Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Frans Hals (Fiandre, 1582-1666) - Malle Babbe - Barbara la pazza (la Strega di Haarlem)

25 novembre: Giornata mondiale contro la violenza sulle donne

 

Trasformare un quadro d’autore in parole…

 

Segreto gridato

di Simonetta Greganti Law

 

“Mi definiscono matta, vecchia, strega, ubriacona…direi a ragione!

Sarà perché parlo tutta la notte con questa civetta o per la mia età, oppure perché dicono di avermi visto raccogliere erbe per fare sortilegi o anche perché sono capace di bere un boccale di birra dopo l’altro comunque non potrei, io stessa, qualificarmi in altro modo”.

Barbara la pazza, se ne stava seduta nell’angolo di una taverna di Haarlem, parlando da sola a voce alta e, come ogni sera, tracannava birra in compagnia della sua civetta appollaiata sulla spalla.  Faceva smorfie che potevano indurre chi la guardava a pensare cose diverse: che quello fosse un ghigno e lei, pertanto, estremamente pericolosa oppure solamente fuori di testa e quindi da compatire.  La gente comunque la evitava perché il personaggio era troppo scomodo.

“Voi temete le streghe” diceva urlando rivolgendosi adesso alle persone nel locale  “ma a dire il vero le streghe dovrebbero temere voi.  Le accusate di cose di cui non avete prove mentre la storia è testimone di roghi e inquisizioni realmente avvenuti.

Io non ho mai fatto il malocchio a nessuno però sono stata guardata da tutti con occhi sbiechi. 

So anche che il malocchio non esiste altrimenti il genere umano si sarebbe già estinto.  E’ la cattiveria che prolifica ed ha forma umana.  Non è necessario inventare la presenza di esseri sovrannaturali del male quando la razza degli uomini è già capace di qualsiasi malvagità.

Io sono un’infelice, sono una vecchia strega e anche squilibrata e bevo per dimenticare.  Dimenticare è doloroso. 

L’unica amica rimastami è quest’uccellaccio che come me non riesce a dormire la notte e che tutti schivano per paura della malasorte.  Invece noi due siamo in perfetta sintonia, ridiamo allo stesso modo con un suono che fa davvero impressione e che spaventa perché, per superstizione, viene abbinato a una spiacevole disavventura o addirittura a un presagio di morte.”

Sapeva che non avrebbe dovuto bere così velocemente tutta quella pinta ma la trovava dissetante e faceva caldo perciò ne aveva voglia e non riusciva a rallentarne il ritmo.  Il primo boccale era già finito e così ne aveva già iniziato un altro che assaporava ora con più calma.  Un gusto amaro che la gratificava.  Si soffermava a guardare i colori riflessi nella birra, colori innaturali e per questo forse più belli ma c’era una sfumatura di rosso, un colore che detestava.  I ricordi le tornavano alla mente, anche quelli che aveva cercato di dimenticare.  Ancora un bicchiere e la memoria finalmente era sbrigliata. 

“Rivivo il tuo sorriso, il tuo sguardo, il tuo profumo.  Entrambi adolescenti, tu mi hai dato un bacio.  Nulla di speciale eppure il mio cuore, in quel momento, batteva in modo assai diverso, una sensazione strana, come quella che rivivo ora sorseggiando l’ennesimo boccale.  Un’ebbrezza particolare alla quale non ero abituata”. 

Continuò a bere e la vista improvvisamente le si sdoppiò, proprio come accadde quel giorno quando una mano la colpì alla testa.   “Mi stavi rimproverando per una colpa tua. Perché dovevo io essere la vittima del tuo comportamento errato? Sei sempre stato violento con me ma quel giorno mi hai ferito due volte, una alla testa e una nel cuore. Ero venuta a conoscenza di cose che avrei preferito non sapere eppure tu hai ritenuto che fosse stata colpa mia”. 

Il boccale adesso le pesava meno ma la sua testa non era di certo più leggera. Tutto il liquido che aveva tracannato le stava ora affogando il cuore.  Sapeva per certo che non sarebbe morta proprio come la sua vita non finì dopo quel salto fatto giù dal ponte.  “L’acqua mi sovrastava ma io non cercavo di nuotare. La corrente mi cullava, mi trasportava. Avrei voluto lasciarmi andare e invece un istinto di sopravvivenza mi costrinse ad annaspare. Tentai un profondo respiro sopra all’acqua ma poi cambiai idea e mi immersi nuovamente deglutendo a fatica proprio come mi sforzo adesso di ingoiare queste sorsate di birra. Vorticavo in un mulinello che è proprio uguale a quello di questa ubriacatura. Poi riuscii a risalire in superficie e cercai una boccata d’aria. Anche adesso vorrei una finestra per riempirmi i polmoni incapaci di ritrovare ossigeno in questa taverna sempre troppo chiusa.  Sudo, sono bagnata come quando mi estrassero dal fiume. Avrei dovuto dire grazie?  Ma grazie di cosa?  Ho ricominciato a vivere una vita che di certo non voleva essere vissuta. 

Ancora insieme a lui, inseparabile proprio come ormai lo sono da una qualsiasi bottiglia.  Dipendente.  Schiava.  E quante percosse, quanta brutalità, quanti soprusi.

La mia esistenza è continuata ingerendo dosi d’amore centellinate e sorseggiando fiumi d’alcool.

Rivedo tutto quel rosso, tutto quel sangue!  Lui se n’è andato.  Finalmente.  E’ andato via da questo mondo. Sono stata io a mandarlo via e questo è il mio segreto.  Sono più di vent’anni che lo confesso in giro ma nessuno vuole credermi. 

Nessuno vuole credere a una vecchia strega, pazza e ubriacona”.

 

Inserito il:22/11/2022 15:08:10
Ultimo aggiornamento:22/11/2022 15:19:11
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