Dame Ethel Walker (UK, 1861-1951) - Bridge players
Menu à “le” carte
di Simonetta Greganti Law
Il suo sguardo quella mattina era particolarmente luminoso. Mrs. Annabel Lewis, si era svegliata con un’energia straordinaria.
Mentre si stava preparando una prima tazza di tè, decise con una certa allegria che, dopo una settimana di giornate trascorse nella noia più assoluta, quella sera non l’avrebbe più passata come le altre. Suo marito Derek sarebbe ritornato a casa solo il venerdì successivo dato che era dovuto andare a Milano per lavoro e lei era stufa di guardare la TV col cane acciambellato sulle gambe.
Doveva occupare la mente e per questo motivo aveva deciso di organizzare una veloce cenetta seguita da varie mani di bridge. Naturalmente questa volta non avrebbe più fatto coppia, come nella vita e al gioco, con Derek e per questo sorrideva all’idea di un partner diverso.
Anche Edward White era rimasto solo dato che la moglie Olga era tornata in Italia per qualche giorno dalla sua famiglia e per questo motivo aveva accettato molto volentieri l’invito per la serata.
Occorreva ora trovare un’altra coppia libera e così telefonò ai Coldbridge che erano gli amici abituali con i quali spesso si ritrovavano a giocare.
Purtroppo Mr. Coldbridge proprio quella sera aveva già un impegno programmato da tempo: doveva occuparsi di una critica teatrale che non avrebbe sicuramente potuto evitare. Sua moglie però accettò con piacere.
Mancava dunque un ultimo giocatore così Mrs. Lewis non esitò un istante: Mr. Dunn doveva essere il quarto al tavolo dato che era un single e non avrebbe pertanto avuto problemi nell’ottenere un permesso immediato dalla moglie.
In meno di un’ora tutti i giocatori avevano aderito all’invito con entusiasmo ma ora Annabel cominciava ad essere preoccupata perché aveva parlato di una cena prima del bridge e si sarebbe ritrovata a doverla organizzare in poco tempo.
Non se la sentiva di affaticarsi troppo ma, allo stesso tempo, non voleva fare brutta figura. Decise così che non si sarebbe cimentata in piatti esageratamente elaborati, ma avrebbe proposto portate senza troppa pretesa così che nessuno avrebbe potuto giudicare severamente la cucina inesperta di una giovane donna… forse avrebbero invece apprezzato il suo gesto di puro affetto nell’esporsi in un invito così repentino dove serviva sicuramente un grande coraggio.
- Il mio sarà un menù divertente perché si giocherà a bridge anche mangiando - pensò mentre decise di apparecchiare il suo tavolo quadrato con una tovaglia verde della stessa sfumatura del mollettone da gioco. Piatti rigorosamente bianchi che poi si sarebbe sbizzarrita a trasformarli nelle carte da gioco.
Come “starter” aveva optato per una pasta fresca bicolore a cui diede il nome di “four no trump” ovvero avrebbe steso una pasta (questa fortunatamente la sapeva fare) tagliandola con degli stampini aventi la forma dei quattro semi da gioco: fiori, quadri, cuori e picche. Li aveva comperati da anni ed era felicissima di poterli finalmente usare per la prima volta. Naturalmente avrebbe preparato due composti, il primo color rosso, per i pali deboli, e l’altro nero, per i pali nobili.
Così iniziò ad impastare aggiungendo alle prime due uova un pesto di peperoncino e pomodori secchi calabresi per riuscire ad ottenere un colore vivo, mentre unì al secondo impasto un trito di funghi che avrebbe conferito un colore scuro. Per il condimento bastava preparare un semplice aglio e olio e semi di girasole.
Mrs. Lewis era una donna deliziosa spesso però mancava di autostima e così incominciò presto anche a temere un pochino per la programmata partita di bridge.
Era abituata a far coppia col marito e a infischiarsene quando lo faceva arrabbiare per qualche sua, ahimè frequente, disattenzione.
Cosa avrebbe ora invece pensato di lei il nuovo partner? Presa dal panico sembrava addirittura aver dimenticato non solo le regole del gioco ma non ricordava più neppure se avrebbe dovuto distribuire le carte partendo dal giocatore di destra o da quello di sinistra. Questa cosa le sembrava molto più preoccupante della cena. Perché aveva deciso di trovare noioso l’annoiarsi quando invece non vi era niente di più rilassante e bello del dolce far nulla?
Non le restava che ridare una sbirciatina alle convenzioni per evitare di fare dichiarazioni imbarazzanti durante la licita, così inforcò gli occhiali e si sedette davanti al computer.
Tutto le tornò alla mente in un baleno perciò fece un sospiro di sollievo.
L’occhio le cadde però su una regola non ufficiale che tuttavia poteva essere un’innovazione divertente da introdurre quella sera.
Si parlava di una “carta birra”, tradizione nata a Copenhagen verso la metà del secolo scorso, perché proprio a una birra corrispondeva il premio che avrebbe vinto chi riusciva a realizzare il contratto facendo l’ultima presa con il 7 di quadri. Se a fare questa presa era il dichiarante, realizzando così anche il contratto, sarebbe spettato al morto ricompensare il suo partner. Caso contrario, se erano invece gli avversari a vincere terminando con la presa della suddetta carta, spettava agli sconfitti dichiaranti di dover pagare. Naturalmente Mrs. Lewis avrebbe rivisitato il premio proponendo una penitenza al posto di dover pagare una birra.
