Aggiornato al 11/12/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

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Amici pini

di Simonetta Greganti Law

 

Potrebbe sembrare assurdo cercare di antropomorfizzare gli alberi eppure molti studiosi affermano che questi sono dotati di un’intelligenza sorprendente e quindi non è poi così infondato contrastare l’affermazione di Aristotele che li considerava più vicini al mondo inorganico che a quello animale.

Il Pino domestico era particolarmente amato nell’antica Roma e anch’io, da orgogliosa romana quale sono, posso asserire di considerarlo uno degli alberi che preferisco, al punto da ritenerlo quasi un amico.

Sono alberi slanciati ed eleganti, uno diverso dall’altro perciò paragonabili a sculture uniche e inimitabili.

Questi, elementi essenziali del paesaggio italiano, vengono spesso rappresentati in pittura grazie ai loro caratteristici aghi lunghi e sottili che ne formano un’interessante chioma e alla corteccia che si sfoglia in placche tondeggianti dai toni di diversi colori.

Alzando gli occhi alla loro sommità si permette allo sguardo di arrampicarsi fino ai rami più alti e raggiungere le fronde sempreverdi aperte ad ombrello, che come verdi merletti,  leggere o compatte, si lasciano attraversare dal vento, dal sole e dalla luna.

I pini sono creature selvatiche, dalle radici profonde, e crescono a volte in filari ordinati oppure disordinatamente sparsi qui e lì, senza una regola precisa, fino a formare pinete ricche di profumi intensi e di resine odorose. 

La loro ombra fresca ristora dal caldo opprimente dei mesi estivi quando le cicale vi cantano ininterrottamente scegliendoli a dimora mentre d’inverno si coprono di gocce di pioggia che ne rivestono gli aghi per poi distaccarsi da questi e precipitare a terra in una cascata di perle lucenti.

Il pino per la sua storia e sontuosità è il principale simbolo arboreo del territorio italiano, caratterizza le coste mediterranee o troneggia sulle campagne e i colli del nostro Belpaese.  Il pino sa arrivare anche in montagna, indifferente ai climi rigidi e alla neve. 

Sono così presenti ovunque che forse, a volte,  siamo abituati alla loro presenza e dimentichiamo di dedicare a questi l’attenzione che invece dovrebbero meritare.

Eppure… cosa sarebbe l’Italia senza i nostri amati pini? 

Immaginiamo di passeggiare tra i più celebri monumenti della Roma Imperiale senza la loro ombra, camminare nell’eterna città e non riuscire a trovare il ristoro della loro chioma proiettata tra le rovine vecchie di secoli.  Oggi, come da sempre, non c’è angolo del nostro meraviglioso Paese che saprebbe rinunciare all’ombra amica della chioma ombrelliforme di questa specie mediterranea che per secoli ne ha caratterizzato il paesaggio. 

E non bisogna dimenticarci dei pinoli, i semi commestibili, ingrediente fondamentale, assieme al basilico, del pesto alla genovese e, con le castagne, del castagnaccio.

Infine la resina, dal profumo intenso e dotata di forte potere batteriofugo, che fu utilizzata già dagli Egizi per l’imbalsamazione dei defunti.

Nessuno può rimane indifferente alla bellezza dei pini e per questo sono spesso ricordati nella letteratura italiana e straniera come alberi particolarmente cari a poeti, narratori, musicisti, artisti e scienziati.

Virgilio nelle Bucoliche lo definisce “pulcherrima Pinus in hortis” ovvero bellissimo ornamento degli orti e dei parchi.  Dante trasse ispirazione da questi per descrivere “la divina foresta spessa e viva” alla sommità del Purgatorio. A questi si ispirarono anche Boccaccio, Dryden, Byron (“Dolce ora del crepuscolo, nella solitudine della pineta”).  E non dimentichiamo la pioggia nel pineto di Gabriele D’Annunzio o la novella “sotto il pino” (Su Pinu) di Grazia Deledda.

Ottorino Respighi compose “I pini di Roma” sinfonia articolata in 4 movimenti: i pini di Villa Borghese, pini presso una catacomba, i pini del Gianicolo e i pini della via Appia” e da qui si può comprendere come il musicista fosse rimasto affascinato da questi alberi.

Il pino è simbolo di eternità e d’immortalità… eppure purtroppo, da qualche anno, i nostri pini stanno morendo e non in seguito alla conclusione del loro naturale ciclo biologico ma a causa di un insetto esotico: la cocciniglia tartaruga che li sta sterminando. Con la loro morte perdiamo una bellezza dell’Italia che deve essere conservata per l’arte, la natura e la vita del nostro pianeta. 

 

Inserito il:26/07/2024 09:09:39
Ultimo aggiornamento:26/07/2024 10:14:53
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