Les E. Hardley (North Brunswick, NJ - United States) - Self Made Man (Drawing-2018)
Biografie di imprenditori ‘venuti dal nulla’
di Galileo Dallolio
Self-help - Storia degli uomini che dal nulla seppero innalzarsi ai più alti gradi in tutti i rami dell’umana attività, Londra 1859
Nel 1859 lo scozzese Samuel Smiles (1812-1904), medico, giornalista e attivista politico, racconta come da una iniziativa di ‘mutuo insegnamento’ che aveva conosciuto cioè ‘giovani di infima classe (che) decisero di stare insieme le sere d’inverno per migliorarsi a vicenda collo scambiarsi ciò che sapevano’, sia nata la sua volontà di partecipare al loro progetto come docente. Questi giovani riuscirono poi a diventare oltre un centinaio e ad organizzarsi in una forma di scuola serale. A questi scolari, Smiles parlò di argomenti quali ‘fiducia in se stessi, fondatori d’industrie, vasai celebri, applicazione e perseveranza, discipline scientifiche, assiduità nelle arti, industria e patriziato, energia e coraggio, uomini d’affari, denaro (uso e abuso di esso), educazione di se stesso, progresso del secolo, carattere …’. Nacque così un libro che è diventato un modello della ‘letteratura del successo’ e che è presente nella storia dell’editoria per il numero straordinarie di vendite in tutto il mondo.
Traduzione italiana di Self help col titolo Chi s’aiuta Dio l’aiuta nel 1865
‘Qual potere esterno cangerà mai un poltrone in un operaio utile?’ Questa è una delle frasi che l’editore Emilio Treves[1] scrive nel 1865 nella prefazione alla prima edizion italiana di Self-help . Il libro, continua Treves ‘ebbe in Inghilterra un successo inaudito: si sparse come per incanto nelle mani dei giovani, nelle biblioteche pubbliche e private, nelle città e nei villaggi, nelle casupole degli operai, nelle sale di conversazione e nelle officine; da lungo tempo nessun libro aveva raggiunto un tal grado di popolarità’ e fu tradotto in italiano con il titolo ‘Chi si aiuta Dio l’aiuta. Il libro è una raccolta di biografie di persone che hanno creduto nella forza di volontà e ‘non hanno rivolto gli sguardi verso il governo per avere da lui benessere’. Appena pubblicato, in pochi mesi ne furono vedute 150.000 copie e nel 1891 le edizioni erano arrivate alla ventisettesima. Treves conclude dicendo che il poltrone potrà cambiare se punterà nella propria forza di volontà cioè ‘a quelle molle energiche dell’io, a quelle virili iniziative del sentimento personale, che soli sono i veri elementi del progresso’
Gli effetti della pubblicazione: nel 1869 esce in Italia Volere è potere
L’Associazione per l’Educazione del Popolo di Firenze promise un grosso premio a chi avesse scritto un libro con profili di italiani di successo, analogo al Self help di Smiles. L’editore Gaspero Barbèra[2] suggerì allo scienziato torinese Michele Lessona[3] di partecipare all’iniziativa. Il conte Federico Menabrea, ministro degli Esteri, scrisse una lettera circolare ai Consoli italiani invitandoli a segnalare ‘uomini i quali nati nella povertà e cresciuti fra senti ed ostacoli di ogni sorta, seppero vincerli colla energia del volere’. Lo scopo sarebbe stata una pubblicazione che ‘una volta diffuso tal libro tra le masse, non porrebbe a meno di eccitarne la emulazione e spingerle a seguire gli esempi che vi sarebbero proposti’
Michele Lessona, nel concludere la prefazione di quello che sarà Volere e potere edito da Barbèra nel 1869, scrive ‘L’umanità si affatica a migliorarsi; molti eletti ingegni studiano il modo di sollevare le classi povere. Quello che si possa trovare in avvenire, non so: oggi la sola formula pratica è questa: lavoro, perseveranza, risparmio. L’umanità si affanna in cerca di godimenti, e i godimenti intimi, veri, duraturi, vengano dal lavoro, dalla perseveranza e dal risparmio’.
