Gustave Courbet (1819-1877): Portrait of Jo, la bella irlandese 1865-1866
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Immagini di vita
di Simonetta Greganti Law
Trasformare un quadro d’autore in parole …
Da bambina lo specchio era stato il suo compagno di giochi. Si divertiva a sfidarlo, vedere se poteva riuscire a essere più veloce nei movimenti dell’immagine riflessa.
Improvvisava gare per riuscire a precedere l’altra sé stessa nei gesti che venivano invece ripetuti da questo, sempre nello stesso preciso istante. Ogni sfida finiva immancabilmente in un pareggio e allora gli rivolgeva una serie di boccacce e sberleffi che però le venivano restituiti con la stessa sfacciataggine di quelli che adoperava nello schernire il proprio io.
Avrebbe voluto distaccarsi dall’identico scimmiottare dello specchio perciò improvvisava movimenti rapidi e inaspettati, per sorprenderlo, ma questo li replicava sempre tutti in modo puntuale e perfetto. Nonostante ciò, il gioco le sembrava divertente e continuava anche se certa dell’assurdità di quello che stava facendo.
Appena adolescente aveva imparato a relazionarsi con lo specchio in un modo diverso. Si specchiava per scoprire i cambiamenti che il suo corpo le svelava di giorno in giorno. Da brutto anatroccolo stava diventando un cigno e si compiaceva nel veder riflessa un’immagine che la stupiva e l’affascinava. Per tutti gli anni della prima giovinezza lo specchio era diventato il suo amico più sincero che le mostrava, senza inganni, una bellezza tanto evidente.
Poi le prime rughe, quasi una sorpresa inaspettata e lo specchio divenne il suo mago, poiché con semplici trucchi di fard e mascara le insegnava l’artificio delle illusioni per rendere il suo volto ancora più interessante.
Col passare degli anni quello specchio tanto amato venne poi considerato insensibile perché le palesava con tanta indifferenza una realtà non più ben accetta.
Ma questo era nulla rispetto al tradimento successivo. Non più suo alleato lo specchio divenne poi un nemico crudele. In modo beffardo e spietato, le mostrava un’immagine brutale che stonava con la giovinezza della sua anima e che non riusciva quasi ad accettare. Rifletteva, duplicandoli, tutti i segni del tempo che ormai si evidenziavano nel suo volto.
Non poteva più considerarlo amico, alleato, maestro di vita… ormai era un inesorabile avversario.
Decise di ripudiare quell’oggetto così ingrato al quale invece aveva dato troppa importanza per tutta la sua vita senza rendersi conto che così facendo stava rinnegando proprio sé stessa.