Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Joseph Chabord (Chambéry, Savoie, F, 1786 – Paris, 1848) - Napoléon à cheval (1810)

 

Austerlitz 1805 - Come si conquista un impero - 4

(seguito)

di Mauro Lanzi

 

Il sole di Austerlitz

 

La sera del primo dicembre Napoleone diramò gli ordini definitivi: la difesa dell'estremità sinistra dello schieramento francese era affidata a Lannes, trincerato sull'altura di Santon; alle sue spalle Bernadotte doveva intervenire in caso il nemico riuscisse ad aggirare la posizione. All'estrema destra l'arrivo delle forze di Davout, per quanto stremate, rassicurava Napoleone: al centro Soult, St Hilaire e Vandamme, che dovevano scatenare l'attacco principale, restavano coperti agli occhi del nemico.

Napoleone era un maniaco dei dettagli, cui dava la stessa importanza del piano strategico principale e non cessava di controllare di persona ogni minimo particolare, fino alle ultime ore prima del combattimento: era solito dire:” le battaglie si vincono la sera prima dello scontro”, con un duro continuo lavoro di rifinitura. Fedele a questo principio, pur avendo ben chiare le linee essenziali del suo piano, non si risparmia, né risparmia i suoi collaboratori fino alla notte precedente lo scontro: fa controllare più volte dai suoi generali la disposizione delle truppe nemiche; poi, non resiste più e salito a cavallo passa per i bivacchi dei suoi soldati, dispensando parole di incitamento e facendo leggere il suo proclama alle truppe. L'episodio, menzionato anche da Tolstoj nel suo romanzo, è un esempio straordinario di come Napoleone intendesse il rapporto con i suoi soldati.

Così la narrazione in “Guerra e pace”:

Le grida e i fuochi nell'esercito nemico erano dovuti al fatto che, mentre fra le truppe veniva letto il proclama di Napoleone, l'imperatore in persona faceva il giro dei bivacchi a cavallo. I soldati, vedendo l'imperatore, accendevano fasci di paglia e lo seguivano di corsa gridando: «Vive l'Empereur!» Il proclama di Napoleone era il seguente:

«Soldati! L'esercito russo marcia contro di noi per vendicare l'armata austriaca di Ulm. Sono gli stessi battaglioni che voi avete sbaragliato a Hollabrünn e che avete inseguito sin qui, senza dar loro tregua. Le posizioni che noi occupiamo sono poderose; mentre essi marceranno per aggirarci sulla destra, ci esporranno il fianco! Soldati! Io in persona guiderò i vostri battaglioni. Mi terrò lontano dal fuoco se voi, col vostro consueto valore, porterete nelle file nemiche il disordine e lo scompiglio, ma se la vittoria sarà incerta anche per un solo momento, voi vedrete il vostro imperatore esporsi ai primi colpi del nemico, perché non vi può essere dubbio alcuno nella vittoria, soprattutto nel giorno in cui è in gioco l'onore della fanteria francese, così necessario all'onore della nazione.» …............ Che ognuno sia compreso del pensiero che bisogna vincere questi mercenari dell'Inghilterra, animati da tanto odio verso la nostra nazione. Questa vittoria concluderà la nostra campagna …................. la pace che io stipulerò sarà degna del mio popolo, di voi e di me. Napoleone.»”

Sorprendente l’audacia o l’arroganza di un comandante che non esita proclamare in pubblico l’essenza del suo piano, incurante di spie o informatori; per lui era più importante che i suoi uomini credessero nella sua strategia, nella sua capacità di condurli alla vittoria.

“In guerra il morale sta al materiale come tre sta ad uno”.

La mattina seguente, gli alleati cominciarono a muoversi verso le posizioni previste per l'attacco: dal Goldbach si era alzata una fitta nebbia che rendeva complesse le operazioni degli attaccanti, che erano anche impacciati dalla difficoltà della lingua diversa oltre che dal numero eccessivo degli uomini che dovevano muoversi su un fronte ristretto.

