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Odessa, via di fuga dei gerarchi nazisti
di Vincenzo Rampolla
Odessa nasce la sera del 10 agosto 1944 al Maison Rouge, prestigioso albergo di Strasburgo (Francia). La guerra volge al termine e la disfatta della Germania è nell’aria.
Badoglio aveva proclamato l’armistizio l’8 settembre 1943, gli americani erano sbarcati ad Anzio il 22 gennaio e in Normandia il 6 giugno 1944. Roma era stata liberata il 4 giugno. Parigi pochi giorni dopo. Nell’albergo, 77 nazisti sono asserragliati per organizzare la propria salvezza.
Presenti i portavoce di alti gerarchi, Martin Bormann e Albert Speer con i più importanti industriali e banchieri tedeschi; i nazisti pensano solo a salvare la pelle dalle forche degli alleati, gli uomini d’affari a tenersi strette le immense fortune accumulate con le forniture belliche al Governo e estorte confiscando denaro e preziosi ai deportati. L’accordo tra i due gruppi è presto fatto: gli imprenditori finanziano la fuga dei gerarchi e questi custodiscono e gestiscono i capitali trasferiti all'estero in Paesi amici, mascherati da dirigenti delle nuove società estere create allo scopo. Quale scopo? Creare un Quarto Reich per portare a termine l’opera di Hitler.
Enormi somme di denaro vengono immediatamente trasferite in banche di Paesi neutrali. Il rapporto del 1946 del Dipartimento del Tesoro Usa conferma che con i capitali tedeschi è fiorita una marea di società commerciali, in totale 750 imprese: 112 in Spagna, 58 in Portogallo, 35 in Turchia, 214 in Svizzera, 98 in Argentina, e 233 in Cile, Perù, Brasile e altre Nazioni.
Odessa (Organisation der Ehemaligen SS-Angehorigen – Organizzazione degli ex membri delle SS) sale alla ribalta nel 1972, con il romanzo thriller di Frederick Forsyth e la collaborazione con Simon Wiesenthal, storico cacciatore di nazisti, e 2 anni dopo, con il film di Ronald Neame. Quando Heinrich Himmler, Ministro dell'Interno del Reich, capo delle SS (Schutz Staffel) vede che tutto è perduto, dà vita all'operazione Außenweg (Via di fuga), detta anche la Via dei Monasteri (Rattenlinien o Ratline, via dei topi), affidata a Carlos Fuldner, giovane capitano delle SS.
Odessa non è il frutto di una vicenda romanzata, ma è un’operazione realmente esistita, con anima in varie città italiane in primis l’Urbe, alla mercè dei salotti romani del Vaticano. La Chiesa cattolica non è solo complice dell'operazione, ma chiara protagonista a vari livelli, con ai vertici il cardinale francese Eugène Tisserant e l’argentino Antonio Caggiano (l'11 maggio 1960, dopo la cattura di Eichmann in Argentina, il 23 dicembre fu lui a rivelarne i dettagli della evasione nel Paese).
L’attività di Fuldner è frenetica. Egli stabilìsce i contatti ad alto livello, uno gli apre le porte di Eduard von Steiger, Ministro svizzero di Giustizia e di Heinrich Rothmund, Capo della Polizia elvetica e viene così allestita la base svizzera di Odessa a Berna, via Markgasse 49. Un altro contatto è attivato con il vescovo argentino Caggiano che lo introduce alla sede della Ratline.
Fulder lo incontra la prima volta a Madrid, nel ristorante Horcher, via Alfonso XIII, scortato da due uomini (solo di uno, padre Stefan Guisan, si conosce l’identità, figlio del generale della milizia vaticana), membri dell'Entità, Servizio Segreto Vaticano (fondato da Pio V nel 1566). La sfera operativa viene curata da un drappello di alti prelati, tra cui Giuseppe Siri, il futuro cardinale genovese, il vescovo austriaco Alöis Hudal, guida spirituale della comunità tedesca in Italia e parroco della chiesa di S. Maria dell'Anima (Roma, via della Pace), il vescovo argentino Augustín Barrère, il sacerdote croato Krunoslav Draganovic, il francescano ungherese Edoardo Dömotera a Genova (parrocchia di St.Antonio di Pegli), padre Carlo Petranovic, il sacerdote Antonio Weber dell’Apostolato Cattolico (parrocchia S.Vincenzo Pallotti) e molti personaggi affiliati all' Entità.