Assieme a Cuore di E.De Amicis e Il Bel Paese di A.Stoppani, Volere è potere fu tra le opere più vendute in Italia nell’Ottocento[4]. Va anche aggiunto che ‘nei due decenni successivi in Italia il darwinismo si impose definitivamente negli ambienti scientifici italiani, grazie in particolare a Michele Lessona a Torino, Giovanni Canestrini a Padova e Paolo Mantegazza a Firenze. Un uomo come Michele Lessona era ascoltato quando scriveva ‘a coloro che per compatire la propria ignavia mettono in campo la fortuna, noi rispondiamo, che la fortuna esiste. Sì esiste, ma non si fa vedere, non si lascia cogliere, se non da coloro che hanno acquistato diritti a vederla e a coglierla. E questi sono gli uomini operosi, intelligenti e sobri, amanti del lavoro e del risparmio, sono uomini che stanno ognora attenti coll’occhio desto, cogli orecchi tesi a vedere e considerare ciò che accade in questo mondo. Mentre i neghittosi sono pei caffè, nei teatri, o in altri ritrovi, l’uomo prediletto dalla fortuna pensa ed opera; rimanda nella mente i casi della giornata, li spoglia della loro inutilità, fa tesoro delle cose che meritano considerazione.’
Altri esempi nel 900: il Breviario del successo
Nel Novecento libri analoghi sono diversi e alimentano una vetrina permanente di casi di successo. Con lo sviluppo del web sono sparsi nei siti aziendali e nelle autopresentazioni di una larghissima gamma di attività produttive. Un esempio che ebbe larga diffusione anche in Italia fu il Breviario del successo di DeWitt e Lila Wallace inventori di Selezione dal Reader’s Digest, la rivista che nel 1958 era pubblicata in 18 milioni di copie e in 12 lingue. Nel Breviario del successo nella seconda edizione del 1958 (dal 200° al 400° migliaio) a cura di Mario Ghisalberti, direttore di Selezione, si legge ‘I più ambiziosi pensano al successo in termini di gloria, i meno ambiziosi in termini di denaro e carriera, i più semplici in termini di felicità. (…) In questo Breviario sono raccolte le biografie di uomini e donne che, nei campi più disparati, sono giunti ad un pieno adempimento della loro vocazione. Le biografie sono alternate da articoli ricchi di insegnamenti e di norme pratiche, i migliori scritti sul successo da illustri filosofi, psicologi, economisti.’
Un esempio nel 2000 di tutt’altro genere: non le biografie ma i contenuti
Sono professionisti che raccontano aspetti del loro lavoro in un libro di oltre 650 pagine che ha per titolo ‘Scienza e tecnica nel Settecento e nell’Ottocento. La Rivoluzione industriale vista dagli ingegneri’ a cura di Ezio Mesini e Domenico Mirri[5] Bologna 2012. Sono 26 conferenze di ingegneri, docenti di ingegneria e docenti di filosofia che affrontano argomenti trattati nei corsi delle Facoltà di ingegneria. L’idea si inserisce in un più ampio orizzonte di studio delle radici storiche delle professioni. Conoscere le professioni attraverso quanto si sta insegnando nelle Università diventa un modo per entrare nel vivo delle scienze. Si possono immaginare libri analoghi, che sicuramente già esistono, dove biologi, chimici, medici, fisici, matematici, architetti ecc. insieme a biografie essenziali, raccontano aspetti delle proprie competenze specialistiche. E’ un modo molto produttivo per entrare nell’attualità delle specializzazioni e per intravvedere il futuro che si va preparando. La prospettiva storica ha il vantaggio di raccontare come si è arrivati al presente e per questo obiettivo anche le storie personali vanno citate. Parlando di storia, è bene tenere a portata di mano una