Aggiornato al 05/09/2025

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La questione ebraica (3) - Il Medioevo

di Mauro Lanzi                                             

 

Nel periodo del tardo impero pagano gli ebrei sopravvissero in piccole comunità sparse su tutto il territorio romano; la loro situazione migliorò con gli imperatori della dinastia dei Severi; con l’editto di Caracalla, anche gli ebrei divennero cittadini romani a tutti gli effetti alcuni, non pochi, riuscirono anche a tornare in Palestina. In genere le comunità ebraiche si autogestivano sotto la guida dei rabbini, seguivano i loro riti, applicavano le loro leggi; d’altro canto, i romani, finché si pagavano le tasse e non c’erano ribellioni, erano disposti a tollerare tutto il resto.

La situazione cambiò con l’adesione degli imperatori alla religione cristiana, iniziarono allora le pressioni sugli ebrei perché si convertissero alcristianesimo. Alla fine del IV secolo, l'imperatore Teodosio I emise una serie di decreti che istituivano ufficialmente le persecuzioni contro gli ebrei.

Agli ebrei non era permesso di possedere schiavi, costruire nuove sinagoghe, ricoprire cariche pubbliche o difendere casi tra ebreo e non-ebreo. I matrimoni misti furono dichiarati un reato capitale, come anche la conversione di un cristiano all'ebraismo. Teodosio eliminò il Sinedrio e abolì la rispettiva carica di Nasi (presidente), cioè venne sostanzialmente limitata l’autoamministrazione delle comunità ebraiche. Le persecuzioni proseguirono in periodo bizantino; sotto l’imperatore Giustiniano I, le autorità ulteriormente limitarono i diritti civili degli ebrei, e misero a rischio i loro privilegi religiosi.

L'imperatore interferì anche negli affari interni della sinagoga, e vietò, per esempio, l'uso della lingua ebraica nelle funzioni rituali. Coloro che disobbedivano a tali restrizioni venivano minacciati di pene corporali, esilio, e perdita dei beni.

Immagine che contiene mosaico, dipinto, disegno, arteIl contenuto generato dall'IA potrebbe non essere corretto.Fortunatamente Giustiniano ed i suoi successori avevano ben altri problemi da seguire e non avevano truppe sufficienti a far rispettare le succitate regole. Come risultato, il V secolo fu un periodo di ripresa dell’ebraismo; una serie di nuove sinagoghe vennero costruite, molte delle quali anche rilevanti da un punto di vista artistico, adorne di splendidi pavimenti a mosaico. Gli ebrei adottarono le ricche forme d'arte della cultura bizantina ci fu un rifiorire della cultura ebraica, malgrado le leggi restrittive.

In ogni caso, l'esistenza precaria degli ebrei sotto il dominio bizantino non durò a lungo, per l'esplosione della religione musulmana e con l’affermarsi del Califfato che espulse i bizantini da tutto l’Oriente.

Sotto i regimi musulmani gli ebrei, come tutti i seguaci di religioni monoteiste precedenti l’islam, quindi anche i cristiani, era definiti “dhimmi”, cioè gente protetta; a loro era accordato un patto di protezione (forse anche in attesa di una futura conversione), che permetteva loro una relativa libertà personale e di culto, contro il pagamento di un testatico e l’accettazione di una serie di restrizioni e obbligazioni; erano insomma sudditi di serie ”B”, privi di diritti politici, ma potevano sopravvivere senza subire ulteriori angherie. Per questo motivo molti ebrei, come gli ebrei di Granada, scelsero di stabilirsi in paesi islamici per sfuggire alle persecuzioni del fanatismo cristiano.

Dopo la caduta di Gerusalemme, Babilonia (Iraq moderno) divenne il fulcro dell'Ebraismo per più di mille anni. Le prime comunità ebraiche babilonesi iniziarono ai tempi della cattività babilonese, molti altri ebrei emigrarono a Babilonia nel 135 d.C. dopo la rivolta di Bar Kokheba e nei secoli successivi. Babilonia, dove alcune delle più grandi e più importanti comunità ebraiche furono stabilite, divenne il centro della vita ebraica fino a tutto il XIII secolo. Con il primo secolo, Babilonia già annoverava una crescente popolazione stimata ad un milione di ebrei, che aumentò a circa 2 milioni tra gli anni 200 d.C. e 500, sia per crescita naturale che per immigrazione di più ebrei da Israele, costituendo circa 1/6 della popolazione ebraica mondiale in quell'epoca. Fu lì che si redasse il Talmud babilonese, che è un testo fondamentale dell’ebraismo moderno.

Durante tutto il periodo del Califfato gli ebrei vissero in comunità fiorenti sparse per tutta la regione intorno a Babilonia; le accademie talmudiche (yeshivah) babilonesi furono i principali centri di cultura ebraica, e i Gaonim (trad. "splendore" o "geni") a guida di queste scuole, furono riconosciuti come le più alte autorità della Legge ebraica. La conquista mongola e la conseguente distruzione di Babilonia posero fine a questo periodo felice.