Mons. Montini è perfettamente al corrente della Ratline e per alcuni storici il futuro papa Paolo VI è stato, con i compari Tisserant e Caggiano, uno dei teorici della via di fuga. Questa conduce a porti sicuri e non riguarda unicamente i criminali di guerra tedeschi, ma anche molti gerarchi italiani e gli ustascia (dal croato insorgere, risvegliare, per i membri del movimento cattolico-nazionalista croato di estrema destra opposto a un regno di Jugoslavia federativo).
Tra i gerarchi, Cesare De Vecchi (quadrumviro della marcia su Roma e anima della politica dell’Egeo) e Luigi Federzoni (Presidente del Senato e Segretario del Gran Consiglio fascista), ricercati dalla giustizia, espatriarono grazie a falsi documenti e alla protezione dei Salesiani. Clamorose le protezioni garantite agli ustascia, criminali che per costituire uno Stato (Croazia) razzialmente puro e interamente cattolico si sono abbandonati a fucilazioni di massa, decapitazioni e randellate, suscitando sdegno perfino negli alleati nazisti. Alla fine della guerra 700.000 persone erano morte nei campi di sterminio ustascia a Jasenovac e altrove: le vittime erano serbi ortodossi in maggioranza con moltissimi ebrei e zingari.
Il massimo teorico del regime croato, Ivo Gubernina, era un sacerdote cattolico romano che predicava la purificazione religiosa e l'igiene razziale per fare della Croazia una terra ripulita da soggetti estranei. Molti ustascia, tra i primi il dittatore burattino Ante Pavelic, vengono sostenuti dalla Chiesa di Roma. Nascosto nel Collegio Pio Pontificio fino a maggio 1946, si trasferisce nella residenza estiva dei pontefici di Castelgandolfo, ove settimanalmente incontra il cardinale Montini. Nel dicembre del 1946, si rifugia nel convento di San Girolamo, per poi trasferirsi a Genova. All’imbarco per l'Argentina viene intercettato dai Servizi Segreti statunitensi ma riesce a scamparla eclissandosi nel monastero di Santa Sabina. L'11 ottobre 1948 si imbarca per l'Argentina sulla nave Sestriere, cabina di 1ª classe e passaporto della CRI numero 74369 a nome di Pal Aranyos, ingegnere ungherese. due agenti dell'Entità lo scortano, rimaste sue guardie del corpo per due anni.
Tra i più noti criminali di guerra fuggiti in Sud America attraverso la Ratline, oltre ad Adolf Eichmann (organizzatore della Soluzione finale degli ebrei) si contano Josef Mengele (medico autore di efferati esperimenti ad Auschwitz), Heinrich Müller (Capo della Gestapo), Richard Glücks (Ispettore dei campi di concentramento), Klaus Barbie (Comandante della Gestapo a Lione), Erich Priebke (autore dell'eccidio delle Fosse Ardeatine a Roma), Gerhard Bohne (responsabile del programma di eutanasia per lo sterminio degli handicappati fisici e mentali), Bilanovic Sakic (responsabile del campo di concentramento croato di Jasenovac), Franz Stangl (comandante del campo di concentramento di Treblinka), Walter Rauff (inventore dei camion-camera a gas), Edward Roschmann (l'ex comandante del ghetto di Riga), Josef Schwammberger (comandante altoatesino del ghetto di Przemsy), Herman von Alvensleben (responsabile in Polonia della morte di almeno 80.000 persone), Carl Vaernet (medico danese ideatore dell’inversione della polarità ormonale, la. fantasiosa soluzione al problema dell'omosessualità).
