Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Cass Gilbert (Zanesville, Ohio, 1859 - Brockenhurst, England, 1934) - Antwerp Cathedral

 

Germania ultimo atto - (1)

di Mauro Lanzi

 

1. Il sogno infranto (settembre 1944)

 

L’operazione “Overlord”, dopo la tragedia dello sbarco e le difficoltà incontrate nel superare la prima resistenza delle linee tedesche, si era risolta in un successo superiore ad ogni aspettativa; gli Alleati avevano pensato di doversi aprire la strada in Francia, combattendo città dopo città, fiume dopo fiume, ma dopo lo sfondamento operato da Patton ad Avranche il 31 luglio e la chiusura della sacca di “Falaise” del 21 agosto l’avanzata alleata in Francia si era trasformata in una gloriosa cavalcata di carri verso il confine tedesco; il 2 settembre Patton raggiungeva la Mosa, il 4 settembre i britannici entravano ad Anversa. La principale responsabilità di questa “debacle” ricadeva su Hitler, il quale, prima non aveva dato a Rommel i mezzi, le divisioni corazzate, necessari per respingere lo sbarco, poi aveva inchiodato i suoi su posizioni troppo esposte, condannando le sue truppe ad un logorio letale; dal giorno dello sbarco alleato, i tedeschi avevano perso 1500 carri armati, 3500 cannoni, 20000 veicoli e 450000 uomini e, a differenza degli alleati che avevano subito meno della metà delle perdite, non avevano modo di rimpiazzarle.

Il monumento a Silvius Brabo, simbolo di Anversa

 

Un misurato ottimismo si era diffuso a Londra e a Washington: sul fronte occidentale gli alleati potevano contare su di un numero di divisioni doppio di quelle tedesche, oltretutto molto malmesse, i carri erano in superiorità di 20 ad uno, degli aerei neanche a parlarne, la Luftwaffe non esisteva più. Perciò, anche se i tedeschi erano riusciti a riparare dietro la linea Sigfrido, i comandi alleati contavano di poter chiudere la partita entro fine anno.

Il sogno alleato però si infranse su tre ostacoli: in primo luogo la difficoltà nei rifornimenti, poi l’ostinata difesa tedesca, che andò al di là di ogni ragionevole aspettativa, infine gli errori macroscopici dell’Alto Comando Alleato, Eisenhower e Montgomery, in testa. Saranno queste le cause ricorrenti delle difficoltà che si incontreranno e dell’esito, spesso negativo per gli alleati, dei combattimenti e degli scontri che ci accingiamo a ripercorrere.

La difficoltà di rifornire le punte avanzate è un problema comune a tutti gli eserciti dopo un’avanzata troppo rapida, aggravata in questo caso dal fatto che tutto doveva giungere d’oltremare, sbarcando in piccoli porti sulla Manica distanti 450 km dal fronte; il costante martellamento esercitato dall’aviazione alleata, nei mesi precedenti lo sbarco, aveva ridotto in condizioni pietose la rete ferroviaria ed anche viaria francese, cosa che ora scontava la logistica nei rifornimenti degli angloamericani. Come ebbe a dire Patton:

I miei ragazzi possono anche tirare la cinghia, i carri senza benzina si fermano”.

Appunto.

In queste circostanze era caduta in grembo agli alleati una fortuna incredibile, l’occupazione di Anversa, uno dei maggiori porti sul mare del nord (oggi il secondo dopo Rotterdam), (immagine a sinistra del porto di Anversa), a ridosso delle prime linee, ideale per rifornire rapidamente l’offensiva alleata. Anversa è un porto fluviale, sull’estuario del fiume Schelda e a questa sua posizione doveva la sua fortuna nella storia, culminata nella prima metà del 1500, quando era divenuta una delle città commercialmente e culturalmente più attive d’Europa (basti ricordare l’apertura della prima “Borsa” in Europa, i grandi cartografi, i grandi pittori).

