Gilbert Williams (California - Contemporary) - The Seer (La veggente)
Pubblichiamo alcuni brani tratti dal libro “Le sette porte - Il sogno di un Amore” di Giovanni Boschetti, apprezzato Autore del nostro webmagazine. Il libro sta riscuotendo un notevole successo sia presso la critica che presso la platea dei lettori e riteniamo quindi interessante presentarvene alcuni passi.
Le sette porte - Il sogno di un Amore
di Giovanni Boschetti
La venditrice del tempo
Alla fiera del paese era la prima ad arrivare, anticipando l’arrivo dei vari baracconi che proponevano ogni sorta di divertimenti. Una donna senza età, coperta da strani vestiti orientali, colma di ogni sorta di scatole e recipienti, dove nascondeva tutti i suoi arcani segreti. In particolare, vi erano due scatole, in cui erano rinchiusi il passato e il futuro. In quella più scura vi erano tanti segreti del passato, storie misteriose sepolte fra le pieghe di tenebrosi ricordi. Nella scatola dai colori sgargianti, fumosi presagi traboccavano, per imporsi nella storia di uomini e donne che affidavano i loro destini nelle mani della scaltra veggente.
«Venite, signore e signori, venite. Il vostro futuro per due soldi. La fortuna la trovate qui!»
Monologhi e piaggeria smisurata verso tutti, anche per noi che la schernivamo sempre.
Noi ragazzini aspettavamo con impazienza il suo arrivo, decisi a riprenderci i segreti che lei ci aveva carpito l’anno prima: i nostri ricordi di bambini. Una tenda alla maniera delle vecchie fattucchiere, puzzolente, dove il mefitico tanfo richiamava sedute spiritiche di altri tempi. Un lieve fumo di candela, profumato all'incenso, si mescolava agli odori presenti, rendendo irrespirabile l’ambiente. In un angolo, rischiarato dal barlume di una vecchia candela consunta, stava un luccicante salvadanaio dorato: il salvadanaio dei ricordi!
Noi, fanciulli di Dio, eravamo convinti che, nascosti dalla penombra e avvolti da quel puzzo insopportabile, nemmeno “Lui” sarebbe stato in grado di scoprire i nostri rituali. Poche monete, erano il prezzo per alcuni minuti di carte magiche, dove il nostro destino era legato al responso di quella vecchia “venditrice del tempo”, che presagiva guai e malefatte, ma noi, forti della fede e del legame con i nostri Angeli e Santi, ridevamo di gusto alle terribili preveggenze. Ogni anno, all’inizio della primavera, tornava carica di sventure. Con tutto quello che mi aveva presagito negli anni, avrei potuto anch’io vendere “sogni”.
«Signora maga, lei riesce a mettermi in contatto con un Angelo? Anche con Gesù?». «Brutto villano e screanzato d’un bimbo, quali stupidaggini mi chiedi! Non sai che non si può parlare con quelle persone?». «Ma non sono persone, spiriti sono!» replicai.
“La sai lunga tu, birbante che non sei altro!»
Risi di gusto, come sempre, pensando alle solite fanfaronate ed imbrogli della venditrice del tempo, ma la curiosità di conoscere il legame fra la magia e il mondo di Dio si proponeva ogni volta che vedevo l’indomita indovina.
Chissà, forse non erano le solite panzane fantasiose di una vecchia cialtrona, ma il destino che si scopriva, come si scoprono le carte di una magica profezia!
Il desiderio
“Quando morirò desidero che il mio corpo venga rispettato e ben composto. Voglio essere sepolto sotto un albero secolare, così da nutrire le cime più alte per assistere alle vicende umane per ancora molto tempo. Mi piace l’Umanità!
Se non si potrà soddisfare il mio desiderio, senza offendere Dio, voglio essere cremato e che le mie ceneri siano sparse sotto il medesimo albero secolare; in entrambi i casi vorrei che fosse scritto che ho amato il mio mondo come essere umano e che ho amato Dio poiché mi ha sempre considerato parte di Lui stesso.”
Dov’è?
Ho dimenticato quel mondo, il mio mondo, alla fine della giovinezza. Non piango per questo. Ho della violenza nel sangue, eredità di ataviche battaglie e, ne sento il sapore.
Mi piacciono gli spazi bui delle vecchie osterie; mi piacciono le bottiglie, i bicchieri sporchi e puzzolenti di buon vino; mi piacciono le vecchie e i vecchi ubriaconi che, bestemmiando, rievocano le loro disgraziate vite infarcite di allucinanti visioni e riescono a stonare canti senza note.
Non ho vizi, ma virtù. Non conosco dissolutezza, l'immoralità la detesto, la disonestà pure. Non conosco droghe, nemmeno so cosa sia la lussuria. Mi spaventa il peccato e rifuggo dalla perversione.
Non troverò più cavalli alati ad aspettarmi sulla porta, soltanto vecchi ricordi e la mancanza di loro...
E allora, Dio? Dov’è Dio?
Il Paradiso dei bambini perduti
In uno dei nostri momenti di intimità, chiesi ad Ila di “fare” una bambina; ebbi il sentore di entrare in un anfratto senza via di scampo. Lei non rispose subito, ed io decisi di non insistere.
«Quando sono nata, una piccola malformazione ha segnato per sempre la possibilità di avere figli; soltanto un intervento potrebbe darmi questa gioia». Mi resi conto di quanto soffrisse e non aggiunsi altro, ma mi sarebbe tanto piaciuto avere una bambina che le somigliasse. Chissà quanto bella doveva essere da piccola Ila.
Non tornai più sull’argomento, ma un giorno, fu lei a riprendere il discorso.
«Tu mi ci vedi che torno a casa, al mio paese con il pancione? E poi che faccio?» Con due frasi, come solo lei sapeva mettere insieme, fui messo con le spalle al muro, ero in un vicolo cieco. Lei rimarcava il fatto che, la nostra, doveva diventare una relazione stabile. Se fosse rimasta in attesa, quali prospettive poteva avere la marmocchia, futura bellezza del genere umano? Chi avrebbe pensato alla sua educazione e all’amore che serve per crescere una figlia?
Ero consapevole, che essendo avanti con gli anni, non avrei potuto darle alcuna certezza. Non era fuggire dalle responsabilità, ma una figlia non può avere come padre un uomo oltre la maturità e comunque non era solo una questione di età, vi era anche una situazione personale complessa e di difficile soluzione.
Poi proseguì: «Se Dio mi darà la gioia di mettere alla luce un figlio, sarò felicissima, ma questo figlio non dovrà avere alcun timore di essere abortito perché uno o entrambi i genitori non lo desiderano. «Sai» mi incalzò «quanti bambini non hanno avuto la fortuna di nascere e hanno subito il disprezzo di meschini genitori? Non desidero che mio figlio possa entrare nel “Paradiso dei bambini perduti”» Ebbi un sussulto. Ripensai per tutta la notte al “Paradiso dei bambini perduti”.