Nonostante ciò, già alle sette del mattino si era sviluppato un violento attacco su Telniz: sovrastati dal numero i difensori francesi sono costretti a ritirarsi, sotto la copertura della cavalleria di Davout. Alle otto e mezza gli alleati concentrano il fuoco di ben 30 cannoni su Sokolnitz che cade nelle loro mani, malgrado i disperati contrattacchi di Davout; gli austrorussi sono convinti di avere la partita in pugno.

Contemporaneamente però, sono le otto del mattino, la fitta nebbia che gravava sul Goldbach comincia diradarsi sotto il sole, il sole di Austerlitz; a Napoleone appare chiaramente la disposizione del nemico, già 40000 uomini premono sulla destra francese ed altri sono in marcia per raggiungerli; il nemico ha abboccato, ora dipende tutto dalla scelta dei tempi!! Napoleone chiama Soult e gli chiede quanto tempo occorrerà alle sue divisioni per superare il pendio e raggiungere l'altipiano di Pratzen. “Venti minuti, sire!”. “Allora aspettiamo ancora”.

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/b/b4/Battaglia_di_Austerlitz.jpg/290px-Battaglia_di_Austerlitz.jpgQuando Napoleone stima che il nemico si sia spinto abbastanza in là, ordina l'attacco: i tamburi rullano il pas de charge, le truppe emergono dalla nebbia che copre ancora l'avvallamento, le baionette scintillano al sole, St Hilaire occupa il villaggio di Pratzen, mentre Vandamme si scontra con la retroguardia nemica: l'altopiano di Pratzen è in mano francese, fin qui tutto aveva funzionato alla perfezione!

Guardiamo le direttrici di marcia dei due eserciti su una mappa della zona.

All’estrema sinistra dello schieramento francese, Lannes resiste sulla collina trincerata di Santon agli attacchi di Bagration, Bernadotte copre il suo fianco destro: sulla destra i russi che hanno già duramente impegnato Davout stanno facendo affluire ingenti rinforzi, su due colonne guidate da Kollorawth e Milarodovitch, che avanzano faticosamente su stretti sentieri, trascinando decine di pezzi d’artiglieria, per dare il colpo di grazia al nemico. Al centro irrompono St Hilaire e Vandamme, senza incontrare ostacoli.

A questo punto, a seguito della conquista francese dell'altipiano di Pratzen, diversi storici della guerra sostengono che la battaglia fosse ormai decisa: le cose, sul campo, non andarono così. La forza dell'esercito alleato era sostanzialmente intatta (a parte le perdite, ingenti, ma non decisive, subite a Telnitz e Sokolnitz, dove i russi erano stati per il momento arrestati), mentre l’abnegazione e lo spirito di sacrificio del soldato russo erano fattori capaci di rovesciare ogni previsione. Ai francesi saranno richiesti altri sforzi ed altro sangue.

In quel frangente (erano circa le dieci), comunque, gli alleati, al centro, erano costretti a far fronte ad una situazione imprevista, di estrema gravità.

Scomparsi i grandi strateghi della sera precedente, il primo a rendersi conto del nuovo, grave pericolo, l’unico in grado di prendere in mano la difficilissima situazione, è proprio il vecchio Kutusov, che ordina alle due ultime colonne che avanzavano verso la destra francese di invertire la loro marcia e di ritornare al centro per fronteggiare il nemico.

Le due colonne, agli ordini di Miloradovich e Kollowrath contavano con un totale di 24.000 uomini contro i 14.000 di St Hilaire e Vandamme; malgrado le evidenti difficoltà di eseguire una simile manovra, che voleva dire capovolgere l'ordine di marcia, per poi passare allo schieramento di linea (operazioni non facili!), malgrado si dovesse abbandonare l’artiglieria che avrebbe ritardato l’intervento, sotto la guida personale di Kutusov, la conversione fu effettuata con successo.

Milarodovitch riesce ad attaccare per primo St Hilaire con 7.000 uomini, poi Kollowrath assale Vandamme con 9.000 uomini; un terzo contingente agli ordini di Kamenev (4.000 uomini) investe l'ala destra di St Hilaire; gli alleati godono di una consistente superiorità numerica che mette in difficoltà i francesi, costretti a retrocedere fino al margine dell'altipiano.

La partita si era riaperta?

(Continua)

Inserito il:30/03/2018 22:15:17
Ultimo aggiornamento:03/04/2018 09:43:46
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