poesia, quella di Montale dedicata alla storia va benissimo, perché serve per ridurre la produzione spontanea di automatismi mentali sul divenire storico immaginato come lineare. Una di queste storie, di scienza e di scienziato, merita di essere conosciuta. E’ la genetica vissuta da uno scienziato che ha ricavato dalle proprie vicende personali, un’eccezionale motivazione allo studio che lo ha portato al premio Nobel per i suoi studi sulle tecniche d’uso delle cellule staminali. Mario Capecchi, nato a Verona nel 1937 a 5 anni assiste all’arresto della madre, poetessa e attivista politica americana, da parte della Gestapo. Il suo nome è Lucy Ramberg e viene deportata a Dachau, il padre pilota dell’aeronautica italiana è in Africa a combattere con gli alleati. Nel 1943 con altri due bambini Mario Capecchi a sei anni errava nella Valle dell’Adige, fra Rovereto, Mezzocorona e Salorno, mangiando quello che potevano, ospiti temporanei di parrocchie o di case di contadini. Nel 1944 a 7 anni, su un camion raggiunge Bologna. Anche sua madre sopravvissuta al lager, lo sta cercando. Finché non lo trova, ammalato di tifo nel 1945 nell’ospedale di Reggio Emilia. Riescono ad arrivare negli Stati Uniti dove Mario Capecchi può iniziare un suo percorso di studi che lo porterà a diventare docente ad Harvard e poi Nobel per la genetica.
La storia non si snoda
come una catena
di anelli ininterrotta.
In ogni caso
molti anelli non tengono.
La storia non contiene
il prima e il dopo,
nulla che in lei borbotti
a lento fuoco.
La storia non è prodotta
da chi la pensa e neppure
da chi l'ignora. La storia
non si fa strada, si ostina,
detesta il poco a poco, non procede
né recede, si sposta di binario
e la sua direzione
non è nell'orario.
La storia non giustifica
e non deplora,
la storia non è intrinseca
perché è fuori.
La storia non somministra carezze o colpi di frusta.
La storia non è magistra
di niente che ci riguardi. Accorgersene non serve
a farla più vera e più giusta.
La storia non è poi
la devastante ruspa che si dice.
Lascia sottopassaggi, cripte, buche
e nascondigli. C'è chi sopravvive.
La storia è anche benevola: distrugge
quanto più può: se esagerasse, certo
sarebbe meglio, ma la storia è a corto
di notizie, non compie tutte le sue vendette.
La storia gratta il fondo
come una rete a strascico
con qualche strappo e più di un pesce sfugge.
Qualche volta s'incontra l'ectoplasma
d'uno scampato e non sembra particolarmente felice.
Ignora di essere fuori, nessuno glie n'ha parlato.
Gli altri, nel sacco, si credono
più liberi di lui.
Eugenio Montale (in Satura, 1971)
[1] Emilio Treves , triestino (1834-1916), fondò nel 1861 a Milano una casa editrice attiva fino al 1939
[2] Gaspero Barbera torinese, giunse a Firenze nel 1840, lavorò per 14 anni presso l’editore Le Monnier, pubblicò De Amicis, Verga, D’Annunzio e le prime traduzioni di Maupassant, Tolstoj, Dostoevskij, Turgenev, Gor’kij
[3] Michele Lessona, torinese (1823-1894) è stato uno zoologo, scrittore, politico, docente universitario e divulgatore di Charles Darwin in Italia. Nel 1882 fu nominato senatore del Regno d’Italia.
[4] Nel 1990 Volere e potere è stato pubblicato da Edizioni Studio Tesi con l’introduzione di Mario Miccinesi
[5] Club editore 2012, ciclo di conferenze dal 2005, organizzate dalla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna in collaborazione con il Centro Interdipartimentale di Ricerca in Epistemologia e Storia delle Scienze fondato a Bologna nel 1985 da Alberto Pasquinelli e intitolato a Federigo Enriques (CIRESS)