Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Sylvia Baldeva (Bulgaria – Parigi) – Little girl on the road

 

L’amore lo porti con te

di Annalisa Rabagliati

 

A sei mesi dall’aggressione russa all’Ucraina, la guerra che tutti speravamo finisse subito continua. I giornali riportano i dati drammatici di questi primi mesi: più di 5000 civili uccisi, di cui 400 bambini, 9000 soldati ucraini e, a seconda delle fonti, dai 15.000 ai 45.000 soldati russi morti. Più di 6 milioni sono i profughi ucraini all’estero e 7 milioni quelli che si sono spostati all’interno del Paese. Pare che ora circa due milioni di profughi stiano tornando a cercare quel che resta della propria casa. All’inizio di aprile fui colpita da alcune foto che testimoniavano la tragedia e per cercare di esprimere le emozioni che ho provato, come, credo, quasi tutti, scrissi due racconti. Questo è il primo.

 

Irina ha deciso. Ha atteso tanto, forse troppo, ma non voleva lasciare la sua casa, dove ogni cosa le ricorda il marito ucciso al fronte poche settimane fa, e voleva star vicino ai suoi genitori anziani, ma sono loro stessi che l’hanno pregata di andarsene, di porsi in salvo prima che il nemico possa tornare e fare stragi come nei sobborghi di Kiev. Il nemico: Irina stenta a credere che quel popolo che poco tempo fa era fratello di quello ucraino ora sia un crudele nemico. C’erano legami di parentela fra di loro, ma non sono bastati ad impedire la guerra. Irina continua a chiedersi il perché.

Lei non ascolta chi parla a vanvera, non crede alla propaganda dettata dall’odio … sa che i Russi non sono tutti crudeli come quelli che hanno ucciso civili inermi prima di abbandonare i territori che avevano invaso: suo padre è russo ed è la persona più mite del mondo. Lei gliel’ha detto di fuggire con la mamma, ma lui non vuole: preferisce stare nascosto perché sa che rischia di essere trattato da traditore dagli uni e dagli altri. Resta lì e con la mamma ha deciso che aspetteranno insieme che tutto finisca, almeno moriranno in casa loro. Irina però deve partire, perché le notizie che arrivano sono tremende: gente uccisa e abbandonata per le strade, famiglie decimate nelle auto colpite, un bambino che ha avuto le gambe tagliate per un missile entrato nella stanza. Aveva appena imparato a camminare e ora sarà invalido per sempre!  

Per fortuna la sorella di Irina ha già portato in salvo i figli e ora le spiega con messaggi come uscire dall’Ucraina. Irina non avrebbe voluto andare a mendicare all’estero, voleva continuare a vivere in dignità nella casetta costruita dal marito con amore, ma ora raccoglie tutto quello che potrebbe servire, anche se non possiede molto: aveva un buon lavoro, ma non guadagnava come chi lavora in Occidente. Riempie un trolley e uno zaino, indossa più maglioni e pantaloni che può, tanto l’aria è ancora fredda e così si riparerà meglio. Dà un’ultima occhiata alla stanza in cui viveva.

Poco fa ha salutato a lungo papà e mamma e non è riuscita a non piangere: non sa se potrà rivederli, nessuno sa quanto durerà questa guerra, se i Russi si ritireranno, se i compatrioti riusciranno a cacciarli, se l’Europa o l’America li aiuteranno con le armi … E se la guerra diventasse mondiale? Nessuno si salverebbe. Irina non vuole che succeda questo, ma sa che ora chi muore è Ucraino. Muoiono anche i soldati russi. Perché sono venuti? Chissà quante mamme russe stanno già piangendo un figlio? Irina non prova odio, solo tanta tristezza, ma sa che l’odio che nasce da questa invasione durerà a lungo. Il mondo non aveva bisogno di altro odio, ma di amore e lei il suo amore lo ha perso per colpa di questa guerra ed ora è sola.                                                                                                                                                     

Sta per uscire, ma incontra lo sguardo dei suoi gatti: fiducioso, interrogativo. Anche loro sono cambiati, sono terrorizzati e più cauti nel comportamento. Non può abbandonarli. Che farebbero senza di lei? Morirebbero di stenti. Laika, la cagnetta, sembra che capisca il suo pensiero e lo approvi. Irina prende una borsa, ci mette i gatti e si lega in vita il guinzaglio cui ha attaccato Laika. Zaino in spalla, borsa con i gatti a tracolla, trolley in una mano e sacchetto con un po’ di cibo nell’altra, esce di casa. Non chiude a chiave, la casa potrebbe dare rifugio a qualcuno. Si avvia sulla strada che porta fuori città. No, non è sola: ha portato il suo amore con sé.

 

Inserito il:02/09/2022 11:13:20
Ultimo aggiornamento:02/09/2022 11:23:23
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