A loro si aggiungono criminali di guerra o collaborazionisti francesi del livello di Marcel Boucher (fuggiasco in Argentina, ardente collaborazionista del Maresciallo Pétain, condannato in contumacia all'indegnità nazionale e alla confisca dei beni dalla Corte di Giustizia di Colmar), Fernand de Menou, Robert Pincemin e Emile Dewoitine (uno dei maggiori collaborazionisti in Belgio).
Altri sfruttano l'esilio in Sudamerica, in gran parte parte loschi personaggi dell'Olocausto, ruffiani, trafficanti di basso rango e intermediari agli ordini del Führer. Tutti godono di una nuova vita con beneplacito dei regimi latino americani di destra, soprattutto dell'esordiente Juan Domingo Peròn, anche con il placet di Washington.
Enorme la massa di studi e di documenti su Odessa che comprova le solidarietà e le complicità nella fuga dei criminali di guerra. Riferimento storico di base è il rapporto finale CEANA (Comisiòn para el Esclarecimiento de las Actividades del Nazismo en la Argentina), (v.sopra) declassificato nel 1997 dal Presidente argentino Menem al Ministero Affari Esteri e Commissione diretta da Ignacio Klich, storico dell'università di Westminster (GB).
Odessa si articola attraverso minuziosi piani di fuga, tracciando tre itinerari principali tra Germania meridionale e Italia settentrionale: il primo parte da Monaco di Baviera, si collega a Salisburgo e approda a Madrid; gli altri due iniziano sempre a Monaco e, via Strasburgo o attraverso il Tirolo, arrivano a Genova, base vitale dell’attività dell'arcivescovo Giuseppe Siri, con meta Egitto, Libano, Siria e Sudamerica. Le tre vie di fuga convergono tutte su Memmingen, antica cittadina tra la Baviera e il Württemberg, deviano a Innsbruck e entrano in Italia attraverso il Brennero.
Gli spostamenti avvengono in piena sicurezza a tappe di 50 km, ognuna con una stazione gestita da 3-5 persone che conoscono solo la precedente e quella successiva. Il corridoio vaticano comprende due vie di fuga: Svizzera-Francia-Spagna-Gibilterra- Marocco-Sudamerica e Svizzera-Genova-Sudamerica. Il primo è praticato soprattutto dai nazisti e dai collaborazionisti del regime, il secondo dagli ustascia che, prima di fuggire, trovano sicuro alloggio a Roma, nel convento di San Girolamo, monastero croato in via Tomacelli. Nel 1946 il cardinale Caggiano si reca in Vaticano e offre alla Segreteria di Stato, a nome del governo di Buenos Aires, la disponibilità dell’Argentina a ricevere ex nazisti perseguitati dagli Alleati. Nel frattempo il capitano delle SS Fuldner si procura il passaporto argentino e diviene Direttore della DAIE (Dirección Argentina de Immigración Europea), con sede a Genova in via Albaro.
La DAIE è ufficialmente il punto di partenza europeo della Ratline. L'ufficio genovese fa pervenire a Buenos Aires l'elenco delle persone da ospitare, mentre a Buenos Aires le pratiche sono sbrigate dalla "Sociedad Argentina de Recepción de Europeos" (SARE), fondata nel maggio del 1947 da Pierre Daye, criminale di guerra belga in stretti rapporti con Peròn e con l'arcivescovado argentino. L'interessamento di Peròn e della Chiesa argentina è massimo, tanto da tenere le prime riunioni presso la Casa Rosada, sede del Governo e monumento nazionale, trasferendosi da un vecchio palazzo della curia di Buenos Aires, in via Canning.
Ricevuti da Fuldner gli elenchi dei nazisti da espatriare, la SARE spedisce a Genova i visti d'ingresso, completi delle foto dei criminali ma intestate a nomi fittizi. Da Genova, la pratica passa a Roma, dove la sede della CRI rilascia i passaporti con i nomi falsi e li rispedisce a Genova. Il bilancio dei movimenti non lascia dubbi: a Roma e poi a Genova, dagli archivi del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) si calcola che siano stati compilati circa 120.000 documenti di viaggio e permessi per l’espatrio. La CRI consegna il passaporto all’interessato a patto che sia battezzato e si dichiari anticomunista.
