Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Mary Evans (London, UK -    ) - Italian soldier of an Alpine mountain regiment, World War One

 

Perdono sulla steppa

di Margherita Barsimi

 

Per una coincidenza, forse per caso o piuttosto come un segno ammonitore per questi nostri tempi forsennati, nel correggere un testo destinato alle stampe, mi sono ritrovata a tu per tu con un racconto ispirato alla tragica esperienza dell’invasione della Russia, da parte dell’Armir, conclusasi con la ritirata e destinata ad entrare nell’epica degli Alpini, argomento di libri famosi, di altrettanto famosi autori. Chi scrive la pagina in questione, ormai ultraottantenne, non era divenuto celebre nel mondo letterario, ma non aveva nemmeno rinunciato a “testimoniare”, in ogni modo gli fosse offerto, la sua convinzione di anti- bellicista, nata non da teorie filosofiche, ma dall’esperienza di chi in guerra era stato inviato, poco più che ventenne, costretto ad assistere alla morte degli amici più cari, come degli sconosciuti con cui aveva solidarizzato, condividendo il freddo, la fame, la battaglia per la sopravvivenza. I moderni mezzi d’informazione riescono a farci vivere le tragedie attuali pressoché in tempo reale, nel 1943 questo era impensabile, ma i ricordi di guerra sopravvivono, con forza lancinante, al ritorno a casa, alla pace che si spera duratura… Forse proprio per questo, pur senza conoscere, probabilmente, le idee pacifiste di filosofi come Spinoza, che nel 1670 scriveva: “La pace non è assenza di guerra: è una virtù, uno stato d’animo, una predisposizione alla benevolenza e alla giustizia” o di chi come Turati, nel 1909, aveva scritto: “Se vuoi la pace prepara la pace…” (parafrasando la celebre frase latina, di Vegezio, “Si vis pacem para bellum”) lo sconosciuto autore della pagina che segue, ha voluto lasciare alcune riflessioni, che da personali, agli occhi dell’attualità, assumono un valore universale, per ogni tempo e ogni luogo.

“Eravamo partiti in tanti da Cuneo con le tradotte militari. Cantavamo una canzone che si addiceva alla partenza:”… quel lungo treno che andava al confine…!” Eravamo in 16.000 e non potevamo immaginare che in quella terra lontana, avrebbero perso la vita oltre 14.000 alpini della nostra Divisione… Noi, pochi alpini rimasti della Cuneense, avevamo avuto per un po’ di tempo anche un mulo che avevamo battezzato “Salvezza”. A lui ho dedicato queste poche righe: Sei stato l’ultimo a morire. Ricorderò sempre i tuoi occhi velati di brina. Quanta fame pure tu hai sofferto, ma continuavi a camminare, anche quando, sia pure per poco, salivamo in due sulla tua groppa. Ora, Salvezza, non ci sei più! Perdonaci, siamo stati tanto crudeli con te, perché quando la fame ti spingeva a rosicchiare qualche rara betulla, noi te lo impedivamo, tenendoti stretto per le briglie. Eravamo tanto abbrutiti! Noi conoscevamo la nostra fame e non la tua! Volevamo farti marciare quando eri esausto, sfinito… Perdonaci, Salvezza, è la guerra che ci ha resi così disumani…” (L’alpino Vassarotti Angelo, classe 1920, autore di “Memorie dalla steppa russa a casa” è andato a raggiungere i suoi compagni nel Paradiso di Cantore il 28 settembre 2019).

Nella disarmante semplicità, l’ultima sua frase parla al cuore in modo diretto, è un condensato di libri di storia, di testi di psicologia e di antropologia; la più efficace didascalia alle foto devastanti che ogni giorno, volenti o nolenti, siamo costretti a vedere sui nostri giornali: la guerra, comunque sia, è disumana…D’altra parte, la recente notizia, rimbalzata su tutti i giornali e i siti on line, della Legge approvata al Senato il 5 aprile u.s. con 189 voti a favore, nessun contrario e un astenuto, che stabilisce che a partire dal prossimo 26 gennaio 2023, verrà celebrata la “Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli Alpini”, sta diventando un “caso”… Se è incontestabile l’impegno solidaristico che distingue l’attività dei soci dell’ANA, non opportuna è stata la data scelta, che “cristallizza” il corpo degli Alpini, come soldati, “per l’eroismo dimostrato dal Corpo d’armata alpino nella battaglia di Nikolajewka” e promuove “i valori della difesa della sovranità e dell’interesse nazionale, nonché dell’etica della partecipazione civile, della solidarietà e del volontariato, che gli alpini incarnano”. Se la seconda parte della motivazione delinea l’impegno civile, costante da quando l’Italia vive in pace, la data in sé collega la motivazione con un momento ben preciso di una guerra d’occupazione voluta dall’Italia del Fascismo. Per fare apprezzare gli Alpini, per ciò che rappresentano, non era certamente necessaria una legge dello Stato, ma dal momento che era stato intrapreso l’iter legislativo, sarebbe stato opportuno fare delle valutazioni circostanziate di opportunità storica, nel contesto attuale. Poiché l’anno in corso sarà dedicato ai festeggiamenti per i 150 anni dalla creazione del Corpo degli Alpini, avvenuta nel 1872, la data più appropriata sarebbe stata quella del 15 ottobre, giorno della firma del decreto regio con cui si formalizzava la data di nascita: questa scelta avrebbe tutelato anzitutto gli Alpini, ponendoli in un’ottica storicistica di maggior respiro, laddove la data del 26 gennaio (un giorno prima della Giornata della Memoria!), come è stato evidenziato anche dalla Società italiana per lo studio della storia contemporanea, si presta a ovvie strumentalizzazioni di parte, non solo a livello italiano… Tra gli slogan preferiti a sostegno dell’invasione dell’Ucraina, non si deve dimenticare quello con cui si guarda alla pretesa “denazistificazione” degli avversari: i soldati italiani, non solo gli Alpini, inviati in Russia, facevano parte del Patto d’acciaio, con cui l’Italia di Mussolini si era alleata con la Germania di Hitler. Nel rispetto dei tanti che a Nikolajewka, come in Grecia, in Albania c’erano, perché inviati da un regime destinato, di lì a pochi mesi, a cadere rovinosamente, ma che, se sopravvissuti, come il nostro “testimone” Angelo, ripudiarono a gran voce la guerra, se non la motivazione, sicuramente la data doveva essere un’altra!

 

Inserito il:21/04/2022 11:27:06
Ultimo aggiornamento:21/04/2022 11:32:21
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