Comunque, durante il Medioevo, gli ebrei furono generalmente trattati meglio dai governanti islamici che da quelli cristiani. Nonostante la loro cittadinanza di seconda classe, gli ebrei svolgevano ruoli di primo piano nelle corti musulmane e addirittura attraversarono un'"Età d'oro" nella Spagna musulmana negli anni 900-1100. In quest’epoca gli ebrei prosperarono, al servizio del Califfato di Cordova, nello studio delle scienze, nel commercio ed nell'industria, con particolare riguardo al mercato della seta e degli schiavi, in tal modo promuovendo la prosperità del paese. L'espansione ebraica fu senza pari non solo in campo economico, ma in campo scientifico e culturale. A Toledo, gli ebrei si dedicarono alla traduzione di testi arabi nelle lingue romanze, nonché alla traduzione di testi ebraici e greci in arabo. Gli ebrei contribuirono in questo periodo a botanica, geografia, medicina, matematica, poesia e filosofia.  Grazie a questo periodo di tolleranza il numero degli ebrei nella penisola iberica aumentò notevolmente per l'immigrazione dall’Africa e da altri paesi europei; le loro condizioni però dovevano peggiorare sensibilmente con l’avanzare della Reconquista, fino alla data fatidica del 1492, quando furono espulsi in massa dalla Spagna e si rifugiarono quasi tutti nell’impero ottomano.

Diamo allora uno sguardo alla situazione degli ebrei nell’Europa cristiana; secondo molti storici il Medioevo non è stato un momento uniformemente difficile per gli ebrei. Prima che la Chiesa divenisse pienamente organizzata come istituzione, con una serie crescente di regole, la prima società medievale era tollerante. Tra gli anni 800 e 1100, circa 1,5 milioni di ebrei vivevano nell'Europa cristiana. Poiché non erano cristiani non dovevano soddisfare le richieste oppressive di lavoro e la coscrizione militare che i popolani cristiani dovevano sopportare. Anzi, gli ebrei inizialmente erano protetti da re, principi e vescovi, grazie ai servizi cruciali che fornivano in tre aree: finanziaria, amministrativa e come medici.

La situazione degli ebrei andò peggiorando, man mano che la Chiesa cattolica si rafforzava come istituzione e si fondavano nuovi ordini religiosi di predicazione, come i francescani ed i domenicani; proprio per iniziativa di questi  si iniziò anche a mettere in scena i drammi della Passione durante la Settimana Santa, dove si presentavano degli ebrei (in abiti contemporanei) mentre uccidevano Cristo; nasce quindi in questo periodo ed in queste circostanze l’accusa di “deicidio” che i cristiani cominciarono a rivolgere agli ebrei, estendendo ai contemporanei presunte colpe di più di mille anni prima e trascurando il fatto che anche Gesù era un ebreo. Da questo momento, gli ebrei soffrirono ulteriori discriminazioni e persecuzioni in tutta Europa, iniziarono anche i primi pogroms antiebraici, assalti e stragi di intere comunità, che raggiunsero il culmine nell’età delle Crociate; già con la prima Crociata (1096), le fiorenti comunità ebraiche sul Reno e sul Danubio furono distrutte, con la seconda Crociata 1147 gli ebrei francesi furono massacrati in gran numero, in seguito gli ebrei furono espulsi da Francia, Inghilterra Austria ed altri paesi: da sottolineare che l’accusa di deicidio fu ufficialmente cancellata dal Vaticano solo nel 1965!!

Sarebbe lungo, tedioso ed anche molto triste fare un elenco dettagliato delle persecuzioni, delle angherie, dei massacri che colpirono nel corso dei secoli questo popolo disgraziato; il fanatismo antisemita esplodeva di volta in volta in fiammate improvvise, che colpivano una o l’altra comunità; certamente il relativo benessere di alcune comunità ebraiche, dovuto al loro ingegno e alla loro operosità, attirava l’ingordigia del popolo minuto, spesso affamato; ogni scusa allora era valida per aggredire, rubare, uccidere. Gli ebrei effettivamente erano abili nelle attività economiche, soprattutto nel commercio e nella finanza, per cui erano anche in grado di fare pressioni e richieste alle istituzioni, che però non sempre potevano o volevano intervenire in loro difesa. Il motivo era che al loro successo non corrispondeva un’immagine sociale positiva: al contrario, si diceva che gli ebrei fossero astuti, falsi, avari (ecco perché le loro attività vanno a gonfie vele), oltre che deicidi. Avevano un’identità, diversa, altra e potente, non assimilabile a quella nazionale, e per questo percepita come profondamente minacciosa; erano il bersaglio naturale di tutti i rancori e di tutte le frustrazioni, divennero per secoli il capro espiatorio per gli squilibri di una società che non offriva a tutti uguali opportunità, nemmeno per i bisogni essenziali, per la pura sopravvivenza. In ogni caso, anche prescindendo da episodi estremi di violenza, è certo che nel Medioevo l’antisemitismo si radica in tutta Europa, per un concorso di motivazioni religiose (deicidio), pregiudizi morali, scompensi sociali.