I punti chiave di ritrovo sono a Roma la chiesa di Santa Maria dell’Anima e l’Istituto San Girolamo degli Illirici, corrispondente croato, da cui operano il vescovo austriaco Hudal e il teologo croato Draganovic. A Genova il luogo d’incontro è nella Chiesa di San Teodoro, vicino al porto. Il cerchio si chiude e non resta che trovare posto sulla prima nave per l'America Latina.
Il cardinale Giuseppe Siri (eletto vescovo ausiliare di Genova l'11 marzo 1944, e arcivescovo il 14 maggio 1946) dalla base nevralgica genovese opera molto attivamente nei progetti di fuga tramite due Associazioni, da lui fondate e possedute dalla Curia genovese per l'assistenza ai profughi: Auxilium, fondata nel 1931 come ente di assistenza e beneficenza, e il CNEA (Comitato Nazionale Emigrazione in Argentina), creata nel 1946.
Anche la POA (Pontificia Opera di Assistenza) ha un ufficio nella stazione ferroviaria di Genova (Porta Principe). Il suo coinvolgimento è confermato negli archivi della CEANA e nel Counter Intelligence Corps (Servizio segreto militare statunitense), in una nota ove si afferma che Siri dirigeva un’organizzazione internazionale il cui scopo era favorire l'emigrazione di europei anticomunisti in Sudamerica. Questa classificazione di anticomunista deve estendersi a tutte le persone politicamente impegnati contro i comunisti, ovvero fascisti, ustascia, e altri gruppi simili. Un centro di accoglienza pilastro della struttura gestita da Siri è la chiesa genovese di San Teodoro, ove sostano molti fuggiaschi che ricevono cibo, soccorso e documenti per imbarcarsi.
Il parroco Bruno Venturelli è stato encomiato per il suo operato da William Guyedan, ex Ministro francese del governo di Vichy condannato per collaborazionismo. Altra pedina vitale del canale genovese per la fuga degli ustascia è padre Karl Petranovic (don Carlo): da inizio 1946 fino ai primi mesi 1952 ha gestito direttamente i rapporti tra Vaticano, CRI, Auxilium e CNEA. Già cappellano ustascia, nel 1945 fugge e si rifugia a Milano. Da qui passa a Genova, con raccomandazione scritta del cardinale Shuster: Eccellenza reverendissima - documento del 2 agosto 2003 diffuso dal Secolo XIX - don Carlo ha conoscenza, in lingua e in cultura, della situazione dei rifugiati e dei profughi di guerra dell'Est e della Germania. Per questo è persona che può sostenere l'opera di carità dell'Auxilium.
Compito di Petranovic è prelevare da Roma i passaporti per i nazisti. Egli stesso fugge in Canada, a Niagara Falls, ospite di una comunità di suore. L'8 giugno 1988, riceve il titolo di monsignore. A Genova opera anche un altro sacerdote: don Edoardo Dömöter, francescano di origine ungherese, a fine anni ‘50 parroco della chiesa di Sant'Antonio di Pegli. Negli archivi del CR Internazionale di Ginevra esiste una richiesta, la numero 100940, sottoscritta e inoltrata da padre Dömöter alla sede genovese della CRI per un passaporto intestato a Riccardo Klement, in realtà nome di battaglia di Adolf Eichmann.
Anche il capo delle SS Fuldner e padre Krunoslav Draganovic si danno da fare nei collegamenti tra nazisti e Vaticano. Quest'ultimo, segretario della Confraternita romana di San Girolamo, è anche Visitator apostolico per l'assistenza pontificia ai croati, ovvero un funzionario della Segreteria di Stato del Vaticano che dipende direttamente da monsignor Montini. Suo compito è visitare ufficialmente i campi dei prigionieri di guerra e rappresentare la Santa Sede per le autorità alleate. Fuldner e Draganovic, si sono serviti a loro volta da parte tedesca di Reinhard Kops e da parte vaticana di Gino Monti di Valsassina (nobile italiano di origine croata). Reinhard Kops ha usato il nome fittizio di Hans Raschenbach e un passaporto falso fornito dall'Entità vaticana. Don Krunoslav Stjepan Draganovic ha firmato personalmente il passaporto, rilasciato il 16 marzo del 1951 dalla sede genovese della CRI, a Klaus Altmann, meccanico d'origine tedesca pronto a imbarcarsi sul piroscafo Corrientes per Buenos Aires, nome che celava Klaus Barbie (v. foto).