In quel momento le telefonò il marito e questa, senza far trapelare il suo sconforto di poco prima, cominciò a raccontargli dei preparativi per la serata e della scelta del menù.
Si vantò in modo particolare del “main course” e del nome che gli aveva abbinato: “grand slam” dato che aveva deciso di servire in ogni piatto 13 piccolissime polpettine di manzo infilzate in 3 spiedini e alternandole con pomodorini e olive nere, sempre per riprendere il tema delle 13 prese dichiarate e del Rouge et Noir.
A fine conversazione, tanto era entrata nel ruolo dell’organizzatrice perfetta che le era tornato l’entusiasmo per la serata, e si era nuovamente convinta che tutto sarebbe stato divertente e di successo.
Aveva perciò ricominciato a cucinare.
Si affrettò nel preparare l’impasto per le polpettine amalgamando al macinato di manzo, il pane ammollato e strizzato nel latte, il prezzemolo e l’aglio tritati e due uova intere. Con questo aveva poi preparato 52 polpettine bite-sized, ovvero delle dimensioni di un boccone, e dopo averle infarinate e rosolate in olio profumato con zenzero grattugiato, aveva aggiunto del Marsala per ultimarne la cottura.
Una bella insalata verde avrebbe guarnito il piatto e fatto da contorno.
Stava rientrando nei tempi, poteva ora permettersi un lungo bagno rilassante.
Sì, se lo era meritato e per gratificarsi al massimo versò nell’acqua un’abbondante quantità del suo bagnoschiuma preferito, accese a bordo vasca una candela profumata per inebriarsi del suo aroma mentre si abbandonava al relax.
Si era portata anche un calice di prosecco per rilassarsi ancora di più. Mentre si beava del meritato riposo le sovvenne un pensiero che le procurò un nuovo motivo di stress.
Non aveva considerato il dolce. Come aveva fatto a dimenticarsi del dessert? Non le restava molto tempo e si affrettò perciò a bere quello che rimaneva del suo drink per darsi conforto. Riuscì tuttavia a ragionare senza entrare in crisi.
Si era ricordata che il giorno prima, per soddisfare una voglia di dolce, aveva sbattuto un uovo con tre cucchiai di zucchero semolato e un pizzico di sale e, continuando a montare la crema, aveva aggiunto a filo tre cucchiai di olio di semi e mezza tazza di latte.
Poi ancora una tazza di farina setacciata unita a un cucchiaino di lievito e infine quattro bei cucchiai di mandorle tritate e altri due di semi di papavero. Aveva diviso il composto in stampini da muffin, precedentemente imburrati e infarinati, e cotti in forno caldo a 200°C per circa 20 minuti. Aveva così sfornato degli ottimi muffin alle mandorle e semi di papavero ma dato che ne aveva poi mangiato solo uno, aveva riposto gli altri in una scatola di latta per conservarli sempre freschi. Ora poteva servirsi di questi per il suo dessert.
Mentre pensava a ciò era ancora sommersa dall’acqua calda e dalla schiuma profumata, anzi fu proprio la schiuma a suggerirle l’idea di aggiungere ai suoi muffin della panna montata per decorarli e arricchirli nel sapore.
Voleva però ideare qualche cosa in tema ancora con il bridge e perciò decise che avrebbe arrotolato un foglietto di carta su cui avrebbe scritto uno dei quattro segni cardinali Nord-Sud/Est-Ovest e lo avrebbe ben piantato, come una candelina, nella panna. Li avrebbe serviti insieme a una profumatissima tisana digestiva. Ognuno, mangiando casualmente il suo dolcetto, avrebbe scoperto chi sarebbe stato il suo partner per la serata.
E così, a fine cena, si formarono le coppie: lei con Mr. White e Mrs. Coldbridge con Mr. Dunn.
Il resto della sera trascorse in un baleno…ormai la serata faceva parte dei ricordi.
Mrs. Lewis si era già sfilata il vestito nero a tubino, aveva gettato una scarpa accanto al letto mentre continuava a zoppicare con l’altra ancora calzata al piede per avvicinarsi alla sua camicia da notte. Aveva un sorriso stampato sul viso che non riusciva a chiudere.
Non poteva crederlo, tutto era andato per il verso giusto: cena di successo e aveva perfino vinto.
Non vedeva l’ora di poter raccontare tutto a suo marito perché aveva pure una notizia interessante da rivelargli…un piccolo pettegolezzo che Mrs. Coldbrige aveva spifferato. Sembrava infatti che la Signora Persi, la loro cuoca italiana, fosse bravissima a giocare a bridge. Recentemente infatti l’avevano scoperta mentre trascorreva il suo tempo libero a giocare online e si erano stupiti di quanto fosse alto il suo livello e sorpresi per la sua perspicacia e memoria. Nonostante il suo “pidging English” al gioco si sarebbe certamente fatta onore anche al loro tavolo.
- Prenderò delle lezioni dalla cuoca: sia per la cucina che per il bridge…e magari anche per l’italiano - disse scherzosamente al marito, ma in fondo lo pensava seriamente.