Sembra incredibile, eppure questo popolo martoriato non scomparve dall’Europa; chinava il capo dopo ogni eccidio, dopo ogni persecuzione, ma restava tenacemente abbarbicato al territorio, alle proprie usanze, alla propria religione, a dispetto dei “gentili”, come loro chiamavano i cristiani, e così sopravvisse; sopravvisse conservando la propria singolarità, nelle norme alimentari, rituali e nelle festività,  conservando un senso comune di appartenenza, malgrado  la molteplicità di giudaismi, ed un legame comune con la terra perduta.

Esistevano in questo cupo panorama anche dei chiaroscuri, perché c’erano delle attività in cui gli ebrei servivano, erano utili; una di queste era la medicina, dove gli ebrei sfruttavano le conoscenze della grande scuola orientale, persiana in primo luogo, con cui avevano contatti grazie ai correligionari che vivevano in quei luoghi; in molte regge d’Europa, il medico di corte era un ebreo. Un’altra attività loro riservata fu costituita dalla finanza; poiché ai cattolici era proibito dalla Chiesa di prestare denaro a interesse, alcuni ebrei divennero usurai e banchieri importanti. I governanti cristiani a poco a poco videro il vantaggio di avere una tale classe di finanziatori, che potevano fornire capitali a loro uso senza essere passibile di scomunica. Come risultato, il commercio pecuniario dell'Europa occidentale divenne una specialità degli ebrei, almeno fino all’affermarsi delle grandi banche fiorentine.

Tra le coercizioni cui furono sottoposti gli ebrei un po’ in tutta Europa ci fu, a partire dal XVI secolo, l’obbligo di una residenza coatta, i ghetti. Già in precedenza, le comunità ebraiche tendevano un po' ovunque a riunirsi in una certa zona della città, che veniva detta Giudecca; questa, che era in principio una libera scelta, dettata dalla convenienza e neanche seguita da tutti, divenne un obbligo con l’istituzione appunto dei “ghetti”. Il primo ghetto fu istituito a Venezia e da qui deriva anche il termine; prima che venisse designata come parte della città riservata agli ebrei, questa zona ospitava delle fonderie di rame: il nome del quartiere quindi deriva dal tedesco “giessen”, che significa colare; da giessen  i locali ebrei Aschenaziti, di origine tedesca, trassero l’espressione gheto inteso come getto, cioè la gettata (colata) di metallo fuso. Il 29 marzo del 1516 il governo della Serenissima stabilì che il Ghetto Novo sarebbe diventato la sede del "serraglio degli ebrei" ovvero della comunità ebraica comprendente all'epoca ebrei di origine tedesca, francese e italiana. Nel 1591 il quartiere ebraico venne ampliato con l'aggiunta del Ghetto Vecchio (la zona della vecchia fonderia) per accogliere gli ebrei di origine levantina (turchi e greci) prima e spagnola e portoghese poi. Nel 1633 infine venne aggiunto il Ghetto Novissimo per cercare di ovviare alla mancanza di spazi dovuta alla sovrappopolazione del quartiere ebraico. Il Ghetto di Venezia era aperto di giorno e chiuso dal tramonto all'alba; di notte era controllato da una imbarcazione che girava per i canali che lo circondavano.  

L’esempio di Venezia venne seguito da molte altre città a seguito di una bolla pontificia emessa da papa Paolo IV nel 1565, che forzava gli ebrei a vivere in un’area specifica e prevedeva una serie di restrizioni particolari che rimasero in vigore per secoli.

Può sembrare sorprendente, ma, nel tempo, questa separazione spaziale fu accolta non del tutto negativamente dagli stessi ebrei, che non si sentivano accettati dal resto della società. Nel ghetto potevano continuare a praticare le loro tradizioni e la loro religione in un ambiente isolato ma protetto, in cui non toccava loro essere giudicati e trattati da diversi, da estranei, anche se, logicamente, il solo fatto di risiedere in un ghetto non poneva la comunità al riparo dei pogroms che proseguivano feroci, soprattutto nel nord Europa. Comunque, in questo ambiente, un ebreo si sentiva parte di una comunità in cui creare relazioni umane intime e spontanee, senza dover dare continuamente spiegazioni sulla diversità del proprio punto di vista sulla vita. Anche le attività economiche fiorivano in questi ambienti, basti vedere gli splendidi esempi di arte rimasti integri nel ghetto di Venezia.

Evidentemente, però, i ghetti approfondivano il solco che separava le comunità ebraiche dal resto della società e di questo rimarranno tracce importanti anche nel futuro.

 

Inserito il:05/09/2025 18:46:42
Ultimo aggiornamento:05/09/2025 19:22:53
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