Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Miyuki Takanashi (Japan, 1961, Sapporo) - Floating Memory (2018)

 

Quando la memoria dura a lungo

(Una riflessione sul pensiero dell’amico Cesare)

di Gianni Di Quattro

 

Viviamo di più, più a lungo, la vita media si è allargata e salvo incidenti tutti rimaniamo di più attaccati alla vita. Dunque, la vecchiaia è di conseguenza più lunga e spesso, molto spesso, però è piena di acciacchi, che impegnano tutti coloro che vi entrano e si devono adeguare ad una vita fatta di slalom tra medici, farmacie, ansie, esami da fare, pastiglie da prendere, altre stregonerie.

In questa vecchiaia spesso lunga un degrado che può assalire un essere umano è relativo al rilassamento cerebrale. Capita, capita a tutti in qualche modo. Una mente che non funziona più come prima, che non riesce a creare, immaginare, osare come è stato nel percorso della vita e che spesso manifesta il sintomo della distrazione che può arrivare alla astrazione.

A tutti ad un certo punto, quando gli anni si sono accumulati, capita di non ricordare i nomi di persone ed oggetti, di cercare qualcosa dimenticando cosa si doveva cercare, di cercare nella mente cosa si è fatto e cosa si sarebbe dovuto fare. Spesso però, evidentemente per come è fatto il nostro sistema cerebrale, si ricordano fatti lontanissimi, episodi dell’infanzia, storie personali o di persone molto vicine, come familiari o cari amici ad esempio, che si davano per dimenticate e che un qualche cosa, un appiglio imprevedibile e impensabile le riporta alla memoria con grande nitidezza.

Conosco tanti amici che sono soggetti a queste distrazioni mentali e me lo ha fatto pensare il racconto di Cesare. Naturalmente la vecchiaia offre altre trappole al funzionamento del nostro organismo, dagli occhi alla prostata, dalla situazione pressoria all’udito, ma il degrado della mente è il più critico, il più brutto perché ci toglie ricordi, ostacola i pensieri su persone e cose, complica la vita, ci fa piombare nella paura che la distrazione possa diventare astrazione, cosa che vorrebbe dire la uscita dal mondo da vivi, pur rimanendo vivi.

L’unico mezzo per cercare di ostacolare il degrado o il galoppo della perdita di controllo del nostro cervello, pare che sia quello di tenerlo sempre e il più possibile in funzione, di provocarlo, di spingerlo, di fare in modo che non si adagi in lunghe pause che potrebbero sembrare ristoratorie e che in effetti possono essere letali perché addormentano parti vitali che poi fanno fatica a svegliarsi. Lo dicono tutti, i medici generici, gli specialisti, qualsiasi studioso della mente, una categoria che negli ultimi tempi è sempre più diffusa.  

Non bisogna dunque preoccuparsi se ad una certa età la lavagna dei ricordi ha dei buchi, non bisogna disperarsi, non bisogna temere, ma si deve pensare che non è sufficiente qualche briscola o qualche scopone scientifico al bar della piazza. Si deve leggere, parlare, confrontarsi, analizzare, continuare a cercare di capire la vita. Si deve se è possibile inventare nuove iniziative, nuovi business, nuove storie da raccontare, nuovi posti da vedere. Ed è quello che fa Cesare alla sua età produce, supporta Helena, contatta, scrive, legge e corregge, sogna come sempre ha fatto nella sua vita.

 

Inserito il:12/06/2021 11:20:28
Ultimo aggiornamento:12/06/2021 11:42:33
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