André Jolly (Francia, 1882-1969) - Finestra aperta sulla notte
La luce nel buio
di Simonetta Greganti Law
Gennaio. Un altro anno è finito.
Ecco una nuova fermata di un viaggio che subito riprende la sua corsa come un treno ad alta velocità che ha fretta di portarci diretti al capolinea.
Tra mille pensieri filosofici sulla brevità della vita e sul senso o il nonsenso dell’esistenza umana, Mr. Vincent se ne stava seduto su una confortevole poltrona della sua biblioteca personale, una piccola stanza lunga e stretta che evocava proprio il vagone di un treno.
Lui era l’unico passeggero e sedeva in quello che sembrava uno scompartimento affollato non da persone ma da numerosissime emozioni.
Era il suo pensiero che viaggiava con un biglietto aperto alla fantasia.
L’immaginazione, volando sopra a quel treno illusorio, improvvisamente riusciva a superarlo nella sua corsa.
Pensieri senza un punto e senza una stazione di arrivo, erano come un fiume in piena che straripava, un fluire di sensazioni senza pause.
Eppure erano pensieri tutti positivi.
Dalla finestra non scorreva alcun paesaggio.
Fuori era completamente buio, sembrava che il convoglio stesse attraversando un’interminabile galleria.
Osservando questo non-paesaggio, si rese conto di quello che spesso si intende per infinito e si tuffò così in questo oceano d’inchiostro per vedere senza l’utilizzo degli occhi, ma avvalendosi degli altri sensi a sua disposizione.
L’oscurità premeva contro il vetro tanto da sembrare voler penetrare nella stanza.
Decise di assecondarla e spense la luce ricreando così il buio anche all’interno della camera.
Adesso era entrato completamente nel tunnel delle sue meditazioni e viaggiava con la mente libera lasciandosi inghiottire dalle tenebre, compiaciuto di perdere lo spazio e la consapevolezza di essere se stesso.
Non aveva nulla da rimproverarsi, per questo motivo non temeva la notte.
Proprio la mancanza dei rigidi confini che solo la luce riesce a mostrare, l’assenza della sbarra virtuale, sempre serrata, dell’orizzonte, gli permettevano di spaziare libero e immaginare tutto a modo suo.
Si compiacque nel cambiare la prospettiva delle sue sensazioni affidandosi invece ad altre regole per godersi il mondo, ricercando la bellezza viaggiando con gli altri sensi, privandosi della vista per allargare le proprie vedute.
Allungò una mano perché aveva perso completamente l’orientamento e si scontrò con il tavolino affianco alla poltrona.
Cercando di rammentare gli oggetti che vi erano posizionati, riconobbe il porta bonbon di cristallo che Margaret era solita riempire con i cioccolatini che lei stessa preparava.
Ne prese uno ma prima di portarlo alla bocca, come aveva sempre fatto in modo automatico, volle approfittare di quel buio amico per utilizzare gli altri sensi di cui disponeva.
Già al tatto, semplicemente sfiorando con le dita quel micro mondo di dolcezza, si stupì per la morbidezza vellutata del cacao.
Eppure questa piccola sfera era imprecisa, un vero indizio per comprendere che era stata fatta in modo artigianale.
Erano state le mani di sua moglie ad accarezzarla fino a plasmarla e il suo tocco leggero si era impresso nella cioccolata come sigillo del suo amore nella preparazione.
Avvicinò poi al naso questa prelibatezza e l’intensità del suo aroma gli solleticò l’olfatto che richiamò al cervello un’esperienza di piacere.
Il profumo inconfondibile del cacao provocò un effetto potentissimo di benessere capace di farlo rilassare.
L'udito ebbe anche lui un ruolo in questo gioco. Non vi era una carta che avvolgesse questo bonbon e pertanto non udì alcun rumore scricchiolante che si sarebbe prodotto nel tentativo di liberarlo dal rivestimento metallico o di cellophane.
Eppure, scioglierlo lentamente in bocca, accarezzarlo con la lingua e schiacciarlo contro il palato, produceva un suono magico che rievocava un istinto primordiale paragonabile alla suzione del neonato.
Il gusto toccò l’apice di questo percorso prodigioso permettendogli di bearsi di tutti gli aromi contenuti nel cioccolatino.
Riconosceva appena l’armonico miscuglio degli ingredienti sorprendenti che era tuttavia capace di apprezzare nella loro combinazione.
La vastità del buio gli aveva permesso di scorgere paesaggi reconditi rivelati grazie a questa rara esperienza alternativa.
Mr. Vincent quella sera comprese un’importante lezione di vita.
I cioccolatini di sua moglie, a differenza dei più famosi esistenti in commercio, non avevano bisogno per arrivare al cuore di un bigliettino di accompagnamento con un messaggio d’amore.
Così anche lui non necessitava degli occhi per rendersi conto che la dolcezza sta proprio nelle piccole cose.
Bonbon di cioccolato e arancia
Sbriciolare 200 gr di Pavesini con l’aiuto di un mixer.
Spezzettare 150gr di cioccolato fondente e scioglierlo a bagnomaria unendo un cucchiaio di Grand Marnier e il succo filtrato di un’arancia piccola.
Creare l’impasto con i biscotti polverizzati e la cioccolata sciolta precedentemente preparata. Aggiungere 60 gr di zucchero.
Mettere il composto in frigo per 20 minuti e poi realizzare i bonbon inumidendosi precedentemente le mani.
Sistemarli su una gratella posta su una teglia capace di raccogliere la glassa che verrà versata sopra ai bonbon per ricoprirli completamente. (La glassa si preparerà sciogliendo una nuova tavoletta di cioccolato all’arancia).
Una volta freddati saranno pronti per essere gustati e offerti a chi si vuole bene.