Tra le altre persone protette da Draganovic figurano gli ex- Ministri del governo ustascia Dragutin Toth, Vjekoslav Vrancic, Mile Starcevic e Stjiepo Peric e Vladimir Krenl, ex- capo dell'aviazione. Alcuni si sono nascosti all'interno dell'Istituto di San Girolamo o in Vaticano. Il collegamento austriaco di Draganovic è stato Padre Vilim Cecelja, già collaboratore durante la guerra del regime di Ante Pavelic e schedato dal governo di Tito come criminale di guerra numero 7103; ha officiato la cerimonia del giuramento di Pavelic, impartendo così la benedizione della Chiesa al regime nazista. Provvisto di documenti americani e della CRI, Cecelja ha svolto il suo compito viaggiando liberamente nella zona di occupazione statunitense.
A Roma, la rete di ecclesiastici impegnati nel facilitare la fuga di nazisti e fascisti ha fatto capo a Mons.Alois Hudal, rettore fino al 1952 del Pontificio Collegio di Santa Maria dell'Anima. La sua conversione a protettore di ricercati e soldati è nota e dimostrata, esclusivamente diretta a nazisti nascosti in conventi, missioni, chiese e abbazie sparse in Austria, Italia e Yugoslavia. Nella relazione conclusiva presentata dalla CEANA nel 1999, le responsabilità di padre Hudal sono inequivocabili. In una lettera del 31 agosto 1948 il vescovo Hudal spiega a Peròn che i visti richiesti non sono per profughi ma per combattenti anticomunisti, il cui sacrificio durante la guerra ha salvato l'Europa dalla dominazione sovietica.
Hudal a Roma si è servito di Mons. Heinemann e del sacerdote Karl Bayer, il primo incaricato di assistere i nazisti rifugiati a Santa Maria dell'Anima, il secondo di proteggere i nazifascisti in fuga; paracadutista dell'esercito hitleriano, imprigionato nel campo di Ghedi (Brescia), questi fugge con l'aiuto di Draganovic. Divenuto membro del clero cattolico, entra nell'organizzazione ecclesiastica che assiste i fuggiaschi procurando loro falsi documenti, denaro, cibo, lettere, alloggi. Bayer ha ammesso che papa Pio XII forniva denaro per aiutare i nazisti in fuga, a volte col contagocce, ma comunque arrivava.
Non manca nell'ingranaggio un elemento femminile che ha permesso la fuga dei nazisti: Margherite d'Andurain, ricca ereditiera, tenutaria di un bordello nella Parigi occupata dai nazisti, proprietaria di un Hotel a Palmira, crocevia di intellettuali e avventurieri della Bella Epoque, ha stretti contatti in Vaticano attraverso il nunzio a Parigi e con il vescovo austriaco Alois Hudal. Padrona di uno yatch, il Djeilan, la donna attraversa regolarmente lo stretto di Gibilterra per contrabbando d’oppio e trasporto di ex-nazisti in Marocco. Il 5 novembre 1948 il corpo è ripescato nella baia di Tangeri.
(consultazione: gitta sereny, in quelle tenebre, adelphi 2005; r.paternoster – ratline, il patto con il demonio;the jewish telegraphic agency; bulajic milan, the role of the vatican in the break-up of the yugoslav state, struchna kniga, belgrado, 1994; breitan, wolfe, u.s. intelligence and the nazis, cambridge university press, 2005; godman peter, hitler and the vatican. inside the secret archives that reveal the new story of the nazis and the church, free press, 2007; g.cardillo - La fuga dei criminali nazisti verso l’Argentina di Perón e la rete internazionale che li ha protetti. Il ruolo della Chiesa cattolica e dei servizi di intelligence.)