Secondo una leggenda Anversa (Antwerpen in fiammingo) deve il suo nome alla locuzione “hand werfen”, gettare la mano; le rive della Schelda sarebbero state ai tempi occupate da un feroce gigante che rapinava o distruggeva tutte le navi di passaggio, finché un coraggioso centurione romano, Silvius Brabo, non lo affrontò e, dopo averlo sconfitto, gli tagliò una mano, gettandola nel fiume. La leggenda (a Brabo è dedicata una statua al centro di Anversa) probabilmente adombra l’azione della flotta romana che liberò la zona dai pirati, ma è indicativa della condizione della città, per la quale i traffici commerciali dipendono dal controllo delle rive del fiume. I britannici che occuparono la città il 4 settembre 1944, evidentemente, non conoscevano bene questa storia e trascurarono di assicurarsi il controllo delle rive della Schelda; quando si mossero, il 13 settembre i tedeschi avevano già occupato e fortificato la riva destra e ci vollero molte settimane di aspri combattimenti per sloggiarli, centurioni romani non ce n’erano a portata di mano; la battaglia della Schelda fu condotta principalmente da forze canadesi ( a destra operazione anfibia dei canadesi) e si concluderà, con la riapertura del porto, solo il 28 novembre, al prezzo di 20.000 caduti per i britannici.

Gli Alleati avevano gettato al vento la loro migliore opportunità di chiudere tempestivamente la guerra.

Dopo lo sfondamento delle linee nemiche, l’offensiva degli alleati si era articolata su tre direttrici; a destra la III Armata di Patton avanzava su Nancy e Metz. Al centro la I Armata americana di Hodges puntava su Aquisgrana, a nord la II Armata britannica e la I Armata canadese avevano di fronte Belgio ed Olanda. Già da metà agosto accese discussioni avevano impegnato il comando alleato in merito alla strategia cui si doveva ispirare la prossima offensiva; secondo Montgomery si dovevano concentrare gli sforzi in un solo settore, il suo, guarda caso, mentre Eisenhower propendeva per un attacco su di un fronte più ampio. Tra i due, notoriamente, non correva buon sangue; Montgomery covava un sordo rancore per la posizione di comandante in capo che gli era stata, secondo lui, ingiustamente sottratta da Eisenhower, riteneva inoltre che i britannici meritassero un compenso per sacrifici sopportati intorno a Caen, la battaglia decisiva in Germania doveva vedere in prima linea gli inglesi; queste motivazioni di natura personale offuscarono la capacità di giudizio di un comandante per altri aspetti preparato e capace, che non seppe o non volle vedere le opportunità che si aprivano in altri settori. Eisenhower, da parte sua, detestava l’inglese per la sua supponenza ed arroganza, ma doveva comunque mantenere un precario equilibrio con gli alleati; soffriva poi di un certo complesso d’inferiorità nei confronti del britannico, con cui non poteva certo confrontarsi in materia di esperienza militare. Alla fine, tra la sorpresa generale, Eisenhower approvò il piano di una fulminea avanzata verso nord, presentato da Montgomery: la parte principale delle limitate disponibilità di carburante fu assegnata agli anglocanadesi, una quota minore a Hodges, a Patton, che già il 31 agosto era a secco, il minimo indispensabile; motivi politici e, forse anche psicologici prevalsero su valutazioni obiettive.

A Montgomery occorsero altre due settimane per montare il suo ambizioso piano di attacco (che vedremo di seguito), mentre tutto suggeriva la necessità di incalzare il nemico senza dargli sosta e chi era meglio piazzato per questo scopo era proprio Patton che ormai poteva quasi vedere il Reno.

La guerra, come molte cose della vita, è fatta anche di opportunità e di episodi, chi non sa cogliere questi aspetti è destinato a pagare un prezzo assai alto.

Pochi giorni di ritardo fecero la differenza; i tedeschi furono in grado di riorganizzarsi, richiamarono sei divisioni a copertura della Ruhr, mentre la linea Sigfrido, riattrezzata, veniva ostinatamente difesa da nuove unità di combattimento, i famosi “Kampfgruppe”, unità che venivano di volta in volta costituite assemblando i resti di divisioni decimate, feriti appena dimessi, Hitlerjugend, riservisti ed infine anche civili; equipaggiate con armamento leggero, mitragliatrici, qualche mortaio, poco più, daranno filo da torcere agli alleati per i mesi restanti di un conflitto che si sarebbe dovuto chiudere molto prima.

(Continua)

 

Inserito il:31/05/2020 22:10:12
Ultimo aggiornamento:05/06/2020 17:21:40
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