettature, a se stesso, senza cercar di semplificare il reale ma, anzi, considerandone e mettendone in risalto l’implicita complessità.
La riflessione non è un processo con cui si tenta di ‘risolvere’ la realtà tramite una semplificazione. Essa si presenta come tentativo di afferrare la complessità del mondo reale restituendo un’ immagine mentale che sia il più simile possibile all'immagine effettiva dell’oggetto pensato (quando si riflette, alla fine, ‘riflettiamo’ come specchi gli ‘eventi’ del mondo).
I filosofi della riflessione ritenevano che solo tramite la riflessione fosse possibile comprendersi interamente, come unità spirituale così da trarre dalla comprensione del proprio io, dei propri sentimenti ed emozioni, un significato di carattere universale.
Mi auguro di non disincantare i suoi affezionati lettori.