Edouard Manet (1832 – 1883) – Chez Tortoni - 1878/80
La voglia di scrivere.
Molte sono le ragioni che spingono una persona a scrivere ed a raccontare, come, per esempio, il volere spiegare, giustificare momenti della propria vita in cui si sono visti scorrere eventi e situazioni importanti, di valore o comunque ritenuti tali. Ma anche si scrive per inventare, per consentire alla propria fantasia, ai propri sogni di vivere come se fossero reali.
Comunque scrivere è sempre bello perché aiuta a pensare, stimola il ricordo o la fantasia, si ha la sensazione di parlare con chi si vuole, si crea un ponte verso tanta gente conosciuta e sconosciuta e che si coinvolge nei propri pensieri e nelle proprie emozioni.
Perché scrivere è una emozione, qualcuno dice che è come baciare nel senso che è una emozione forte, una passione, un modo di perdersi, di abbandonare la realtà e inseguire percorsi di piacere e di vita che spesso non si riesce a districare dalla stessa realtà che ci circonda.
Tanti scrivono per raccontare quello che hanno vissuto, la storia della propria vita professionale, quello che hanno visto mentre erano in qualche posizione che magari rappresentava un osservatorio privilegiato.
Ma perché si ha la voglia di scrivere? Spesso per uscire dalla solitudine, qualche volta per spiegare anche a se stessi le cose che sono capitate, ancora per vantarsi e vantare di esserci stato, di aver capito, di avere visto, come quelli che si fermano davanti ad un cantiere edile per osservare gli operai che lavorano.
Ed è bello raccontare, ricordare mentre si scrive, ripensare, rivivere. Rivedere momenti che si sono vissuti allora non avendoli capiti sino in fondo e poi con l’aiuto di fatti successivi avere preso coscienza davvero di cosa si è visto e di quello che si è vissuto. Scrivere è una maniera per scacciare momenti tristi, per cercare di allontanare i rimorsi di errori commessi o di offese fatte, anche una maniera tuttavia per attaccarsi agli episodi della vita, alle persone e stare ancora con loro.
Si scrive comunque a prescindere da chi legge, si scrive per il piacere di scrivere, almeno quelli che scrivono perché hanno la voglia di farlo. Certo poi ci sono quelli che scrivono come se mettessero timbri in qualche ufficio ministeriale, quelli che scrivono per pubblicità, allo scopo di consentire ad amici di amici di comprare i libri per finanziare una attività politica o qualsiasi altra iniziativa pubblica o privata. Ed ancora quelli che scrivono ciò che qualcuno pagando vuole che si scriva, quelli che scrivono per vendetta o per ricatto.
La voglia di scrivere non nasce per caso, ma in genere è il frutto di una maturazione personale, di un incrocio di desideri che non hanno trovato altro modo per esprimersi e che cercano di farsi sentire, di gridare che ci sono.
Chi scrive non rende di solito pubblico tutto quello che scrive, ma solo qualcosa o perché piace particolarmente o perché si adatta ad una certa situazione od ancora per aderire a qualche sollecitazione. Chi scrive per piacere lo fa per se stesso, pensando di vivere quello che scrive e godendo delle parole che piano piano escono dai suoi pensieri e prendono forma, ordinate sulla pagina del computer o disordinate sul foglio, come se provenissero da un altro mondo.
Le parole sono bellissime e giocare con le parole è un esercizio straordinario, emozionante, che può persino stordire quando in un momento di vena si riesce a descrivere una persona, una situazione, uno scorcio di un paesaggio, persino un pensiero in modo da vedere fisicamente quello che si legge. Perché le parole quando sono belle e appropriate sono vive, entrano nella nostra testa e riproducono quello che vogliono dire, quello che chi le ha create ha vissuto tramite loro.
Già perché la voglia di scrivere, le parole sono una creazione, sono una prova della capacità di creazione dell’uomo. Forse per questo la voglia di scrivere è dolorosa, ma un piacere grande, uno dei più grandi.