Christopher Clark (Contemporaneo - Denver, Colorado) – A man of the mind
Un libro che fa bene al cuore
di Gianni Di Quattro
È il libro di un vecchio compagno di lavoro alla Olivetti, Aldo Pagani. Il suo titolo è “una volta c’era la ditta (storia di un allievo meccanico diventato dirigente)” pubblicato dalla società editrice Hever, nella quale è coinvolto un altro compagno di lavoro della Olivetti di Ivrea e cioè Cesare Verlucca. Quest’ultimo con una vita dedicata alla editoria, alla bellezza e alla voglia di far bene le cose.
Un libro che non intende giudicare il percorso di una grande azienda del secolo scorso come la Olivetti fondata da Camillo Olivetti e divenuta con Adriano Olivetti il simbolo di un modo diverso di fare impresa, scomparsa perché troppo ingombrante, in alcuni suoi settori priva di quella umiltà indispensabile per capire e interpretare il mercato, prigioniera specie nel suo percorso finale di improbabili protagonisti che l’hanno piegata in modo definitivo verso il baratro a causa di loro incapacità e anche di loro ambiziosi interessi.
Un libro, invece, pieno di umanità che racconta la storia di uomo entrato a 11 anni nell’azienda e cresciuto umanamente e professionalmente sino a diventare dirigente e dopo aver lasciato la ditta, come allora i cittadini di Ivrea chiamavano l’azienda che ha connotato la loro città per sempre, assunto importanti incarichi manageriali e svolto attività consulenziali di alto livello. Anche un libro che racconta la storia di Ivrea, del suo ambiente, dei suoi cittadini e del loro continuo intrecciarsi tra la vocazione contadina e l’interesse per la fabbrica con particolare attenzione alla meccanica di cui la città divenne un centro di assoluto prestigio internazionale.
Aldo Pagani racconta con semplicità la sua storia, il suo amore per il lavoro e il suo senso del dovere che lo ha portato sempre a studiare, a sapere ed inoltre il suo amore per la famiglia, per la montagna, per la sua terra. Racconta dei suoi incontri con i principali protagonisti dell’azienda e di come il suo modo di essere è sempre stato lo stesso a prescindere da quale era il suo interlocutore. Un uomo che tutti hanno saputo apprezzare e stimare, molti sono stati e sono i suoi amici, profondo il senso di serietà e di correttezza che lo ha distinto tutta la vita.
Un libro che fa bene al cuore per la simpatia e la stima di chi racconta, che dimostra che l’ascensore sociale qualche volta anche da noi funziona e che il suo funzionamento non dipende solo da leggi o da come è fatta la società, ma dal comportamento di ciascuno di noi. Un libro pieno di bellezza umana, una storia in cui tutti vorrebbero identificarsi, la figura di uomo, l’autore che si racconta, che ci spinge a pensare che non tutto è perduto in questo modo e che tutto non è egoismo, superficialità e opportunismo.
Bello anche il fatto che in una riunione di vecchi amici Olivetti che tutti gli anni si incontrano per il piacere di ricordare, di rivedersi, di verificarsi e che si chiama Olivettiani, il libro è stato distribuito a tutti. Quasi un simbolo per chi ha amato l’azienda in cui ha lavorato, l’ambiente in cui ha svolto i suoi compiti, gli uomini che ha incontrato e con cui ha stretto amicizia. Aldo Pagani è un simbolo di tutto ciò.